Il Napoli Comicon è finito da qualche settimana e, causa delirio di impegni, mi sono preso il mio tempo per stilarne un bilancio.
Cosa temevo?
Che la nuova incarnazione della fiera mi avrebbe irrimediabilmente deluso e che avrei rimpianto la spettacolare location di Castel S.Elmo.
Intendiamoci, non che a S.Elmo la situazione fosse più sostenibile.
L’anno scorso sembravamo tutti comparse di un brutto adattamento de La maschera della morte rossa di Poe, stretti tra di noi a farci i complimenti per le rispettive pubblicazioni e a bearci di poter passeggiare tranquillamente per le vie del castello finalmente liberi del caos generato da quel fastidioso pubblico pagante.
La scelta di un radicale cambio nella disposizione logistica del Comicon serviva, sulla carta, a risanare quella scissione che era avvenuta tra i diversi mondi che gravitano intorno al fumetto, nella speranza di ottenere un risultato che potesse finalmente competere con quello che è riuscita a raggiungere Lucca Comics & Games negli ultimi anni.

La sfida è stata vinta?
Per quanto mi riguarda, assolutamente sì.

Aldilà dell’aspetto meramente economico (sono stati strappati un numero di biglietti tali da far gridare al record), la nuova Napoli Comicon è riuscita nella missione apparentemente impossibile di coniugare i diversi elementi di interesse e attrazione in un’unica, agevole soluzione.
Dalle mostre, alle sfilate dei cosplayer, passando per le premiazioni, le conferenze e la vendita diretta allo stand, tutto ha funzionato a meraviglia.
Grazie anche allo splendido sole che ci ha benedetto per tutti i giorni della fiera, l’aria nei corridoi non è mai mancata, l’accesso alle aree stampa e pro era comodo e ben organizzato e nonostante il grande afflusso di gente,  passeggiare per gli spazi espositivi, è sempre stato un piacere.
L’esperienza fiera, grazie anche alla competenza, all’attenzione e alla disponibilità dello staff preparato da Claudio e Alino è stata indimenticabile.

Tutto rose e fiori quindi?
Sì, con l’eccezione di una spina.

L’anello debole di tutta questa meravigliosa catena è stata la biglietteria, davanti alla quale ho assistito personalmente a code interminabili.
Sì, esattamente le stesse code interminabili di Lucca Comics & Games, ma questo non vuol dire che non si debba iniziare a fare qualcosa per evitare situazioni simili.
L’esistenza di queste convention è dovuta alla presenza di pubblico e quindi è fondamentale che al pubblico vengano spalancati i cancelli e non che, per entrare, venga costretto ad arrampicarsi su un ponte levatoio circondato da coccodrilli.
L’ingresso ad una fiera di fumetti deve spingere il pubblico a partecipare, non costringerlo a desistere (come è successo a più di un mio amico).

In ultima analisi poi, sapete cosa potrebbe invogliare a passare ancor più tempo tra le mura del Comicon?
Una bella e variegata area ristoro come si deve.

Per l’importanza che sta acquisendo anno dopo anno questa fiera e per l’enorme location in cui ha la fortuna di svolgersi, non è più il caso di affidare il ristoro a due chioschi coi panini secchi e alla bancarella dei noodles.
Gli spazi all’aperto vanno sfruttati anche per poter allestire degli stand che possano ampliare l’offerta delle proposte alimentari con panini, kebab, noodles, insalate, pizza, dolci, bibite.
Maggior offerta vuol dire anche poter contenere i prezzi e far sì che, per mangiare, non si sia costretti a lasciare la fiera intasando i ristoranti vicini.

Ma questo, è il consiglio di un ciccione reduce da festival in cui oltre a godersi le meraviglie che lo circondavano, passava anche il tempo mangiando come un porco.

Detto ciò, quindi, prima di salutare definitivamente per quest’anno l’organizzazione del Napoli Comicon, ringraziandola per aver invitato, supportato e sOpportato i 5Blogger, vi lascio con una serie di immagini e due video importanti che sono finiti dritti dritti nel bagaglio delle cose che porterò sempre con me.

Buona visione.

L’arrivo in Ca5a Blogger e la scoperta che per connettersi ad internet bisognava disegnare a terra un pentacolo col nostro sangue e sperare in qualche demone benevolo.

La sirenetta Rrobe che revisiona con me i dialoghi del nostro ultimo John Doe sotto lo sguardo attento e perplesso di Gud.

La prima foto in team.

L’incontro per la presentazione del volume sui 50 anni di Diabolik, ma soprattutto la faccia fatta dal sommo Castelli quando ha scoperto che un bambino gli aveva fottuto l’idea di farsi impreziosire il volume da Palumbo.

Occupy Diabolik.

La strana coppia.

Lo stile di Diego Malara.

La presenza, la preparazione e l’attenzione costante della maestra Viola.

Il paesaggio lunare. Un piccolo pasto per l’uomo.

Lo stakanovismo di Corbò (che qui, probabilmente, chiedeva a Castelli quanto avesse rosicato per il bambino aveva il disegno di Palumbo e lui no).

Le più belle della fiera.

I più belli della fiera.

E il disegno che mi ha donato quello tra i due che sa disegnare meglio.

Tuono tra i rami (che, messa così, sembra il titolo del prossimo film di Tony Scott).

Pierz e il suo omaggio a John Doe.

L’ansia dei nominati.

La promessa di Ratigher che lo ha automaticamente eletto a Re Fico del mondo.

La nonchalance di Corbò nel passeggiare per Napoli.

Gli exploit di un Bocchio straordinariamente in forma.

I colori di Andrea.

E quelli di tutti i 5Blogger.

La sopportazione di Noemi.

E i modi in cui il nostro Cap porta avanti il collettivo.

Roberto e la sua attenzione nel rispettare i cartelli.

La bambina che ha detto il mio nome prima di quello della madre.

E la madre, che adoro, insieme a quel sant’uomo del marito.

IL restauro. IL.

E la gioia di Laura, che c’era.

E la nostra che, non c’eravamo ma adesso sì.

E la conversazione, avvenuta all’ombra del Paz, con quell’illuminato di Andrea Ciccarelli, direttore editoriale di  SaldaPress ed una delle più belle teste di fumettolandia.
Una gioia sentirlo parlare. Ascoltatelo anche voi.

http://www.youtube.com/watch?v=VrRTqx1DXOA

Quello che non avremmo mai voluto vedere.

E l’arrivo della cosplayer espressa. Quella che appena s’è fatta un taglietto alla sua mano, ha trovato subito il modo per approfittarne!

La piratessa ubiqua.

E le due maledette che mi hanno ricordato quanti anni ho.

Mauro: “Ah! Quello zaino! Praticamente tutta la nostra generazione lo usava per portarselo in gita!”
Maledetta: “Questo? Boh, è di mio padre.”
Mauro: “…”
Maledetta: “Anche tu hai una figlia della mia età?”
Mauro: “Scusa, ma quanti anni mi dai?”
Maledetta: “Non lo so, quaranta? Quarantuno?”

MUORI, RAGAZZINA!
ORA.
SEMPRE.
OGNI GIORNO.

E infine l’immenso Tony Sandoval:

geniale autore messicano del quale Tunué ha pubblicato questi due imperdibili volumi:

e che mi ha fatto dono di questo splendido disegno:

Se vi sembra bello così, guardate che magia è riuscito a sprigionare, realizzandolo:

http://www.youtube.com/watch?v=tinRNABbpFw

E per questo Napoli Comicon è tutto.
Veramente.

Se volete leggere i reportage dei giorni precedenti, cliccate

QUI

QUI

QUI

e

QUI

Mi sveglio comodo, c’è il sole in stanza.
Fuori e dentro.
Ci prepariamo e ci avviamo in fiera.

Sto talmente bene da volere che il mio umore segua ciò che accade, senza trascinarlo al guinzaglio verso i territori miei.
Voglio lasciare la postazione di comando e che sia ciò che mi circonda o le persone in cui mi imbatterò, a dettare il mood di questa giornata.

Che sia il destino a scegliere cosa farò e chi incontrerò.

Entrato in fiera, mi si para davanti lui.

Ci guardiamo a lungo, senza dire una parola.

Ora, io non so con quali direttive umorali si sia svegliato il tizio, ma sembra più stupito di me, che nei peli rossi del suo petto blu, cerco di capire cosa abbia voluto dirmi l’universo.

Taccio.

E me ne vado a sentire la conferenza per Oltre la soglia, il libro pubblicato da Piemme e scritto da Tito Faraci, moderata dall’Iron Man dei 5Blogger e da Micol Oh!Oh!Oh!Occhidighiaccio Beltramini.

Ho fatto un bel video lungo e corposo in cui un Faraci in gran spolvero rivela segreti (“usare tutti i trucchi possibili per fregare il lettore”), retroscena (“inizialmente ero ritroso nel descrivere con dovizia di particolari la violenza presente in buona parte del libro e  invece è stata approvata dalla casa editrice senza censura alcuna!”) e i suoi punti di vista sul libro (“io non ho mai scritto nella mia produzione per adulti, dei passaggi così cupi, così violenti, così spietati, come quelli presenti in questo libro, che in teoria sarebbe per ragazzi!”) lasciandoci poi, con l’acquolina in bocca alla notizia della cessione dei diritti cinematografici e del coinvolgimento di un misterioso, e decisamente noto, regista.
Ho fatto un bel video lungo e corposo, dicevo, peccato che l’acustica della sala fosse settata sui parametri della marmitta della 128 bianca di mio padre, per cui, per non correre il rischio di inchiodarlo con una madeleine inaspettata, vi risparmio l’audiostupro .

