Dialogo tra un tassista e un non so.

14 gennaio 2010 da Mauro

Finta banconota da tre euro

Disclaimer: provare a dare una consecutio logica al dialogo sottostante vi porterà, necessariamente, ad impazzire.
Quindi non tentatelo a casa.

Tassista Romano si lamenta guardando una bancarella dell’usato:

“Ma guarda che roba, dove cazzo siamo arrivati… la gente compra pantaloni a tre euro. Ma te pare normale?”

Mauro:

“Me fa più strano quando li comprano a duecento”.

Tassista Romano:

“Ahahahahahah ‘cci vostri siete diventati tutti de sinistra!”

Che ci volete fare, sarà il caldo, sarà l’ozono, sarà una stagione cinematografica finora abbastanza deludente, fatto sta che è un’estate florida di Meraviglie della Natura.
Per cui, dopo Renato, di un paio di post fa, godetevi la storiella di questo nuovo fenomeno, ambientata nella allegra terra di mezzo dei castelli romani.
Prego.

——

Dina è una signorotta di 83 anni.
Zitella per scelta, zoppetta per vocazione, si ostina a non accettare passaggi in macchina dai parenti e, forte della sua cocciuta idea di indipendenza, se ne va scarpinando per le vie della cittadina.
Tutta da sola, parlottando tra sé e sé, dalla posta all’ospedale, dal Manzanarre al Reno, dal supermercato al cimitero, Dina non ha bisogno di nessuno.
E se la chiami per offrirle aiuto (a lei o alla sorella 84enne con cui condivide la casa) ti risponde che ha già tutto e anzi, ti chiede se ti serve qualcosa, che ci pensa lei.

E’ sabato mattina e Dina è sveglia già da un po’.
Mentre si lava ripassa in mente la spesa da fare. Sa che i nipoti verranno a pranzo il giorno dopo e la sorella ha deciso di preparare il timballo di patate, per cui meglio passare a prenderle da quello per il corso, ché l’altro ce l’ha molle.
E, visto che è di strada, può approfittarne per passare in posta, così da tenersi libera la mattina di lunedì per le pulizie.

Alle 12 in punto Dina esce soddisfatta dalla posta.
Ci vorrà una bella camminata per tornare a casa ma ha già fatto la spesa e deve solo passare al supermercato a ritirare le buste (Sabrina, la ragazza con quel brutto piercing sulla lingua, gliele tiene custodite dietro la cassa).

Ed è in quel preciso momento che l’avvocato Molinari ferma la sua Mercedes Classe CL Coupè a quaranta centimetri dalla tranquilla mattinata di Dina.

Signora Dina, buongiorno! Dove se ne va, tutta impettita!” Esordisce.

Buongiorno, sono stata alla posta! Ma, mi scusi tanto, eh! L’età è una bestia brutta e io non la riconosco proprio!” risponde Dina con quella faccia che fa quando vuole capire, con gli occhi stretti e la testa che dondola a piccoli scatti, da cane curioso.

“Ma come non mi riconosce!? Sono Molinari, l’avvocato di Mariella!

Uuuhh!” dice Dina, fingendo improvvisamente di aver messo a fuoco, nell’ansia di far fare brutta figura alla nipote, non riconoscendo una persona tanto importante.

“Si ricorda? Ci aveva presentati Mariella davanti al supermercato, quello lì davanti alla chiesa!”

“Davanti alla Santissima Trinità!”

“Brava!”

Dina maledice dentro di sé quella testa che le fa ricordare perfettamente che la sua nipotina piccola, la figlia di Mariella, adora le ciliegie nere e grosse ma che poi le fa dimenticare troppe altre cose, come di aver già incontrato questo avvocato simpatico e ben vestito.

“…che poi, proprio adesso vengo da casa di Mariella!”

“Ah, si? E come mai?”

“Eh! Per una volta sono buone notizie! Mariella ha chiuso la polizza per la vita e sono venuto a consegnarle un assegno con il rendiconto di quanto maturato! (poi, abbassando la voce e chinandosi verso Dina) Sono ventiduemila euro!

Accidenti!” Risponde Dina, tutta contenta per la nipote, che magari, con quei soldi, può mettere qualcosa da parte.

Già! Peccato che a casa non ho trovato nessuno, né lei, né il marito, né i figli!”

Bhè”, si rende utile Dina, “Mariella sta sicuramente a lavoro, provato a chiamarla sul telefonino?

“Ancora no, anzi, chiamiamola insieme! Ma salga, le dò un passaggio verso casa che tanto salgo per andare a Frascati. Ho un appuntamento lì, dopo!”

E Dina, che per non disturbare non sale in macchina di Mariella se le dice che la accompagna, che i piatti li lava quando tutti sono andati via così non corre il rischio che qualcuno si metta in testa di aiutarla, che si fida poco persino del tg3, accetta il passaggio da Molinari. Che è scortese rifiutare, e proprio non gli va che Mariella faccia brutta figura a causa sua. E poi quest’uomo s’è preso la briga di portare tutti questi soldi a Mariella e la sta chiamando proprio adesso.

