Di tutta l’uva, un fascio.

3 ottobre 2011 da Mauro

Prima domenica d’ottobre: sagra dell’uva di Marino.
Non si discute.
Non si discute soprattutto con mia nonna, che se salto il sacro pranzo della sagra rischierei di cadere vittima del “non mi vuoi più bene” per qualche mesata.

Per cui, si diceva, sagra dell’uva di Marino.

Per rivedere mia sorella e i ragazzi del Bosco delle Fate e Marco col colbacco.
Per incontrare Ea come al solito.
Per bere fino a notte fonda, che ti accorgi che si sono fatte le due dal rintocco delle teste dei punkettoni che prendono la rincorsa e si lanciano ad ariete contro i bagni chimici (true story).
Per dimostrare a Martina che quella di Velletri al confronto  è scamuffa come la riproduzione del colosseo che ti misura la temperatura.

Sagra dell’uva, quindi.

E il solito boato di gente ma proprio così tanta che non si può passare e allora per arrivare da A e B ti fai tutto l’alfabeto accostando ad ogni lettera la sua giusta divinità da condannare.
Ma alla fine guadagni la piazza lo stesso.
I ragazzi della sicurezza, addetti alla scottante responsabilità del tenere la gente ai lati della strada per il passaggio del corteo, li riconosci subito: tendenzialmente grassi, tendenzialmente pelati, tendenzialmente col pizzo fino, tendenzialmente tatuati, tendenzialmente incazzati, tendenzialmente fasci.

Il che, se consideriamo che Marino è diventato negli ultimi anni l’ultimo avamposto del castelli romani del centrodestra, grazie a quel 62% che è impossibile dimenticare, non dovremmo stupirci più di tanto.

E quindi, quando uno tendenzialmente grasso, tendenzialmente pelato, tendenzialmente col pizzo fino, tendenzialmente incazzato mi ha fatto notare che non potevo passare per quella stradina, afferrandomi e buttandomi di lato, non l’ho presa male. Dopotutto questi sono abituati così.
E gli ho detto: “Perdonami, devo arrivare lì, ci lavora mia sorella, il corteo è anche parecchio lontano, posso passare, esattamente come stanno facendo quelle persone?”
Lui le guarda, guarda me e vinco un: “Tu non ti muovi. Non si può passare.”

Mi ripeto tra me e me che il dialogo tutto può e tutto deve: “Il corteo è ancora nell’altra piazza e io devo arrivare semplicemente lì, esattamente come stanno facendo quelli, vedi?”

Mi rimette le mani addosso e mi dice: “Tu stai qui.”

Martina interviene chiedendogli spiegazioni, io ribatto che è assurdo e che non capisco perché sto tipo, vestito di una semplice maglietta nera e senza mostrare alcun tesserino né una semplice maglia del servizio d’ordine, quindi semplicemente un tizio con una maglietta nera, mi stia dicendo cosa devo fare, per di più mettendomi le mani addosso.

Lui la prende bene e mi chiede i documenti.
Rispondo che non vedo alcun motivo per darglieli.
Mi chiede di seguirlo.
Rispondo che non esiste. Effettivamente, ammetto d’esser stato maleducato, testualmente gli ho detto: “Ma che cazzo vuoi? Mi spingi da una parte per due volte e io ti devo pure seguire?”

Lui che, evidentemente, odia la maleducazione, mi dà una cinquina in faccia.

Martina che si scaglia a fermargli il braccio, ne riceve una pure lei.
In faccia.

A quel punto io mi giro verso le 50.000 persone che erano assiepate dietro di me e che iniziano a inveire verso il tipo e chiedo: “Avete visto tutti che cazzo ha fatt…”
Interrompo la mia frase senza concluderla esattamente come fa Cattivik, ma non per imitarlo, semplicemente perché il tipo mi sferra un calcio nel coglioni con quelle sue belle scarpette rinforzate.

Colpa mia. Ho detto di nuovo: “cazzo”.

E a quel punto, visto che mi ci trovo, ne aggiungo anche altri, condendo il tutto con: “Adesso ti faccio fare il culo dalla polizia.”
Interviene un tizio del servizio d’ordine, ci divide e mi dice nell’orecchio di non insistere, che quel tipo è pericoloso.
Il tendenzialmente stronzo ride come i cattivi dei fumetti della E.C. Comics e conclude con: “Vai, vacci dalla polizia, che ci facciamo quattro risate.”