Sono riuscito a salvare dall’apocalisse cacofonica soltanto il momento in cui viene letto un capitolo del romanzo e quindi, siccome oggi il destino non si discute, io ve lo faccio ascoltare.
Non sia mai che riusciate a riconoscervi nell’adulterato che vuole fare a pezzi i due ragazzi.

http://www.youtube.com/watch?v=K80zFAJ7myA

Siccome mi resta la fregola per la videocamera e voglio recuperare lo smacco sonoro, raccimolo i tre dei 5Blogger che ancora non hanno parlato della loro casa editrice prediletta tra quelle presenti al Comicon, e li torchio.

Loro si fanno torchiare con gaudio.

Lascio quindi la parola a Daniele Bonomo che ci presenta la Tunuè,

http://www.youtube.com/watch?v=f8QQ8fkjRHc

ad Andrea Longhi che ci porta nel mondo di Katlang! e dei fumetti fatti in casa,

http://www.youtube.com/watch?v=ZKtpHoYf13c

e a Roberto Recchioni che si fa promotore dei ragazzi della Villain Comics.

http://www.youtube.com/watch?v=Q1IeLG2DRlA

Invogliati? Filate a comprare.
Eccitate? Contattateli ai loro rispettivi blog.

Mentre mi preoccupo di tenere Martina lontana dalla schedina SD su cui ho appena registrato le interviste (l’ultima l’ha infilata nella lavatrice), mi accorgo che sono scomparsi tutti.
Convinto di essere diventato leggenda, mi nascondo dietro un albero in attesa del primo vampiro, ma il destino non ha riservato per me nulla di così eccitante, sono semplicemente andati tutti ad assistere all’assegnazione dei premi Micheluzzi.

Tra i nominati la tensione è palpabile.

C’è chi si rivolge a Dio.

Chi parla con la versione Minù di Micol e resta shockato dalle sue sconvolgenti rivelazioni.

Chi è sicura che il suo editore preferito vincerà.

E chi twitta in anteprima dei risultati totalmente fasulli grazie ai quali fottere i forum e gli adepti della religione del Buddha Verde.

Io raggiungo gli altri in quella che è ormai la mia consolidata postazione di tifoseria da premio,

e come ogni anno ci prepariamo a lanciare petali o motorini contro i vincitori.

Raccolgo un’ultima dichiarazione di Gud

http://www.youtube.com/watch?v=chEUSLuZinQ

e poi silenzio, entra la giuria:

Questi, i nominati:

MIGLIOR FUMETTO
Beta – volume 1, di Luca Vanzella/Luca Genovese (BAO PUBLISHING)
E venne il giorno – Color Tex, di Mauro Boselli/Bruno Brindisi (SERGIO BONELLI EDITORE)
Il magnifico lavativo, di Tuono Pettinato (TOPIPITTORI)
Quaderni russi – La guerra dimenticata del Caucaso, di Igort (MONDADORI – STRADE BLU)
Trama – Il peso di una testa mozzata, di Ratigher (GRRRZETIC)

MIGLIOR SERIE DAL DISEGNO REALISTICO
Don Camillo, di AA.VV. (RENOIR)
Lilith, di Luca Enoch (SERGIO BONELLI EDITORE)
Shanghai Devil, di G. Manfredi/AA.VV. (SERGIO BONELLI EDITORE)
Tex, di AA.VV. (SERGIO BONELLI EDITORE)
Valter Buio, di Alessandro Bilotta/AA.VV. (STAR COMICS)

MIGLIOR SERIE DAL DISEGNO NON REALISTICO
“A” come ignoranza, di Daw (PROGLO EDIZIONI)
Lucrezia (su Donna Moderna), di Silvia Ziche (MONDADORI)
Pinky (su Il Giornalino), di Massimo Mattioli (PERIODICI SAN PAOLO)
Rat-Man, di Leo Ortolani (PANINI COMICS)
Topolino e la marea dei secoli (in quattro parti, su Topolino nn.2918-2919), di Casty (THE WALT DISNEY COMPANY – ITALIA)

MIGLIOR DISEGNATORE
Andrea Accardi, per Hit Moll (EDIZIONI BD)
Matteo Alemanno, per proTECTO (NONA ARTE)
Giuseppe Camuncoli, per Hellblazer (PLANETA DEAGOSTINI COMICS)
GUD (Daniele Bonomo), per Gaia Blues (TUNUÉ)
Alessandro Nespolino, per Shanghai Devil (n.2) (SERGIO BONELLI EDITORE)

MIGLIOR SCENEGGIATORE
Alessandro Bilotta, per Valter Buio (STAR COMICS)
Mauro Boselli, per E venne il giorno – Color Tex (SERGIO BONELLI EDITORE)
Gianfranco Manfredi, per Shanghai Devil (SERGIO BONELLI EDITORE)
Marco Peroni, per Adriano Olivetti, Un secolo troppo presto (BECCO GIALLO)
Luca Vanzella, per Beta – volume 1 (BAO PUBLISHING)

MIGLIOR FUMETTO ESTERO
Asterios Polyp, di David Mazzucchelli (COCONINO PRESS)
Habibi, di Craig Thompson (RIZZOLI LIZARD)
L’inverno del disegnatore, di Paco Roca (TUNUÉ)
Kokko San, di Fumiyo Kono (RONIN MANGA)
Polina, di Bastien Vivès (BLACK VELVET)
L’Urlo del Popolo 1, di Jacques Tardi (DOUBLE SHOT)

MIGLIOR SERIE A FUMETTI ESTERA
Billy Bat, di Naoki Urasawa/Takashi Nagasaki (GP PUBLISHING)
Gundam Origini, di Yoshikazu Yasuhiko/Kunio Okawara (STAR COMICS)
I am a Hero, di Kengo Hanazawa (GP PUBLISHING)
Powers, di Brian Michael Bendis/Mike Avon Oeming (PANINI COMICS)
Scalped, di Jason Aaron/R.M. Guéra (PLANETA DEAGOSTINI COMICS)
The Walking Dead, di Robert Kirkman/AA.VV. (SALDAPRESS)

MIGLIORE RIEDIZIONE DI UN CLASSICO
Air Mail, di Attilio Micheluzzi (COMMA 22)
Le avventure complete di Rocketeer, di Dave Stevens (SALDAPRESS)
Le avventure di Tintin, di Hergé (RIZZOLI LIZARD)
L’Eternauta, di Héctor Germán Oesterheld/Francisco Solano López (001 EDIZIONI)
Valentina Mela Verde n.3, di Grazia Nidasio (CONIGLIO EDITORE)

MIGLIORE STORIA BREVE
Gheddafi (su Il Male 4), di Makkox (EDITORIALE IL MALE)
Una gita scolastica (sul volume 150° Storie d’Italia vol.2), di Francesco Artibani /Corrado Mastantuono/Giorgio Cavazzano (PERIODICI SAN PAOLO)
Il postino (sul volume 150° Storie d’Italia vol.2, di Francesco Artibani/Pasquale Frisenda/Ivo Milazzo (PERIODICI SAN PAOLO)
Storia di Aiace, fumettista tenace! (su Gang Bang), di Sergio Ponchione (EDIZIONI BD – IL MANIFESTO)
Topolino e la rivolta delle didascalie (su Topolino 2900), di Casty/Michele Mazzon (THE WALT DSNEY COMPANY – ITALIA

MIGLIOR BLOG O WEBCOMIC
Canemucca, di Makkox – www.canemucca.com
InkSpinster, di Deco – www.inkspinster.com
Mulholland Dave, di Davide La Rosa – lario3.blogspot.it
Rusty Dogs, di Emiliano Longobardi/AA.VV. – rusty-dogs.blogspot.com
Zerocalcare.it, di Zerocalcare – www.zerocalcare.it

E questi, i premi assegnati:

Premio Nuove Strade (in collaborazione con il Centro Fumetto Andrea Pazienza):Marino Neri

Premio XL: Zerocalcare – La Profezia dell’armadillo

Premio  Miglior Blog/web comic: Zerocalcare.it

Premio Miglior Storia Breve: Storia di Aiace, fumettista tenace! di Sergio Ponchione pubblicato su Gang Bang, edizioni BD – IL

Premio Miglior Riedizione di un Classico: L’Eternauta – 001 Edizioni

Premio Miglior Serie a Fumetti Estera: The Walking Dead – Saldapress

Premio Miglior Fumetto Estero: Asterios Polyp di David Mazzucchelli

Premio Miglior Serie dal disegno non realistico: Pinky di Massimo Mattioli su Il Giornalino

Premio Miglior Serie dal disegno realistico: Shangai Devil di G.Manfredi/AA.VV. – Sergio Bonelli Editore

Premio Miglior Sceneggiatore: Marco Peroni per Adriano Olivetti, un secolo troppo presto – Becco Giallo

Premio Miglior Disegnatore: Matteo Alemanno per Protecto – Nona Arte

Premio Miglior Fumetto: Quaderni Rossi, La guerra dimenticata del Caucaso di Igort – Mondadori Strade Blu

Menzione speciale a Trama – Il peso di una testa mozzata, di Ratigher (GRRRZETIC)

Quali sarebbero stati invece i premi se io fossi stato eletto Re Buono in tempo per il Napoli Comicon?

Questi:

MIGLIOR FUMETTO
Trama – Il peso di una testa mozzata, di Ratigher (GRRRZETIC)

Perché è il fumetto più interessante, più nuovo, più inquietante, più universale, e allo stesso tempo il più umile e personale, letto quest’anno.
Doti perfettamente ascrivibili anche al suo autore, che ha pubblicamente ammesso che l’anno prossimo farà un fumetto ancora più fico e vincerà lui.

MIGLIOR SERIE DAL DISEGNO REALISTICO
Valter Buio, di Alessandro Bilotta/AA.VV. (STAR COMICS)

Perché Valter Buio è stata una cosa preziosa che ha saputo mixare tecnica ed emotività dimostrando di avere tutte le potenzialità per entrare a far parte del ristretto parco dei grandi personaggi del fumetto italiano. E’ ha raccolto meno di quanto ha seminato.