Mariella ciao, ti disturbo? Ah, sei al lavoro! Pensa che sto in macchina con tua zia Dina, che ho incontrato davanti alla posta poco fa!” sguardo verso Dina che accenna un sorriso immaginando quello che la nipote stia dicendo al telefono.
“Ti cercavo perché sono arrivati i soldi della chiusura polizza. Si, si… indovina? Non proprio…un po’ di più… un po’ di più… VENTIDUEMILA! Ahhahah si, si! E senti, io passerei anche ora a portarti l’assegno, che sto chiudendo i giri e poi parto per le ferie… si, sto via fino a settembre. Eh. E che vogliamo fare?”
Poi, guardando Dina con l’espressione perplessa: “Mmm dici di lasciarlo a tua zia l’assegno?
Dina assume una rassicurante espressione da “Certo, che problema c’è?”.
Eh, ma ci stanno le spese di chiusura polizza, lo sai. Va bene, ma come… senti, scusa, parlaci tu, dai, te la passo!”

E a quel punto a Dina viene passato il cellulare.

La linea è un po’ disturbata e lei con quei cosi ci sa fare poco, ma sente chiaramente la nipote che è contenta e le sta chiedendo una cortesia.

“Zia, ciao! Hai sentito che bella notizia? Ventiduemila euro! Madonna, ci volevano proprio in questo periodo, dopo quella rogna della macchina!”

Eh! Hai visto? Dio vede e provvede!” Dice Dina che ha fatto dei proverbi il 90% del suo abituale modello di dialogo (riporto, solo a scopo meramente divulgativo, la sua hit più famosa: “Chi troppi pali zompa, uno je rimane ‘nfilato!”) “Allora me lo faccio lasciare io l’assegno e passi a prendertelo stasera?”

“Non lo so zia, c’è il problema delle spese di chiusura conto che si devono pagare subito, quindi magari…”

“E quanto ti serve, piccolè?” Chiede Dina, a cui Dio – che vede e provvede – ha mandato questa splendida opportunità per aiutare la nipote.

No, sono troppi soldi, zi’!” Dice Mariella. “Duemila euro”. Precisa mentre l’indice e il medio dell’avvocato Molinari confermano un due.

Non te sta a preoccupà che ce penso io!” Risponde subito Dina, che quando non vuole sentire ragioni, dimentica di trovarsi davanti ad un avvocato e torna a macchiarsi col dialetto che aveva perfettamente tenuto a bada fino a quel momento.

A quel punto, la vecchia, si sbriga a chiudere la telefonata e a scendere dall’auto per andare a prendere i soldi ed incassare l’assegno. E qui Molinari sbaglia.

Sbaglia dopo aver azzeccato ogni mossa e dopo aver usato con precisione tutti gli strumenti adatti per abbassare il livello di guardia di quella scorbutica di Dina.
Le dice: “Ah, Mariella m’aveva detto che con parte di quei soldi voleva farci un regalo alla mamma, quindi, se sta in casa, non le dica niente.”

A Dina questa frase puzza perché a casa non è abituata a tenere segrete le questioni di soldi, neanche per i regali.
Per cui fa cenno di si con la testa e dice a Molinari di aspettarlo che sarebbe subito ridiscesa con i duemila euro.

Arrivata a casa, la prima cosa che Dina fa è chiamare Mariella, che però non risponde. E’ al lavoro.
La cerca anche sull’altro cellulare. Niente.
Che fare?
Ne parla con la sorella e inizia a raccontarle tutta la storia quando ecco, Mariella richiama.
Dina le chiede se conosce quel Molinari lì e Mariella le risponde che non ha idea di chi sia. Le dice che sicuramente, approfittando della linea disturbata l’ha fatta parlare con una sua complice e le consiglia di chiudersi a chiave in casa. Poi si precipita a chiamare carabinieri e marito. In quest’ordine.

Passati pochi minuti, i carabinieri richiamano: erano in zona e sono arrivati subito all’indirizzo segnalato.
Purtroppo il tipo non l’hanno preso, perché pochi secondi prima di loro è arrivata una volante della polizia per altri motivi e deve averlo messo involontariamente in fuga.
Ma uno dei due carabinieri, con occhio carabiniero, ha notato qualche movimento e ha segnato una targa sospetta su cui indagheranno.

Qualche ora dopo, Mariella e Dina ricevono la visita dei carabinieri che nel frattempo hanno scoperto che la targa dell’auto del fantomatico Molinari appartiene ad una mercedes rubata qualche settimana prima ad un russo.
Gli rivelano che è il primo caso negli ultimi mesi in cui la truffa viene sventata e che le vittime recenti, fregate sempre con lo stesso metodo, sono almeno una decina.
Gli rivelano che spesso Molinari e i suoi complici accompagnano le Dine direttamente ad un bancomat se non hanno soldi contanti in casa.