Io vado, incitato dalla gente, ma prima decido di dare le spalle al mondo e, schiacciandomi contro un muro,  controllo che le mie palle siano sempre due e non un unico LocoRoco gigante e canterino.

E a quel punto avviene uno degli enne dialoghi grotteschi che vivrò nelle prossime ore:

“No, Mauro, lì no!”
“Eh! Ah! Ciao Carla, cosa no?”
“Non puoi farlo!”
“Ma m’ha preso a calci alle palle, mi fa male e voglio controllare!”
“Ah, credevo volessi pisciare sul muro di casa mia.”

Riesco contemporaneamente a sgranare un occhio e a socchiuderne un altro (la mia faccia doveva essere pressapoco una cosa così: o_O ) e, verificato che Paola & Chiara si trovano al posto giusto, corro a raccattare qualche guardia.

C’è la camionetta ferma dietro le transenne ma, a quanto capisco, i poliziotti all’interno stanno vivendo un momento particolare.
Hanno fermato un tizio che a una prima occhiata risulta fatto (tanto) e ubriaco (tanto) e in cinque faticano a gestirlo.
Io attiro l’attenzione con dei gesti moderati.
Sono uno “Scusi” vivente di un metro e novantatre per centootto chili (sono dimagrito, ah!) e alla fine un tipo arriva.

Chiamiamolo Pietro Numero Uno visto che è il più veloce a palesarsi.
E’ bassetto e guarda sempre a destra o a sinistra e questo mi porta a spostarmi mentre parlo come Will Smith in Alì.
Gli spiego cos’è successo e mi dice che dovrei lasciar perdere. Mi chiede se sò il nome del tipo. Gli dico no. Ripete di lasciar perdere e mi dice che in finale non è successo niente.

Provo a spiegargli che spinte, schiaffi a me, schiaffi a martina e calci nelle palle non li definirei proprio “niente”, ma lui mi spiega che intende “niente” nel senso di “niente”.

Gli dico che è ok e che quindi ho capito che mi sta consigliando di chiamare due amici e di andare a cominciare una bella rissa per modificare “niente” in “qualcosa di utile per cui intervenire” e lui dice che no, non ha detto questo, ma se ne va.
Parlotta un po’ con tipo numero 2, che noi adesso chiamiamo Poliziotto Francesco, e nel mentre, succede un’altra di quelle cose che gli americani definirebbero WTF!

Vi ricordate del tizio di prima? Quello ultrambriaco e ultrafatto?
Ecco, quello viene lasciato momentaneamente incustodito nella camionetta e, mentre tutti i poliziotti sono impegnati a sfidarsi a quel gioco in cui dici “Solleva l’indice!” ma in realtà stai sollevando il pollice e vuoi vedere quanti ci cascano, il tizio, del tutto indisturbato, apre il finestrino della camionetta e… scappa!
Scappa passando dal finestrino e fuggendo dall’altro lato della camionetta come in un film di Totò e Peppino. O di Alberto Sordi, per restare in tema.

I pulismani se ne accorgono e, sollevando il pollice, corrono a riprenderlo.

Io resto solo con Poliziotto Francesco, bel tipotto in borghese, tendenzialmente grasso, tendenzialmente col pizzo, ma anche tendenzialmente tranquillo, che mi chiede di ri-spiegare cosa succede.

Io gli dico che è semplice e che avrei solo bisogno che uno di loro mi accompagnasse dal tizio, che sta presidiando la piazzetta vicino, a prendere le sue generalità.
Mi risponde che non può e, mettendo una faccia serissima aggiunge: “Perché come hai potuto notare, c’è un’emergenza in corso.”

Evito di fargli notare che l’emergenza in corso sembra uscita da un albo di Topolino e che già su MicheyMouseMisteryMagazine avrebbe fatto fatica a trovare posto e gli rispiego tutto.

Lui ascolta attentamente e mi dice di descrivergli il tipo che così, poi ci pensa lui a cercare di rintracciarlo.
A questo punto interviene Martina, sfastidita, e dà il via al dialogo più bello della giornata. Anzi, più bello del mese, dell’anno, del millennio:

Martina: “Ma a cosa serve descriverglielo quando è lì, a 200 metri, e potrebbe tranquillamente venire con noi a identificarlo?”
Poliziotto Francesco: “Signorina, non posso muovermi da qui, volete descrivermelo?
Mauro: “Altezza media, moro, tendenzialmente grasso, tendenzialmente col pizzo, e con una gran faccia da stronzo.”
Martina (che non ha ascoltato con attenzione tutta la mia frase): “Ecco vede, a che serve? Potrebbe tranquillamente essere la sua descrizione!”
Poliziotto Francesco: … la mia?
Martina: Si.
Mauro (sguardo abbassato): Ehm… eccetto… forse… per la faccia da stronzo.
Poliziotto Francesco: “Ma m’ha detto comunque che sono ciccione.”
Mauro: “Lo dice anche di se stessa, lasci correre”.
Martina: “Chi ha la faccia da stronzo?”