MIGLIOR SERIE DAL DISEGNO NON REALISTICO
“A” come ignoranza, di Daw (PROGLO EDIZIONI)

Perché Daw non è solo un meme.

MIGLIOR DISEGNATORE
Matteo Alemanno, per proTECTO (NONA ARTE)

Perché Accardi merita di vincerlo col suo prossimo volume, e Alemanno è stato una bellissima sorpresa.

MIGLIOR SCENEGGIATORE
Alessandro Bilotta, per Valter Buio (STAR COMICS)

Perché Valter Buio poteva uscire solo da lui e non potrebbe scriverlo nessun altro.

MIGLIOR FUMETTO ESTERO
Asterios Polyp, di David Mazzucchelli (COCONINO PRESS)

Perché Mazzucchelli è uno di quei patrimoni dell’umanità che non si siede sugli allori. Supponente? Minchia, quanto. Ma se il risultato è questo, ci tocca tacere e ringraziare.

MIGLIOR SERIE A FUMETTI ESTERA
The Walking Dead, di Robert Kirkman/AA.VV. (SALDAPRESS)

Perchè è la miglior serie a fumetti estera. Semplicemente. E non è affatto poco.

MIGLIORE RIEDIZIONE DI UN CLASSICO
L’Eternauta, di Héctor Germán Oesterheld/Francisco Solano López (001 EDIZIONI)

Perché è con questa edizione che l’ho letto tutto di seguito senza riuscire a staccare gli occhi dal volume. Uno splendido lavoro per un capolavoro mai troppo lodato.

MIGLIORE STORIA BREVE

pari merito:
Una gita scolastica (sul volume 150° Storie d’Italia vol.2), di Francesco Artibani /Corrado Mastantuono/Giorgio Cavazzano (PERIODICI SAN PAOLO)
Il postino (sul volume 150° Storie d’Italia vol.2, di Francesco Artibani/Pasquale Frisenda/Ivo Milazzo (PERIODICI SAN PAOLO)

Perché Francesco Artibani trasforma in oro tutto ciò che tocca, e non gli viene riconosciuto quanto si dovrebbe. Forse per paura che smette?

MIGLIOR BLOG O WEBCOMIC
Zerocalcare.it, di Zerocalcare – www.zerocalcare.it

Perché negli ultimi mesi non ce n’è stato per nessun altro.

Ma siccome non mi avete eletto, vi tenete quelli che sono stati votati. Tsé.

Torno a inseguire il mio destino che nel frattempo ha preso le sembianze di un autobus fermo per un’ora in mezzo al traffico.
Siamo diretti a Castel S. Elmo con tutta l’organizzazione del Comicon per festeggiare i Micheluzzi ma alla velocità cui andiamo è più semplice aspettare lo tsunami che ci lancerà il castello contro.

Io i miei soci blogger la prendiamo bene e ne approfittiamo per girare il remake polacco low budget di Speed. Colgo l’occasione per dirvi che il casting per la Sandra Bullock polacca non è ancora chiuso per cui, se siete interessate, salite sull’autobus arenato nei pressi di Castel S. Elmo, sarà ancora lì.

Finalmente giunti a San Elmo, scopro con mia grande sorpresa, che senza gli stand e i partecipanti, il castello è vuoto.

E che il buffet l’ha organizzato Kubrick.

La qualità delle cibarie è talmente alta che, parlando col sommo Michele Ginevra, ci dimentichiamo dei premi appena assegnati

e dedichiamo ogni nostra parola al genio che ha scelto di mettere QUELLA spettacolare menta su QUELLE spettacolari zucchine.
Grazie Genio.
Grazie davvero.

Neanche l’arrivo delle Tokyo Dolores (chi sono? Dai su, ve ne avevo parlato QUI)

ci distoglie dal tessere lodi ad ogni singola pietanza presente nel buffet.
Almeno fino a quando non arriva lui

che catalizza, semplicemente col suo volto, la totalità della mia attenzione.

No, dico, l’avete visto bene? Ha del miracoloso.

Ho poco tempo per ammirarlo, la performance delle Tokyo Dolores inizia.

noi 5blogger veniamo zittiti dal palco per esserci tramutati in degli ultrà delle medie.
Hanno ragione, chiniamo il capo in segno di scuse, sfoggiamo le nostre copie di “5 è il numero perfetto” e sbirciamo la performance di sottecchi.

L’esibizione delle Tokyo Dolores, ci dicono e ridicono, NON è la classica pole dance

in cui tre ragazze semi svestite

si dimenano attorno a una serie di pali.

Nossignore.

Le Tokyo Dolores sono qui per salvare l’Italia.
Ce lo spiegano in un volantino in cui imbastiscono una bizzarra storia di fantascienza che ha a che fare con una nuova forma di vita che vuole farci fuori tutti, e su tre ballerine/combattenti che ci addestreranno per difenderci.

Io giuro che ho provato a seguire con attenzione tutta la trama leggendone i sottotitoli alle spalle delle tre

ma vi garantisco che lo sviluppo narrativo di Tetsuo 3 è molto meno delirante.

A mezzanotte, guardo negli occhi Martina.
Siamo rimasti io e lei, esattamente come stamattina.

Interrompo le rime di quella che rischia di diventare una canzone dei Sottotono e penso ai miei quattro soci.

Tre hanno tentato la strada danzereccia sulla terrazza del castello, il quarto s’è sentito male dopo aver visto la quantità di scatenate femmine napoletane che ivi si dimenavano.

Io e Marti, decidiamo di riappropriarci dei nostri destini e manifestiamo l’intenzione di tornarcene a casa.

Ridono i Grandi Antichi per la nostra sfrontatezza, e nel giro di 5 minuti evito per miracolo uno scooter che sfreccia all’interno delle strette vie del castello (?!) rischio di morire investito da un furgoncino che gli corre dietro (?!?!?!?) ma mi salvo giusto in tempo per ricevere un bacio sulle labbra da Melinda Gebbie.

Sì, lei.

la moglie di lui: il grande Sacerdote Occulto del fumetto.

Faccio finta di non pensare al rito lovecraftiano in cui ogni micron della mia saliva verrà utilizzato per turbare il sonno dei demoni che sognano in fondo all’oceano, e mi ritrovo a chiacchierare amabilmente con la donna che ha disegnato due dei miei fumetti preferiti:

e

E’ contentissima di essere in questo posto che definisce “magico” (lo dicevo, io!) e trova che Napoli sia una città splendida, popolata da gente speciale, benedetta da uno splendido mare, controllata da un temibile vulcando e… “and the food is delicious”.

In una lingua che non è di questa Terra stringe amicizia con Martina, bacia anche lei e mi chiede di fotografarle insieme.

Ed io capisco di essere fottuto.

Dai loro sguardi, capisco che non mi vedono più come un semplice Mauro.
Non sono più una persona, ma il contenitore che ospiterà il demone che sono pronte ad evocare.

Il demone che si sostituirà a me portando morte e destinazione nel mondo.

Il demone da cui il destino aveva tentato di mettermi in guardia fin da stamattina, senza riuscirci.

Il nuovo, e malvagio, me.

Mi sveglio veramente soltanto qualche minuto dopo essere sceso alla fermata di Montesanto.
La prima volta che sono venuto qui avevo 17 anni ed ero con Stefano.
Il mio primo viaggio in treno con un amico è stato per incontrare una ragazza che vedevo troppo poco.

I panni stesi di Napoli sono un luogo comune che accorcia le distanze con un profumo buono, ed io lo sento lungo tutta la via che percorriamo per raggiungere Gud alla Feltrinelli di Via S. Tommaso d’Aquino.
I commercianti urlano prezzi e apprezzamenti alle donne senza soffermarsi troppo sulla loro età, ché le donne di Napoli sono tutte belle.

Anche quando tornano dalla spesa senza chiavi di casa, e i mariti fanno finta di non sentirle.

Arrivati in Feltrinelli ci accolgono un mulino, un palazzo decorato

e tutti i bambini intervenuti per la presentazione de “La notte dei giocattoli.”

Il team leader dei 5blogger ha infatti presentato il suo nuovo lavoro direttamente ad una platea di giovanissimi che, sciolta l’iniziale timidezza, hanno partecipato attivamente all’incontro disegnando i protagonisti del volume insieme a Gud che, a guardarlo bene, era il più emozionato di tutti.

Da una parte, probabilmente, perché non si aspettava un’accoglienza così calorosa, dall’altra, perché non aveva ancora avuto modo di vedere stampato il suo volume, di annusarne la carta, di sfogliarlo e leggerselo.
Dopo aver fatto uscire i bimbi, li abbiamo lasciati soli, lui e il suo libro, per una decina di minuti.

Dio solo sa a cosa hanno dovuto assistere i volumi presenti.

Riuniti i 5 blogger (eccetto Andrea Longhi che è quindi, a tutti gli effetti, il Lupo Solitario del nostro gruppo), ci siamo incamminati in direzione della fiera, a farci da stella polare, la più bella Vespa di sempre.

Per arrivare ci avremmo messo due ore buone, impossibile non fermarsi a mangiare pizzette e frittatine di pasta ai chioschi per strada.

Adeguatamente rifocillati, Rrobe ed io ci siamo riattivati e finalmente il tasso di stronzate dette dal gruppo è tornato a stabilizzarsi ben oltre i livelli di guardia, per la gioia di Paolo che non vedeva l’ora

e del nostro Cap che avrebbe preferito mille volte restarsene con i bambini.

Ma come se il dio delle piccole cose avesse appena letto nella sua mente, ecco arrivare due bimbe che, vedendo Marti con la macchinetta fotografica, le chiedono candidamente se le va di fotografarle.
Click.

Dopo un rapido passaggio sul treno che lì chiamano metropolitana

eccoci sul set di Occhi Bianchi sul Pianeta Terra, comunemente chiamato dagli autoctoni: Fiera d’Oltremare.

Il tempo e il luogo iniziano a confondersi

e finalmente varchiamo la soglia del Napoli Comicon.

Oltre ad una nutrita fila di gente alle biglietterie, vediamo i primi cosplayer che iniziano a mettersi in posa ma soprattutto veniamo accolti dalla splendida mostra che svetta in tutto la sua magnificenza all’ingresso della struttura che ospita la convention.

Tra le tavole dei maestri del fumetto svettano proprio quelle di Daniele che, seriamente, rischia un attacco di cuore per la gioia.

Ricordiamolo così: confuso e confuso e confuso e felice.

Passeggiando tra gli stand freschi di allestimento incontro Dario, che è la persona con cui ho collaborato per la mia sceneggiatura d’esordio ormai 16 anni fa!

Annalisa e Lore (Lore, scusami per aver pubblicato questa foto ma Anna è venuta benissimo!!!).

Davide La Rosa che mi abbraccia e mi porta allo stand della Nicola Pesce Editore

per dedicarmi il volume che attendevo da mesi e che più di tutti volevo portarmi a casa:

insieme al quarto capitolo delle strisce di Macanudo edito dai ragazzi della Double Shot

(se non lo conoscete, o lo conoscete soltanto tramite le vignette pubblicate su L’Internazionale, accaparratevelo. Liniers è l’unico degno erede di Bill Watterson)

Temevo che il nuovo assetto della fiera, mi avrebbe lasciato come un triste orfano di Castel S. Elmo, e invece il primo impatto è stato decisamente positivo.
Corridoi ampi, una buona logistica nella distribuzione delle case editrici, delle mostre, dei negozianti e delle aree deputate al ristoro, hanno fatto si che io non abbia dovuto ricorrere al mio solito google maps per ritrovarmi.

E a proposito di case editrici, con i 5 blogger abbiamo deciso di realizzare 5 video nei quali presentarvi 5 delle case editrici presenti al Napoli Comicon.

Ad aprire le danze il sommo Paolo che ha acceso i riflettori sui geni della GRRRZETIC

e il sottoscritto che ha invece puntato le sue carte sui bizzarri tipi della Nicola Pesce Editore

che vi salutano con il motto dedicato al loro sogno erotico:

Personaggi assoluti del primissimo giorno di fiera, Tito Faraci (qui in una foto col valente Dr Manhattan)

con cui finalmente ho potuto parlare di musica di persona invece di inviarci i nostri pensierini e le playlist via twitter.

E uno scatenato e professionale Riccardo Corbò, che passava con nonchalance dalla serietà delle interviste realizzate per il sito web del TG3

alla versione SMASH! che compariva alle prime avvisaglie di luna piena.

La notte si è tinta dei colori saturi e dello script di un Terry Gilliam sotto acido e ha visto le migliori menti della nostra generazione presenti ad una festa di laurea di cui avrebbero potuto essere la principale attrazione,

vagabondi per una città splendida di giorno e mozzafiato di notte,

e così ubriachi da non riuscire più a venire a fuoco nelle foto.
Tranne Andrea Longhi, che è comparso alfine, in tutto il suo splendore, soltanto per salvarci e indicarci la retta via.

Avrei tonnellate di foto da mostrarvi di questa serata, ma sapete come si dice, no?
Quello che succede nelle notti del Comicon, RESTA nelle notti del Comicon.

Alle 9.52 salgo sullo scooter con Martina.
L’idea originale era quella di accendere la videocamera e fare un video fino alla stazione Termini, ma il treno partirà per Napoli tra 8 minuti lasciandomi a Roma, e la velocità che dobbiamo tenere per tentare di riuscire a prenderlo mette Marti davanti una scelta, o corre, o tiene gli occhi aperti.
Propende per la prima opzione e quindi per il bene comune, il ruolo degli occhi spetta a me.

Destra, gira, ATTENTAAQUELL… niente, lascia stare. Ormai l’hai preso.
Arrivati.
9.55.
Chiamo Rro’.

“Rro’?”
“Oh?”
“‘ndostate?”
“Io sto mangiando un cornetto.”
“Ah, ne prendi uno anche per me?”
“Ok.”
“…Rro’?”
“Oh?”
“Ma a che bar stai? A quello davanti al treno non ci sei!”
“No, no! Sto a quello fico di Termini!”
“E… ti sei accorto che tra, ormai 3 minuti, il treno parte per sempre?”
“Ma che stai a di’?”
“So’ le 9.57”
“CHE???? MA IO FACCIO DIECI ALLE NOVE!”
“Eh. Fai male.”

Conoscendo i suoi modelli di riferimento, immagino che una volta constatato che non avrebbe fatto neanche in tempo per fare la fila per pagare la colazione, Rrobe abbia lanciato il cornetto gridando “TUTTI A TERRA!!!”, che l’impatto del dolce col terreno abbia generato un’esplosione ottima come diversivo e che abbia corso al ralenty sulle note di You could be mine dei G’n’R fino ad arrivare, alle 9.59, sul treno.

Dove, comodamente seduti, ci aspettavano Gud e Paolo.

Il viaggio è serenamente volato tra Paolo che ci fotografava calvi o deformi, Roberto che riprendeva fiato e Gud che già iniziava ad entrare nel suo ruolo di team leader. Bello, con la faccia buona e l’espressione sicura, è chiaramente il Ciclope dei 5blogger.

Un’ora e mezza dopo eravamo già a lottare contro la confraternita delle sfogliatelle da paura (che uccidono infilandosi tra i denti) ed esattamente alle ore 12.10 entravamo in Ca5a Blogger.

La casa che ci ospita è splendida e gigantesca, è situata in una delle vie più belle di Napoli ed è studiata per garantire ad un blogger l’unico modo di sopravvivere: non ha internet.
Non solo non ha internet, è anche schermata dal rischio di immissioni dall’esterno da una cupola che ostacola qualsiasi forma di comunicazione non avvenga direttamente all’aperto, in balcone, in piedi sulla balaustra, mentre gli altri 4 ti tengono per evitare di precipitare.

Credo che alla fine di questo viaggio, il gruppo assumerà il più conciso nome de I 3 blogger.

Visto che siamo in ritardo con John Doe (strano!) io e Rrobe ci mettiamo subito al lavoro, e lui per ben disporci, si tramuta in un sirenetto da paginone centrale di Playboy.

Lo ringraziamo, ma no, grazie.

Mentre ci sciroppiamo qualche pagina di dialoghi, gli altri prendono possesso della casa e scoprono che ci sono due stanze chiuse a chiave. Amo questo posto.

Alle 14 capiamo che il quinto blogger Andrea Longhi non arriverà più, ci accontentiamo di averne perso soltanto uno, e usciamo per andare a pranzo.

Napoli sfoggia il suo sole migliore.
I ragazzi corrono sui motorini, scherzano tra di loro, lavoro, parlano poco nei cellulari e si dicono vieni, dai, ne parliamo a pranzo!
Le ragazze sorridono, soddisfatte di aver eliminato dalla città tutte quelle con una taglia di reggiseno inferiore alla terza.
Noi sorridiamo di rimando, e le ringraziamo.

I colori sono quelli di sempre. Quelli caldi che collegano con un filo invisibile ma solido, l’Italia e l’America bella, quella del sud.

Entriamo in una trattoria/pizzeria di Piazza S. Nazzaro

qui dentro, il gruppo si riunisce al completo, e i 5blogger possono finalmente definirsi tali.

Rrobe

Gud

Paolo

Andrea

e il sottoscritto

che in questa foto, grazie alle notevoli somiglianze, viene interpretato da Michael Fassbender.

Non vi lamentate e prendetevela con gli altri blogger che neanche una foto, si sono degnati di scattarmi. Tsé.

Seduti a tavola ci accorgiamo di essere di fronte alla prima, vera, scelta del viaggio.
Quella che determinerà per ognuno di noi il mood della giornata.

Qual è il dubbio che ci attanaglia? Ovvio.

http://www.youtube.com/watch?v=8zOKzDXS-30

Dopo aver deciso che, aldilà dei rispettivi gusti, la pizza Salsiccia & Friarielli sarebbe stata l’unica capace di accontentare tutti per il bis, usciamo dal locale, pronti a percorrere 44 chilometri in venti minuti per assistere all’incontro su Diabolik al quale Rrobe è stato chiamato ad intervenire.

Tra un polmone sputato e l’altro, riesco a fotografare l’esterno di una pizzeria

a vedere il mare da lontano

e a cadere a terra, sotto il sole cocente.

Il mio corpo non mi risponde, sento delle strane scosse interiori e chiedo aiuto ai miei compagni, ma quando si girano verso di me, i loro volti rivelano l’orrore.
La pizza li ha trasformati in zombi, e hanno deciso di usarmi come dessert (sarà per la quantità di grassi che contengo)

http://www.youtube.com/watch?v=AX8dljTpkFk

Zombizzato a mia volta, torno a ciondolare per le vie di Napoli e scopro che andando al Santarella Wine

mangi, bevi e…

E?

EEEE???

Vi prego, ditemelo.

Due tizi mi vedono con la macchina fotografica e mi urlano: “Facci una foto, siamo gay!”

Eseguo. Non sia mai ci restassero male.

Un saluto veloce alla Chiesa di Santa Teresa a Chiaia

e arriviamo finalmente al

dove si tiene la conferenza d’apertura della splendida mostra che celebrerà i 50 anni del re del terrore.

Ci sediamo e l’incontro comincia.
Dopo due settimane siamo ancora lì, subissati dalle informazioni su Diabolik e arresi al suo pugnale.

Tentiamo un po’ di rivoluzione indossando i panni di Black Blogger e improvvisando una Occupy Diabolik ma poi siamo costretti ad ammettere che vengono dette un mucchio di cose interessanti.

I partecipanti all’incontro snocciolano aneddoti come se piovesse e la parte del leone la fa un Castelli in splendida forma, che ha un solo momento di cedimento quando si accorge che Palumbo sta realizzando un capolavoro per il piccolo fan che si è presentato con il catalogo della mostra (veramente splendido, tra l’altro!)

E come potete interpretare semplicemente leggendo il labiale, Castelli sta intimando a Palumbo di scrivere in calce al disegno “Ad Alfredo, con amicizia…”

Terminata la conferenza ci spostiamo davanti alle statue dei padroni di casa

chiedendoci il perché della mastoplastica riduttiva voluta dalla Gerini

e realizzando la seconda INTRAVISTA nella quale, dopo aver detto per gioco che il coltello della statua di Diabolik era reale e, cadendo, avrebbe ucciso qualcuno, rischiamo di veder avverata la nostra oscena profezia

http://www.youtube.com/watch?v=429zMVT5WSw

La mostra è veramente splendida e infatti non vi faccio vedere neanche una foto. Dovete venire qui e lasciarci gli occhi sopra.
Anzi, no! Una ve la faccio vedere.

Ma solo perché mi sono emozionato tantissimo nel vedere esposto un volume nel quale trovate anche la mia firma!

L’atmosfera del buffet si colora parecchio con l’arrivo delle TOKYO DOLORES.

Le tre piccole Lady Snowblood si mettono in posa per la nostra gioia e ci invitano ad assistere alla loro performance che si svolgerà domenica sera.

Accettiamo tutti ben volentieri.

Ed io ricevo anche la prima foto della giornata.
Una bella foto, ne converrete.

Infine ci avviamo tutti insieme, parlottan parlottando, al ristorante dove si svolgerà la cena di inaugurazione del Comicon e a tavola si uniscono al nostro gruppo Meme e Diego Malara,

appena in tempo per brindare a Claudio, Alino, Viola, ai 5blogger, a Napoli e a questo Comicon.

Se l’atmosfera della fiera sarà serena come quella che si respira in questi momenti, ci sono tutti i presupposti affinché sia la migliore cui abbia mai partecipato.

Diario di un vecchio ComicoN

5 maggio 2010 da Mauro

Napoli s’è agghindata a festa in occasione del Comicon, ha indossato il suo cielo più bello e lenti a contatto talmente azzurre da non farti pensare neanche per un minuto che potessero essere finte.
Ho letto tanto su questa nuova conformazione della fiera, la nuova disposizione concettuale degli ambienti è stata argomento di discussioni e scambi mentre s’era in loco.
Uno spazio grande a disposizione dell’incontro con gli autori, delle case editrici, delle mostre e degli antiquari m’ha rigettato alle storiche Lucca pre-cosplayer in un corto circuito temporale che s’è puppato tutto il mio tempo disponibile a discapito del carrozzone dei mascherati che tanto mi sarebbe piaciuto far vedere a Danielle

che da un po’ s’è aggregata alla scooby gang nel suo tour italiano.
Ma non è servito, Napoli

ha fatto di tutto per sedurla e mandarla a casa soddisfatta (Napoli, non i fumettisti, per quanto con Rrobe, Leomacs, Walter, Burchielli e i Paguri si siano persino fatti cori da stadio!)

Ammetto che i corridoi semivuoti del castello e il rapporto di 1 a 1 tra visitatori e addetti ai lavori m’ha riportato alla mente più d’una volta scenari da Maschera della Morte Rossa (lebbrosi lettori di manga, ciucciateci il calzino che noi si sta tra di noi – si, che c’entra che leggiamo un sacco di manga?, si sta comunque tra di noi – si che c’entra che abbiamo tutti fotografato l’unica cosplayer

capitata per sbaglio, come fosse una divinità maya materializzatasi per dirci che secondo i suoi calcoli il 2012 arriverà con 20 minuti di ritardo? Dopotutto le paillettes sugli occhi e i crocefissi in pixel art fanno sempre la loro porca figura).

Per me, che ero lì soltanto per il sabato, è stata una meravigliosa occasione per gustarmi le esposizioni e passare un po’ di tempo in relax con amici e colleghi che vedo meno di quanto vorrei.
A conti fatti cosa mi sono portato a casa?

Walter che dopo aver aspettato con tutti noi due ore per riuscire a cenare (grazie Irene, ti adoro come sai e come sempre)  si trova davanti la pizza più arrogante della sua vita

e non può neanche chiedere aiuto a Leomacs che, a pochi centimetri di distanza, sta sbranando 10 chili di pizza fritta ben ripiena di ricotta e grasso di porco (il giorno dopo aveva dei tic che camuffava abilmente da Febbra 2)

ma in compenso riusciamo a digerire parlando per ore del nostro amore per Zagor che Walter mette subito in pratica impreziosendomi la moleskine.

Lo svacco del pranzo, col Bocchio e il Santucci che confondono BIrretta con BArretta e si nutrono come stalloni da esposizione.

E mentre il secondo emana metallo hardcore, il primo smodella come la regina del celebrità e abbraccia Adele al suono di “Aoh, ma io e te semo amici su feisbuc!”

suscitando questa reazione in Roberto

che però riesce a tirarsi su appena gli ricordiamo che è BELLO (ora se volete rendere felice il sottoscritto, telefonategli a gridateglielo appena vi risponde, poi riattaccate!)

che mi dimostra di aver perdonato la mia assenza alla conferenza del Canemucco (c-l-a-m-o-r-e) disegnandomi lei che guarda fuori campo.

Leo e la sua continua disponibilità

Il sommo Baru incontrato ed incastrato nell’ascensore (stavamo per chiedere un riscatto quando alla fine quelle maledette porte si sono aperte da sole)

Concetta che lavora lavora lavora lavora lavora lavora lavora e a guardarla sorridere non si direbbe mai

Tutti i ragazzi dello stand Nicola Pesce Editore (si, anche Amal, assente giustificatissima), gentili, affabili e con le palle talmente quadre da portarsi a casa il meritatissimo Micheluzzi per la riedizione di Don Chisciotte (gli occhi di Andrea dopo aver ritirato il premio tradivano più d’una emozione).
Margherita che strilla “Siiiiiiiiiiiii” e accetta.
Il compleanno di Marco Lupoi al Trip e il suo viso felice.

Sandra e Danielle che fanno le sceme sul tetto che scotta

e imitano Walter nella sana arte del togliere il calzino con un unico, elegante, gesto da ninja

e sempre Napoli, ma da quissù

Ausonia e le persone che non vediamo e non perdiamo, anche se.

La silenziosa presenza di Michele Penco, il suo Lovecraft, il suo io, il suo talento

Sandra che mi dice “resta, resta pure allo stand Double Shot, io vado a farmi una passeggiata”

Bastien e la sua voce piccola. E la sua sorpresa.

E la sua mano che va senza che lui neanche la guardi

rapendomi così tanto da farmi dimenticare di fotografare quella meraviglia che è Anne Simon e che al suo fianco disegnava e firmava dediche sul bel volume Napoli, sguardi d’autore edito da Tunué.

Maurizio che è così in alto e così vicino come soltanto i veramente grandi sanno essere

le parole con le luci della centrale elettrica

Ancora Napoli e ancora ogni suo angolo

e soprattutto il bel libro Storytellers: graphic Novel e narrativa a cura di Angelo Orlando Meloni, edito da Tunuè e dedicato al mondo della sceneggiatura e degli sceneggiatori di cui sono onorato di far parte.

(nel prossimo post ve lo illustro meglio)

Detto questo, oh voi che non siete riusciti a passare, sappiate che vi siete persi due cose soltanto
– il miglior momento di canalecinquismo di sempre: Davide Reviati vince il Micheluzzi come miglior fumetto dell’anno per il suo splendido “Morti di Sonno”, lo dedica ad un suo amico, gli tremano le mani per l’emozione, si commuove, vuole scendere dal palco per restarsene cinque minuti in disparte con il suo pudore e la sua disarmante umiltà ma viene fermato perchè “FORNARINA, sponsor dell’evento, ti regala un set di maschere di bellezza e un weekend in un centro benessere dove, eheh, potrai fare sesso estremo con chi vuoi!”
Davide non risponde neanche.
Si tiene in bocca il vaffanculo che tutti abbiamo pensato e per un attimo appare la buon anima di Alberto Castagna come nel finale del Ritorno dello Jedi, che sorride soddisfatto.

– L’argomento che maggiormente ha tenuto banco in questi giorni di fiera annullando le distanze e le divergenze, unendo cosplayer e autori, azzerando il debito pubblico, generando fratellanze e abbracci: il massimo e tutt’altro che tacito rispetto per

LA FAVA DI CORONA

mostrata in Videocracy, ma soprattutto per il savoir faire del suo assistente.

#ARF3: That’s All Folks!

31 maggio 2017 da Mauro

Con l’ultimo corriere che lascia il MACRO di Testaccio, finisce ufficialmente – anche per noi – la terza edizione dell’ARF! Festival.
Con Fabrizio che manda gli ultimi comunicati dalla CAE, Stefano che revisiona i conti con Lorenzo, Gud che stipa le scatole avanzate nelle macchine e Paolo che porta, insieme a Saskia, i quadri alla Fox Gallery.


Così finisce la terza edizione del festival inventato tre anni fa da una banda sgangherata e che solo grazie all’aiuto di tanti amici e colleghi è arrivato a esprimere, finalmente, quel potenziale che sognavamo soltanto di poter raggiungere in così breve tempo.


E io sono stanco, ma contento.
Contento dei sorrisi del pubblico che ha vissuto il festival in tutta la sua espressione.

Contento della serenità di tutti gli autori che per tre giorni hanno ininterrottamente siglato migliaia di dediche nell’ARFist Alley, nella SelfArf, negli spazi dei loro editori e che tra i tavolini del bar scherzavano tra di loro, rilassandosi.

Della soddisfazione di tutti gli editori presenti che nonostante il caldo continuavano a rimpinzare di copie i loro banconi per seguire tutte le richieste dei visitatori.

Dello stupore positivo delle fumetterie che hanno visto raddoppiare l’affluenza di pubblico grazie al nuovo posizionamento.
Dell’enormità del valore e dell’eterogeneità delle mostre che siamo riusciti a esporre. Da quella del maestro Milo Manara, organizzata insieme al Comicon (grazie di tutto, Claudio & Alino <3 )

     

a quella dei Disney francesi, organizzata dalla grande Galleria Glenat di Julien Brugeas che ci ha onorato di lavorare con noi per esporla a Roma,

  

passando per quelle di Sara Pichelli, insostituibile volto di questa edizione,

  

del sommo Gigi Cavenago,

della promessa mantenuta Bianca Bagnarelli

e quella che abbiamo esposto allo Studio Pilar e che raccontava gli incredibili sei anni di Inuit.


Della Self Arf pensata, voluta, gestita, organizzata dalle splendide Rita Petruccioli e Francesca Protopapa

un’oasi incredibile di creatività, divertimento, gioco, performance live,

e altissima qualità delle proposte con decine e decine di autori presenti e disponibili per tutto il periodo del festival.


Dell’ARFist Alley pensata, voluta, gestita e organizzata dalla new entry David Messina (supportato dall’ottima Susanna)

che non solo ha portato a termine, fin dalla prima volta, una missione enorme consegnando quella che è insindacabilmente la migliore Artist Alley che si sia mai vista in un festival italiano,  ma s’è rivelato fin dal primo momento un vero e proprio Arfer!

Dell’ARF!Kids che ha intrattenuto, truccato e divertito per tre giorni centinaia di bambini con una serie di laboratori di altissimo livello tenuti da professionisti del fumetto di serie A, disponibili come non mai.


Delle MasterclARF! in cui Giuseppe Palumbo, Tito Faraci, Marco Rizzo & Claudio Calia, Michele Foschini, Sara Pichelli, Gigi Cavenago, Rita Petruccioli & Zerocalcare hanno INSEGNATO come trasformare delle altissime specificità artistiche e creative in un lavoro.
Di tutti gli ospiti dei talk nella Sala Incontri che si sono rivelati sempre portatori di punti di vista interessanti e dei moderatori Luca Raffaelli (nostro ARFiere), Carolina Cutolo, Riccardo Corbò, Adriano Ercolani e Matteo Stefanelli, che li hanno condotti con una professionalità e una competenza rara, nonché di tutti quei visitatori che nonostante la temperatura aliena alla vita hanno resistito stoicamente e anzi, in tanti hanno vissuto la Sala Incontri come una serie di incontri da non perdere nel loro insieme. Diversi talk mi hanno emozionato, certo è che quello dedicato a Fumettology non lo dimenticherò mai. Nel bene e… nel male, maledetti!!! 😀  Chi c’era sa perché.

                


Del mega party “La Notte del Fumetto” organizzato a Ex-Dogana da ARF! & Fabrique e che ha visto proiettare nella sala cinema, mai così piena, il doc. di Serena Dovì “Fumetti dal futuro” e il film di Alessandro Rak: “L’arte della felicità”, oltre che lo spettacolo di stand-up comedy di Daniele Fabbri “Il timido anticristo”,

mentre negli spazi all’aperto si ballava con il DJ Set organizzato da Andrea provinciali per TINALS. Mai, durante un festival dei fumetti a Roma, si era organizzato un super party del genere, e vedere ballare, bere e sfidarsi in interminabili partite di biliardino e ping pong così tanti fumettisti, è stato un piacere immenso.
Dei nostri main partner – PressUp, ATAC, Kare, Arredo Pallet, Fox Gallery, Kohinoor – che, insieme al patrocinio della Regione Lazio, di Roma Capitale e di Biblioteche di Roma, che hanno concesso i loro spazi riconoscendo il nostro valore culturale, hanno supportato, sopportato e reso grande questa edizione dell’ARF!
Della partnership solidale di quest’anno con i valorosi ragazzi di Dynamo Camp. Difficile controllare la commozione durante il loro incontro, difficile sentirsi all’altezza di un percorso prezioso e costante come il loro. Un onore, affiancarli nella grande missione che hanno deciso di compiere.

  

Del Numero Zero di Mercurio Loi, nostra prima pubblicazione editoriale dopo i cataloghi delle mostre e realizzato con la collaborazione di Sergio Bonelli Editore e PressUp.


Dei ragazzi di Stay Nerd condotti dal grande Raffaele Giasi che non solo hanno contribuito in modo fondamentale a un indimenticabile Premio Bartoli, ma con le loro live hanno offerto anche a chi non poteva essere all’ARF! di incontrare tonnellate di autori.

Del lavoro del Comitato di Selezione e di quello dei Giurati di questa edizione, che hanno portato a uno splendido Premio Bartoli e a un grande Premio PressUp in cui, ancora una volta, ha vinto la qualità di una proposta ineccepibile, all’interno di nomination di valore assoluto.

Di Daniele, Stefano, Alessio e tutti i presenti che hanno ricordato con noi quel Mag che non dimenticheremo mai.


Del lavoro di Mirko Tommassino e di tutti i ragazzi di GeekArea che hanno ininterrottamente supportato per tre giorni il lato tecnico della Sala Incontri senza perdere mai il sorriso e trasmettendo ininterrottamente le live degli incontri.
Dei MERAVIGLIOSI E INSOSTITUIBILI volontari che ogni anno ci aiutano con un amore indescrivibile a parole. A Giorgio, Castagna, Olga, Ilaria, Arianna, Tommaso, Domenico e a tutti gli altri, va il grazie maggiore, perché senza di loro l’ARF! non esisterebbe.

 
Delle Fabs, a cui quest’anno s’è aggiunta una terza F in più che ci hanno portato lì, dove nessun ARF! era mai stato prima.
Di Lorenzo, Laura e di tutto lo staff al desk che ha risposto velocemente a qualsiasi assurda richiesta, persino – e soprattutto – alle mie!
Delle immagini di Giulia, che ha documentato col suo occhio attento e elegante le giornate del festival permettendoci di raccontarlo in tempo reale, di quelle di Lisa La Vegetariana che lo faranno in seguito e di quelle dei ragazzi dell’Associazione Fare Fotografia che hanno scattato buona parte delle immagini che vedete a corredo di questo post.
Di Sara Pichelli e dell’immagine che ha dato al nostro festival.

Un’immagine che poi s’è riverberata nei siti web, nelle televisioni, nelle metropolitane, sugli autobus, sui tram e nelle strade di quella stessa Roma che percorriamo tutti i giorni. Una Roma che ha smesso di essere noiosa per qualche settimana, colorandosi della sua Cappuccetto Rosso inquietante, ironica e sensuale.

Contento degli amici che sono passati a trovarci – portando con loro una miracolosa ‘nduja calabrese –

dei parenti che hanno partecipato immergendosi nel fumetto amplificando a dismisura il concetto di famiglia che ci lega e di ognuno dei presenti all’ARF! che mi ha abbracciato dicendomi quanto gli piacesse tutto quello che stava vedendo,

a chi ci ha aiutato con le sue critiche e a tutti quelli che hanno condiviso – e stanno condividendo – sui social, tutto il loro entusiasmo.

Del tifo e dell’appoggio delle nostre compagne, mogli, figli e mariti che ci hanno supportato nonostante la lontananza di queste giornate concitate.
Ma soprattutto, lasciatemelo dire, concludendo, sono felice, contento, onorato, di aver scoperto tre anni fa quanto possa essere bello organizzare un festival del genere, donarlo alla città e al mio mondo del fumetto, grazie a una sgangherata banda di fratelli insostituibili.

 

Stefano, Fabrizio, Gud, Lorenzo, Paolo, con voi, verso #ARF4 e oltre.
Verso l’ #ARF4 e oltre.
Grazie davvero.

E per quest’anno… è tutto!
O forse no?

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Questa sera mi ritroverò a fare una roba bizzarra.
Sarò ospite dell’ALT di Torre Del Greco e, a differenza dei soliti incontri nelle librerie in cui ci si limita a presentare il progetto più recente e a rispondere a qualche domanda, la serata si trasformerà in un vero e proprio evento/viaggio, tra le storie che ho raccontato e quelle che ho vissuto.
Si parlerà di Orfani, sicuramente, si parlerà di Monolith, dell’ARF! FESTIVAL, dei videoclip musicali e si parlerà anche molto di Non ti stavo cercando, il mio piccolo libro presentato alla scorsa Lucca.
Proprio prendendo spunto da Non ti stavo cercando, in larga parte ambientato in Thailandia, coi ragazzi dell’ALT abbiamo deciso di metterci ai fornelli e alternare, tra una domanda e l’altra, tra una lettura e l’altra, la cucina di un piatto tipico della cucina thai: una zuppa di melanzane al curry cotte ne latte di cocco e servite in delle coppe piene di riso bianco.
Per cui, se vi va di passare a trovarci, oltre a chiacchiere e risate, vi assicuriamo anche una buona cena.
Orari e indirizzo li trovate nella foto in alto.
Prima di chiudere questo post, però, vi chiedo due minuti di attenzione per spiegarvi cos’è l’ALT e cosa sono riusciti a tirare su questi ragazzi con la sola forza della loro caparbietà.
Lascio quindi la parola a Simona Di Rosa, Segretario di ALT:

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ALT! è un’associazione culturale no profit che nasce il 17 Gennaio 2013 dall’idea di cinque amici strampalati, con l’obiettivo di promuovere il bello, soprattutto attraverso i linguaggi della letteratura e del fumetto, nella nostra città, alla quale siamo visceralmente legati. Ne è passata di acqua sotto i ponti da quel lontano Gennaio 2013, ma soprattutto tantissimi autori di libri e fumetti sono passati per ALT!: tra questi, ricordiamo Daniele Fabbri e Stefano Antonucci, Paolo Castaldi, Alessandro Bilotta, Alessio Spataro, Pasquale Qualano, Fabrizio Fiorentino, Lucilla Stellato e Antonella Vicari, Bruno Brindisi, Pino Imperatore, Antonella Cilento, Maurizio de Giovanni, Angelo Carotenuto, Stefano Piedimonte, Alessio Arena. Il servizio principale che offriamo ai nostri soci è quello della Biblioteca, con più di 500 titoli tra libri e fumetti da poter prendere in prestito. La nostra caratteristica principale è sicuramente l’audacia: quando siamo riusciti a trovare una sede, ne abbiamo voluta una più grande; quando abbiamo pensato di produrre uno spot pubblicitario, abbiamo scelto la strada più faticosa;

quando la nostra attività di promozione culturale sembrava completata, abbiamo affiancato un comparto produttivo, anzi, autoprodotto, con la pubblicazione di art book e fumetti che ci hanno permesso di partecipare allo scorso NapoliCOMICON; quando ci siamo visti chiudere in faccia le porte degli enti locali, ci siamo rivolti alla Comunità Europea, con cui abbiamo portato avanti un Training Course Internazionale alla scoperta dei miti e delle leggende di cinque Paesi europei. Ogni volta che i nostri ospiti ci dicono che sono felici di venire da ALT!, perché di noi si parla bene, perché qui il lavoro (volontario) è ben fatto, ci vengono i lucciconi.