E gli rivelano l’aspetto più inquietante di tutta questa storia: come fanno i Molinari a sapere tutte queste cose sul conto delle loro vittime. Come si informano.
Come sanno che Dina ha una sorella che si chiama Anna e una nipote che si chiama Mariella, sposata, con dei figli e con quegli orari di lavoro. Come conoscono i posti che frequentano. Come sanno i nomi dei nipoti più piccoli.

Il supermercato è la risposta.

Il supermercato come crocevia e spaccio d’informazioni per le abitudini di vedove e disabili.
Perché il supermercato è il posto in cui le vecchie entrano quotidianamente, incontrano le loro amiche e raccontano quello che succede in casa.
Perché una vecchia, nel suo supermercato abituale, racconta tutto quello che a un orecchio attento può servire per fregarla, fingendosi un amico di famiglia.

E i Molinari è lì che si annidano, tra gli scaffali ordinati delle grandi marche e quelli più accessibili dei discount, attenti ad ogni particolare che potrebbe essergli utile.
E allora io sogno un finale di vecchietti usciti dalla Fata Carabina di Pennac. Vecchietti che sotto i loro cappotti nascondano P38 che vi trasformino tutti in fiori, cari Molinari, perché mia zia Dina alla fine ha sempre ragione e, a chi troppi pali zompa, uno je rimane ‘infilato.

E il vostro sarà bello grosso. Non fosse altro per lo spavento che le avete fatto prendere.

Il 16 giugno mi arriva uno strano commento a questo mio post.

La signorinella Che Qui Chiameremo Simbolicamente – in seguito C.Q.C.S. – “Maura Bussi” decide di dire la sua postandomi – nella sua interezza – la recensione del libro (C.Q.C.S.) Il Kinder Paradiso Perduto dello scrittore (C.Q.C.S.) Carmelo Male.

“Oibò!” Penso. “Si sarà sbagliata!”

Googlo un po’ la tizia in questione e scopro che è docente, giornalista e scrittrice.

E me la dimentico fino a ieri notte quando decido di mandarle questa mail:

—– Original Message —–

From: mauro uzzeo

To: Bussi.Maura@tiscali.it

Sent: Friday, July 02, 2010 1:34 AM

Subject: riguardo la tua recensione de Il paradiso perduto

Ciao Maura,

scusa il disturbo, non so se sai che mi è arrivata, come commento al mio blog www.nontistavocercando.it, la tua recensione del libro “Il Kinder paradiso perduto”, che ti riporto qui sotto:

[ riporto nella sua interezza la recensione chilometrica ]

Ne sei al corrente?

Mauro

Aspetto, aspettino e mi arriva la sua risposta (voi avrete nel frattempo notato come la mia gentilezza abbia agevolmente nascosto ogni riferimento a cose, persone e spam nel suo modo di fare):

Il giorno 02/lug/2010, alle ore 08.07, Maura Bussi ha scritto:

Grazie Mauro,

potresti pubblicarla?

insieme con questo link www.youtube.com/maurabussi

ciao

Maura Bussi

Ora, io solitamente davanti alla stravaganza di chi ostenta una notevole faccia da culo mi inchino sempre e faccio, con gioia, quello che mi viene chiesto (adoro quelli che chiedono senza porsi il minimo problema).
Però ero veramente curioso. Volevo capire come cavolo pensava di sponsorizzarsi, la tipa, mettendo una sua recensione in un mio post che niente ha a che fare con l’argomento da lei trattato.
Senza considerare la meraviglia del chiedermi di pubblicare anche il suo link su youtube.
Quindi prontamente le rispondo:

—– Original Message —–

From: mauro uzzeo

To: maura bussi

Sent: Friday, July 02, 2010 12:14 PM

Subject: Re: riguardo la tua recensione de Il Kinder paradiso perduto

Ciao Maura!

Solo una domanda: come mai vorresti che la pubblicassi sul mio sito? Che c’entra?

Mi incuriosisce veramente.

Ciao e buona giornata!

Mauro

A questo punto, Maura che nella vita è una concreta, non ha bisogno di ulteriori chiacchiere e taglia la testa al toro:


Ciao Mauro,

se non ti fa piacere pubblicarla, pazienza.

Volevo avere un contatto e una conoscenza in più.

Fai come credi.

ciao e a presto,

Maura

E qui mi ha annichilito.
Non ho trovato parole per risponderle e sono rimasto con lo sguardo fisso davanti allo schermo ripetendomi l’ohm: “ma… ma…. ma….”

S’è incazzata.
Lei che mi ha inviato la sua recensione per avere “un contatto e una conoscenza in più” s’è sentita tradita.
E mi ha lasciato solo e schiavo del mio libero arbitrio.

Ma non ha chiuso del tutto il portone, confido in quel “ciao e a presto” che finalmente, un giorno, ci porterà vicini a quel contatto. A quella conoscenza.

Quel giorno mi troverai lì, Maura, e insieme, grideremo al mondo: