Dalla Pedamentina fino a un nuovo Cristo Velato.

29 maggio 2012 da Mauro

Dopo due giorni passati al Napoli Comicon, l’organizzazione decide che la cosa migliore per tutti è tenere i 5Blogger il più lontani possibile dalla fiera.
Come dargli torto?
Ci organizzano così un tour alla Pedamentina, che io in testa mia fraintendo e trasformo in PeNamentina facendomi tutto un film scemo in cui la PeNamentina è questo luogo in cui nottetempo venne fatto fuori un tizio colpevole di alito pestilenziale.
Usciti da Ca5a Blogger il fato ci pone davanti alla nostra santa protettrice del giorno e Paolo sente di doverle rivolgere un’accorata preghiera.

La purezza cristallina di cui Paolo viene infuso, colpisce anche Andrea, e i due, ormai privi di freni inibitori si trasformano sotto gli occhi di tutti nei cosplayer delle Tokyo Dolores viste la sera prima.

Il pubblico presente sembra gradire parecchio

Parecchio.

E riusciamo a uscirne vivi soltando consegnandogli Paolo e permettendogli di farne brandelli.

Addio Paolo, sei stato un grande amico, un grande artista e soprattutto una colonna dei 5Blogger.
Ci mancherai.

Con quarantaquattro minuti di ritardo raggiungiamo Monica e Carmine che reagiscono alla nostra puntualità in questo modo:

confermandomi che Napoli è l’unica città al mondo in cui riuscirei a raggiungere una serena vecchiaia senza farmi ammazzare dai miei amici.
Lo vista da Castel S. Elmo è uno spettacolo che conosco bene, e anche senza il golfo è una roba che ti toglie il fiato.

Quello che invece ignoravo del tutto è che il Castello col cavolo che era dedicato a S. Elmo

ma a causa del fraintendimento del più lungo gioco del telefono del mondo è passato da S.Erasmo (suo nome originale) a S.Eremo, fino a S.Ermo per poi prendere il nome attuale.
Spero di morire prima che qualche scellerato arrivi a trasformarlo in S.Emo, protettore dei Tokyo Hotel, che solo questo, ci manca.

Monica e Carmine mandano all’aria il mio film scemo spiegandomi che la PeDamentina – questo il vero nome – letteralmente, sta a intendere la discesa, a piedi, dal monte.
Una discesa che, attraverso una luuuuuuna ma comoda scalinata, arriverà a portarci fino a quello che è il vero cuore pulsante di Napoli, la via che la taglia a metà: Spaccanapoli.

Ci raccontano le origini della città, anzi, delle due città, disposte su due differenti colline e di come attraverso battaglie e fortificazioni siano diventate una sola.
E mentre Rrobe, Gud ed io ascoltiamo e già twittiamo le informazioni acquisite

Andrea inizia il capolavoro che finirà poco dopo.

Monica inizia a parlarci di di terrazze e terrazzamenti, della storia urbanistica della città e di tutta una serie di esaltanti coincidenze esoteriche che hanno a che fare col quartiere di Forcella,

ma è proprio riguardo la Pedamentina che la nostra guida, tradisce una punta d’orgoglio, perché è una zona della città in pieno recupero urbano.
Ci fa capire che fino a qualche tempo fa era sconsigliato passare da queste parti, ma adesso, stanno avvenendo tutta una serie di iniziative fatte dal comune di Napoli, in collaborazione con il comitato di quartiere per riportare la Pedamentina al suo reale valore storico e culturale.
Le piacerebbe che si tornasse a percorrerla quotidianamente, ma sa che c’è ancora molto lavoro da fare.
A partire dal cambiare una abitudine ben strana.

E’ usanza infatti, dopo aver bevuto una birra in allegria con gli amici alle falde di Castel S.Elmo, effettuare una particolare raccolta differenziata, lanciando giù per le scale, la bottiglie vuote.

Tutte le bottiglie vuote.

Troviamo tracce di questa caratteristica disciplina lungo i primi due tornanti della grande scalinata,

ma fortunatamente, ben presto lo scenario cambia, e i segni del recupero sono ben presenti.

Le case e le piante contribuiscono ad un’atmosfera rilassante e intima

ed io finalmente riesco a mettere una nuova nozione nello stesso cassetto nel cervello in cui ho custodito fino ad ora ciò che mi disse mio nonno venti anni fa.

Eravamo alla fonte vicino casa, nonno stava lavando dei bottiglioni e a un certo punto, con espressione serissima mi disse: “Mauro, se un giorno scommetterai con un tuo amico a chi dei due è più veloce a svuotare una bottiglia d’acqua, ruotala in senso orario… e l’acqua se ne scapperà via prima!”
Io rimasi un po’ perplesso, mi chiesi per tutto il resto della giornata perché mai avrei dovuto fare una scommessa simile con un mio amico, e come questa informazione avrebbe potuto tornarmi utile nella mia vita.

Da quel giorno, quindi, la tengo in un apposito cassetto nella mia capoccia destinato alle nozioni che, prima o poi, dovranno servirmi a qualcosa, e adesso, a fargli compagnia, c’è la scoperta che se mai un giorno dovessi stendere i panni in discesa, mi conviene fermare lo stendino con un paio di pietre.

Richiudo il cassetto sperando di non doverlo riaprire tra altri vent’anni e mi godo il panorama dalla discesa.

A Napoli ci sono più di 400 scalinate e si dice che se si vuole conoscere veramente la città bisogna percorrerle tutte.

Da quello che sto vedendo, non ho problemi a crederci.
Il traffico è un eco lontana e noi ci muoviamo, con le voci sempre più basse, all’interno di un’oasi temporale in cui le epoche si mischiano in un archetipo che infonde serenità.

Maria Laura, una signorotta sorridente, non ci fa entrare a casa sua a causa del disordine ma ci offre un po’ di acqua e limone,

regalandoci altre chicche sulla scalinata e contribuendo a mantenere quest’aurea fuori dal tempo in cui siamo, sempre più evidentemente, finiti.

Roberto si ambienta perfettamente e diventa il protagonista di un film bello di Salvatores,

mentre Andrea decide di farsi adottare e restare lì per sempre.

Per fortuna, la signora Maria Laura gli chiude il cancello in faccia con doppia mandata dall’interno.

Io intanto mi concentro sulle scritte e i murales, che ci danno il benvenuto alla Pedamentina come fossero una perfetta allegoria del terzo cantico dell’Inferno di Dante

e ci salutano con quelli che non sfigurerebbero come raffigurazioni di Purgatorio e Paradiso.

Concludiamo così la discesa

e arriviamo a Via S. Lucia al Monte, ossia

all’inizio di Spaccanapoli.

La vista è mozzafiato, e in onore a questa via, che dovrebbe diventare patrimonio dell’Umanità, decidiamo di dimostrare al mondo che Abbey Road, in confronto, fa schifo.

Cliccate, ingrandite, e cominciate anche voi a intasare la rete con prove certe della morte di Gud e della sua sostituizione con un sosia pompiere.

Lungo questa strada, scattiamo foto, parliamo con le persone,

scopriamo la storia pulp della Madonna dei Sette Dolori,

e arrivati davanti al Chiostro di Santa Chiara, salutiamo le nostre guide ringraziandole per la pazienza e per la loro preparazione.

A questo punto, giriamo la chiave che mette in moto Via dei Tribunali, e ce ne andiamo a pranzo.

Sorbillo è andato a fuoco, quindi ripieghiamo su Di Matteo.

Io a Di Matteo ci voglio bene.
E’ stata la prima pizzeria di Napoli in cui ho mangiato e per quanto, negli anni, l’abbia sempre tradita con altre, è un piacere tornare a frequentarla.

Con i 5Blogger si mangiano pizzette, crocché, e frittatine di pasta fino alla morte e poi ripieghiamo alla ricerca di un caffè in cui tuffarci.
Lo troviamo.
E con lui, come ogni super gruppo che si rispetti, finalmente incontriamo le nostre nemesi:

QUELLI DEL MERCOLEDI’

http://www.youtube.com/watch?v=AISWzczapGI

Grazie a loro scopriamo il nostro centro, Roberto capisce di essere architetto, Gud di essere un uomo per tutte le stagioni, ed io di vestirmi bene.
Capito mamma?

Io.Mi.Vesto.Bene.

E se non sei d’accordo, veditela con la tipa dei mille colori.

Estasiati dalla conferma che il fluidismo è l’unica religione in cui credere, ce ne trottelleriamo allegramente verso quella via di mezzo tra una chiesa e un tempio massonico: la Cappella di San Severo

Per restarcene a bocca aperta davanti ai suoi tesori…

…e per pagare il nostro tributo ai due capolavori che contiene.

Il primo, sono le cosiddette Macchine Anatomiche, realizzate da Raimondo De Sangro, un tipetto ossessionato dall’immortalità e dal bell’arredo, che decise di unire le sue due passioni regalando ai posteri lo scheletro di un uomo e una donna con tutta la loro bella rete sanguigna solidificata e intatta.

Il secondo capolavoro presente all’interno, e principale ragione per cui frotte di turisti si precipitano qui da tutto il mondo, è la meraviglia delle meraviglie meravigliose realizzata da Giuseppe Sanmartino nel 1753: il Cristo Velato.

Anche dietro questa scultura le leggende si sprecano, si parla di velo aggiunto successivamente, riti alchemici e cristallizzazione…

…ma quel che è certo, è che Antonio Canova, vedendola, abbia rosicato un bel po’ e dichiarato che avrebbe volentieri donato dieci anni della sua vita pur di essere stato in grado di realizzare un’opera simile.

Purtroppo nella Cappella di San Severo, non si possono fare foto e abbiamo quindi potuto documentarvi questa visita soltanto utilizzando immagini di repertorio, ma per fortuna, nel vocabolario dei 5Blogger non esiste la parola Arrendersi!
Per questo, ci siamo precipitati a casa

(sì, volevo farvi vedere anche questa foto perché mi piace tanto)

e abbiamo realizzato un NUOVO cristo velato solo per i vostri occhi!

Questo il video che documenta la realizzazione

http://www.youtube.com/watch?v=sK1PdIGGbPs

e questo il risultato!

Tutto ciò perché vi vogliamo bene, ma soprattutto per per dimostrare che, alla fine, stringi stringi, Canova era ‘na pippa!

Un solo commento

  1. Andrea Longhi -

    ancora ora….riguardo incredulo quelli del mercoledì…

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