Perché lo facciamo?

Perché abbiamo un bisogno viscerale di far qualcosa. E questo “qualcosa” che facciamo è bellissimo, ci emoziona e ci diverte e ci sfida, e a noi piace ritrovarci a misurare i nostri sorrisi stanchi alla fine di un lavoro ben fatto. E’ come se la stanchezza scomparisse. E’ magia.

E a me non resta altro da fare se non ringraziarli per quello che fanno. Perché portare stimolo e cultura all’interno del proprio territorio è una missione che non andrebbe mai dimenticata. Applausi per loro.

Contatti: sito: www.associazionelettoritorresi.it

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Sono tornato a casa adesso.
E’ quasi l’una.
Sì, è colpa mia che abito su un lago lontano lontano, ma l’ultimo pannello l’ho montato che era già buio da tanto, e l’ho montato anche storto.
Ma questo è ininfluente, la cosa importante è che sopra ci fosse scritto ARF!
Però siamo già alla fine e io questa storia voglio cominciarla dall’inizio, che tanto l’inizio è l’altro ieri.
L’altro ieri, dicembre 2014. Una telefonata, una sorta di arruolamento e di colpo, in una stanza, Gud, Paolo, Stefano, Fabrizio ed io. E Lorenzo, anche che ci parlava delle specifiche dell’Auditorium del Massimo facendoci capire per bene cosa si poteva e cosa non si poteva fare. Metto a fuoco durante una pausa caffè: si sta parlando SERIAMENTE di fare un festival del fumetto. Di farlo a Roma.
Con quali sovvenzioni?
Nessuna, fu la risposta.
Sponsor?
Nessuno, fu la risposta.
Uhm.
Abbiamo lo spazio, il posto dove farlo.
Gratis?
A meno di quanto costerebbe realmente.
E’ un inizio.
Già.
E la domanda “Come lo facciamo?” a quel punto poteva meritarsi la sfrontatezza di un “Come lo vogliamo.”
Tornare alle origini, alla base di quel che facciamo e sappiamo, dove risiede forte e fiero il fumetto.
Punto di partenza e di arrivo.
Un festival dedicato al fumetto. A tutto ciò che è fumetto. A tutto quel che il fumetto tocca e tutto quel che il fumetto è e a tutto ciò con cui si basta.
Autori, Editori, Lettori, il fumetto torna protagonista. Una festa!
I modelli: “I Castelli Animati” di Luca Raffaelli, il “NapoliComicon” di Alino e Claudio, il “TCBF”, “Più liberi più libri”.
Quattro momenti di vera cultura dell’animazione, del fumetto, della letteratura.
Qualcosa cui ci sarebbe piaciuto assistere più che partecipare. Qualcosa che, purtroppo, nella Capitale manca da troppo tempo e che il fumetto deve tornare ad avere. Perché le candidature allo Strega sono comunque un segnale. Le vendite lo sono sempre stato, la qualità lo è sempre stata e i lettori lo hanno sempre saputo.
La formula è davvero molto semplice:
– mostre interessanti
– incontri che non siano tanto semplici conferenze quanto dei veri e propri eventi unici
– spazio ai bambini tanto quanti agli adulti
– opportunità di lavoro
– mostra mercato
– performances di disegno
– coinvolgere il maggior numero possibile di autori e editori.

Abbiamo chiamato tutti e a tutti abbiamo raccontato che volevamo smetterla di lamentarci del fatto che a Roma non accade mai nulla, e volevamo farlo accadere noi.
Anche senza soldi, ma con tutti i mezzi a nostra disposizione.
Ovvio, siamo partiti da quello che avevamo: gli amici.
Gli amici vicini. E poi i colleghi vicini. I conoscenti vicini.
Quelli a cui potevamo raccontare cos’avevamo in mente senza vergognarci di non potergli pagare la trasferta e l’ospitalità per farli venire da noi.
E il loro numero è cresciuto giorno dopo giorno. C’è chi ci ha regalato la locandina, chi ha partecipato col suo tempo e il suo lavoro, chi con un like su Facebook. Ci sono state Fab & Fab che ci hanno messo in riga e hanno fatto sapere a tutti cosa stavamo facendo. E piano piano, ma in un tempo brevissimo, l’ARF! è cresciuto, ha toccato un sacco di gente, anche quelli lontanissimi, che ci hanno chiesto come potevano aiutarci, come potevano contribuire.
Dimostrando quanto amore è possibile provare per questo medium che la stampa continua ancora, ogni tanto, a trattare come qualcosa di serie B.
E in questi ultimi giorni i nostri amici ci hanno aiutato davvero tanto, organizzando campagne mirate fomentando il proprio pubblico, scrivendo articoli su di noi, contattando le redazioni dei giornali e partendo, con le maniche rimboccate, per aiutarci ad allestire.
Quando oggi pomeriggio ho visto entrare i camion degli espositori che iniziavano a scaricare i pacchi con cui avrebbero riempito i loro stand, mi è preso un groppo in gola. Quando ho visto gli originali appesi alle pareti della sala mostre, quando l’area Kids era improvvisamente tutta colorata, ho capito che sì, insomma, c’eravamo l’Arf! era una cosa vera.
Esistente.
E’ l’1.24, tra 5 ore ho la sveglia e tra poco più di otto ore il primo visitatore entrerà a visitare il nostro festival.
Nostro non di noi cinque, ma di tutti quelli – e sono davvero tanti – che hanno contribuito a far sì che esistesse.
Dell’ARF! si potranno dire tante cose e siamo i primi a sapere che per fare bene un festival ci vogliono tre cose: gente preparata, tempo, soldi.
Noi non l’avevamo mai fatto prima, abbiamo avuto solo pochi mesi, e nessun sostegno economico.
Sono assolutamente certo che abbiamo fatto un milione di cazzate e mi spiace per ogni dimenticanza che domani mi sembrerà così palese da farmi sentire un coglione, ma abbiamo un anno per recuperare e fare una seconda edizione ancora migliore di questa. Agli entusiasti dico grazie per il sostegno. Agli scettici chiedo un po’ di fiducia.

Perché questa prima edizione potrà essere un successo oppure una delusione, ma l’unica verità assoluta e incontrovertibile è che prima l’ARF! non c’era, e adesso c’è.

E a me sembra comunque una notizia bellissima.
A domani.
Anzi.
A tra poco.

 

comicon2014

Syd Field definiva la sceneggiatura come il film sulla carta.
E aveva ragione.
Ma la sceneggiatura è anche uno spot prima che venga girato.
Un videoclip musicale non ancora realizzato.
Un cartone animato su cui stanno già lavorando gli storyboardisti.
Un fumetto cui il disegnatore ha appena iniziato a dare corpo.
La sceneggiatura è lo strumento cui ruota intorno tutto il mondo dell’intrattenimento audiovisivo.
Senza sceneggiatori non ci sarebbero film, non ci sarebbero fumetti, serie tv, spettacoli teatrali, cartoni animati, videoclip musicali.

E’ il motivo per cui tengo da anni dei workshop indirizzati a far capire ad autori esordienti, indecisi su quelli che possono essere i loro probabili percorsi professionali, quale ampio ventaglio di possibilità possa offrirgli la capacità di scrivere una buona sceneggiatura.

I valenti organizzatori dell’imminente edizione del Napoli Comicon mi hanno invitato proprio per parlarvi di questo, in un incontro di due ore che si terrà Venerdì 2 maggio nella Sala Incontri Clerville, dalle 14:00 alle 16:00.

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Se vi interessa l’argomento, se avete domande in merito, se è proprio questo il percorso che volete intraprendere o se siete semplicemente curiosi di capire cosa si nasconde dietro il vostro fumetto/film/cartone animato preferito… passate a trovarmi.
Avremo molte cose da dirci.

Se invece volete farvi quattro risate e allo stesso tempo vedere due disegnatori eccezionali all’opera, svegliatevi un po’ prima e presentatevi in fiera alle 11:00. Potrete così assistere a un “combattimento” decisamente fuori dal comune:

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Io avrò l’onore di arbitrare uno degli scontri più ambiziosi:

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Palesatevi, se credete di poter reggere alle botte da orbi che si daranno!

Ci si vede a Napoli!

Dopo due giorni passati al Napoli Comicon, l’organizzazione decide che la cosa migliore per tutti è tenere i 5Blogger il più lontani possibile dalla fiera.
Come dargli torto?
Ci organizzano così un tour alla Pedamentina, che io in testa mia fraintendo e trasformo in PeNamentina facendomi tutto un film scemo in cui la PeNamentina è questo luogo in cui nottetempo venne fatto fuori un tizio colpevole di alito pestilenziale.
Usciti da Ca5a Blogger il fato ci pone davanti alla nostra santa protettrice del giorno e Paolo sente di doverle rivolgere un’accorata preghiera.

La purezza cristallina di cui Paolo viene infuso, colpisce anche Andrea, e i due, ormai privi di freni inibitori si trasformano sotto gli occhi di tutti nei cosplayer delle Tokyo Dolores viste la sera prima.

Il pubblico presente sembra gradire parecchio

Parecchio.

E riusciamo a uscirne vivi soltando consegnandogli Paolo e permettendogli di farne brandelli.

Addio Paolo, sei stato un grande amico, un grande artista e soprattutto una colonna dei 5Blogger.
Ci mancherai.

Con quarantaquattro minuti di ritardo raggiungiamo Monica e Carmine che reagiscono alla nostra puntualità in questo modo:

confermandomi che Napoli è l’unica città al mondo in cui riuscirei a raggiungere una serena vecchiaia senza farmi ammazzare dai miei amici.
Lo vista da Castel S. Elmo è uno spettacolo che conosco bene, e anche senza il golfo è una roba che ti toglie il fiato.

Quello che invece ignoravo del tutto è che il Castello col cavolo che era dedicato a S. Elmo

ma a causa del fraintendimento del più lungo gioco del telefono del mondo è passato da S.Erasmo (suo nome originale) a S.Eremo, fino a S.Ermo per poi prendere il nome attuale.
Spero di morire prima che qualche scellerato arrivi a trasformarlo in S.Emo, protettore dei Tokyo Hotel, che solo questo, ci manca.

Monica e Carmine mandano all’aria il mio film scemo spiegandomi che la PeDamentina – questo il vero nome – letteralmente, sta a intendere la discesa, a piedi, dal monte.
Una discesa che, attraverso una luuuuuuna ma comoda scalinata, arriverà a portarci fino a quello che è il vero cuore pulsante di Napoli, la via che la taglia a metà: Spaccanapoli.

Ci raccontano le origini della città, anzi, delle due città, disposte su due differenti colline e di come attraverso battaglie e fortificazioni siano diventate una sola.
E mentre Rrobe, Gud ed io ascoltiamo e già twittiamo le informazioni acquisite

Andrea inizia il capolavoro che finirà poco dopo.

Monica inizia a parlarci di di terrazze e terrazzamenti, della storia urbanistica della città e di tutta una serie di esaltanti coincidenze esoteriche che hanno a che fare col quartiere di Forcella,

ma è proprio riguardo la Pedamentina che la nostra guida, tradisce una punta d’orgoglio, perché è una zona della città in pieno recupero urbano.
Ci fa capire che fino a qualche tempo fa era sconsigliato passare da queste parti, ma adesso, stanno avvenendo tutta una serie di iniziative fatte dal comune di Napoli, in collaborazione con il comitato di quartiere per riportare la Pedamentina al suo reale valore storico e culturale.
Le piacerebbe che si tornasse a percorrerla quotidianamente, ma sa che c’è ancora molto lavoro da fare.
A partire dal cambiare una abitudine ben strana.

E’ usanza infatti, dopo aver bevuto una birra in allegria con gli amici alle falde di Castel S.Elmo, effettuare una particolare raccolta differenziata, lanciando giù per le scale, la bottiglie vuote.

Tutte le bottiglie vuote.

Troviamo tracce di questa caratteristica disciplina lungo i primi due tornanti della grande scalinata,

ma fortunatamente, ben presto lo scenario cambia, e i segni del recupero sono ben presenti.

Le case e le piante contribuiscono ad un’atmosfera rilassante e intima

ed io finalmente riesco a mettere una nuova nozione nello stesso cassetto nel cervello in cui ho custodito fino ad ora ciò che mi disse mio nonno venti anni fa.

Eravamo alla fonte vicino casa, nonno stava lavando dei bottiglioni e a un certo punto, con espressione serissima mi disse: “Mauro, se un giorno scommetterai con un tuo amico a chi dei due è più veloce a svuotare una bottiglia d’acqua, ruotala in senso orario… e l’acqua se ne scapperà via prima!”
Io rimasi un po’ perplesso, mi chiesi per tutto il resto della giornata perché mai avrei dovuto fare una scommessa simile con un mio amico, e come questa informazione avrebbe potuto tornarmi utile nella mia vita.

Da quel giorno, quindi, la tengo in un apposito cassetto nella mia capoccia destinato alle nozioni che, prima o poi, dovranno servirmi a qualcosa, e adesso, a fargli compagnia, c’è la scoperta che se mai un giorno dovessi stendere i panni in discesa, mi conviene fermare lo stendino con un paio di pietre.

Richiudo il cassetto sperando di non doverlo riaprire tra altri vent’anni e mi godo il panorama dalla discesa.

A Napoli ci sono più di 400 scalinate e si dice che se si vuole conoscere veramente la città bisogna percorrerle tutte.

Da quello che sto vedendo, non ho problemi a crederci.
Il traffico è un eco lontana e noi ci muoviamo, con le voci sempre più basse, all’interno di un’oasi temporale in cui le epoche si mischiano in un archetipo che infonde serenità.

Maria Laura, una signorotta sorridente, non ci fa entrare a casa sua a causa del disordine ma ci offre un po’ di acqua e limone,

regalandoci altre chicche sulla scalinata e contribuendo a mantenere quest’aurea fuori dal tempo in cui siamo, sempre più evidentemente, finiti.

Roberto si ambienta perfettamente e diventa il protagonista di un film bello di Salvatores,

mentre Andrea decide di farsi adottare e restare lì per sempre.

Per fortuna, la signora Maria Laura gli chiude il cancello in faccia con doppia mandata dall’interno.

Io intanto mi concentro sulle scritte e i murales, che ci danno il benvenuto alla Pedamentina come fossero una perfetta allegoria del terzo cantico dell’Inferno di Dante

e ci salutano con quelli che non sfigurerebbero come raffigurazioni di Purgatorio e Paradiso.

Concludiamo così la discesa

e arriviamo a Via S. Lucia al Monte, ossia

all’inizio di Spaccanapoli.

La vista è mozzafiato, e in onore a questa via, che dovrebbe diventare patrimonio dell’Umanità, decidiamo di dimostrare al mondo che Abbey Road, in confronto, fa schifo.

Cliccate, ingrandite, e cominciate anche voi a intasare la rete con prove certe della morte di Gud e della sua sostituizione con un sosia pompiere.

Lungo questa strada, scattiamo foto, parliamo con le persone,

scopriamo la storia pulp della Madonna dei Sette Dolori,

e arrivati davanti al Chiostro di Santa Chiara, salutiamo le nostre guide ringraziandole per la pazienza e per la loro preparazione.

A questo punto, giriamo la chiave che mette in moto Via dei Tribunali, e ce ne andiamo a pranzo.

Sorbillo è andato a fuoco, quindi ripieghiamo su Di Matteo.

Io a Di Matteo ci voglio bene.
E’ stata la prima pizzeria di Napoli in cui ho mangiato e per quanto, negli anni, l’abbia sempre tradita con altre, è un piacere tornare a frequentarla.

Con i 5Blogger si mangiano pizzette, crocché, e frittatine di pasta fino alla morte e poi ripieghiamo alla ricerca di un caffè in cui tuffarci.
Lo troviamo.
E con lui, come ogni super gruppo che si rispetti, finalmente incontriamo le nostre nemesi:

QUELLI DEL MERCOLEDI’

http://www.youtube.com/watch?v=AISWzczapGI

Grazie a loro scopriamo il nostro centro, Roberto capisce di essere architetto, Gud di essere un uomo per tutte le stagioni, ed io di vestirmi bene.
Capito mamma?

Io.Mi.Vesto.Bene.

E se non sei d’accordo, veditela con la tipa dei mille colori.

Estasiati dalla conferma che il fluidismo è l’unica religione in cui credere, ce ne trottelleriamo allegramente verso quella via di mezzo tra una chiesa e un tempio massonico: la Cappella di San Severo

Per restarcene a bocca aperta davanti ai suoi tesori…

…e per pagare il nostro tributo ai due capolavori che contiene.

Il primo, sono le cosiddette Macchine Anatomiche, realizzate da Raimondo De Sangro, un tipetto ossessionato dall’immortalità e dal bell’arredo, che decise di unire le sue due passioni regalando ai posteri lo scheletro di un uomo e una donna con tutta la loro bella rete sanguigna solidificata e intatta.

Il secondo capolavoro presente all’interno, e principale ragione per cui frotte di turisti si precipitano qui da tutto il mondo, è la meraviglia delle meraviglie meravigliose realizzata da Giuseppe Sanmartino nel 1753: il Cristo Velato.

Anche dietro questa scultura le leggende si sprecano, si parla di velo aggiunto successivamente, riti alchemici e cristallizzazione…

…ma quel che è certo, è che Antonio Canova, vedendola, abbia rosicato un bel po’ e dichiarato che avrebbe volentieri donato dieci anni della sua vita pur di essere stato in grado di realizzare un’opera simile.

Purtroppo nella Cappella di San Severo, non si possono fare foto e abbiamo quindi potuto documentarvi questa visita soltanto utilizzando immagini di repertorio, ma per fortuna, nel vocabolario dei 5Blogger non esiste la parola Arrendersi!
Per questo, ci siamo precipitati a casa

(sì, volevo farvi vedere anche questa foto perché mi piace tanto)

e abbiamo realizzato un NUOVO cristo velato solo per i vostri occhi!

Questo il video che documenta la realizzazione

http://www.youtube.com/watch?v=sK1PdIGGbPs

e questo il risultato!

Tutto ciò perché vi vogliamo bene, ma soprattutto per per dimostrare che, alla fine, stringi stringi, Canova era ‘na pippa!

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