Dopo cinque minuti riusciamo ad uscirne e Poliziotto Francesco, che vede che siamo tipi a posto, ci dice: “Sentite, dai, ma veramente volete proseguire con questa denuncia? Ma se mi date uno schiaffone a me, può andare bene come scusa?”

Non credendo alle nostre orecchie rispondiamo in coro: “Eh?”
E lui ribadisce: “Dai, date un pizzone a me e va bene così, senza che proseguiamo.”

In quel momento s’avvicina Giampaolo, il proprietario del ristorante dove s’andava sempre a fare le cene Animantis, con quel ragù di tacchinella che signora mia non ha idea, e mi chiede che succede.
Glielo spiego io e glielo spiegano anche una decina delle persone che hanno assistito al fattaccio e che si sono spontaneamente presentate a testimoniare proprio in quel momento.

Poliziotto Francesco non ce la fa più a provare a dissuaderci e quindi si mette a compilare la denuncia in perfetto denunziese e finalmente possiamo salutarci ben sapendo che ci rivedremo martedì, giorno in cui andrò a confermare la denuncia al commissariato.

Non facciamo che tre passi, quando ci raggiunge un terzo poliziotto, che aveva sentito tutto, e che ci sussurra di andare di corsa all’ospedale per aggiungere, alla denuncia, anche il referto delle percosse prese.
A me non va molto di aggiungerci questa cosa, quindi lo ringraziamo e ci gettiamo nella folla per trovare il tizio del servizio d’ordine che era intervenuto prima in mio aiuto.

Lo incontriamo e mi premuro di ringraziarlo dicendogli, per testare la sua reazione, che l’ho anche citato nel verbale per ringraziarlo di essere lanciato in mia difesa.

A questo punto il mio difensore vacilla, si preoccupa e mi specifica che lui non è assolutamente intervenuto in mia difesa ma stava soltanto cercando di placare gli animi.
Gli ricordo che l’animo del tizio era calmissimo mentre mi prendeva a calci nelle palle e che lui era stato testimone di questa cosa.
Lui mi risponde: “Si, ma ho sentito anche te che gli dicevi le parolacce!”
Ribadisco che era perché avevamo preso pizze in faccia sia io che la mia donna. Ribatte che comunque le parolacce non si dicono.

Come dargli torto.

Mi sento come finito dentro Brazil ma senza l’angelo ma non ho tempo di crogiolarmici abbastanza: le palle hanno iniziato a farmi male.

[ Ok, ora voglio tranquillizzare le mie 30.000 lettrici che saranno svenute immantinente, rassicurandole con un sereno flashforward: nessuna palla è stata definitivamente danneggiata nella realizzazione di questo post e tutto è già come nuovo. Ok, non come nuovo, ma comunque stiamo parlando di usato sicuro.
Adesso torniamo alla narrazione in tempo reale.]

Chiamo mio cugino che è il Dio degli Infermieri e lui, al semplice guardare come cammino, sentenzia: Pronto Soccorso dell’ospedale di Frascati.

Balziamo in auto, che in scooter ho capito che non se ne parla.
Sale Cristiano, sale Rossana, sale la mia palla sinistra, la mia palla destra, e qualche minuto dopo e con molta calma, io.

Al pronto soccorso troviamo i partecipanti al G8. No, non quelli che stavano dentro, tutti quelli rimasti fuori, ma riesco comunque a farmi strada.
Dopo quaranta minuti d’attesa, la signorina dell’accettazione mi chiede di gridare cosa ho.
Io, notoriamente morigerato, chiedo di poter entrare dalla porticina di lato per spiegare.
Urla che non posso entrare e mi chiede cosa ho.
Urlo moderatamente che ho subito un aggressione.
Mi guarda in cerca di tracce.
Indico il centro alto dei pantaloni.
“Ah.” mima lei dall’altra parte del vetro.

Chiedo anche analisi del sangue per dimostrare che ero l’unico sfigato che non ha toccato un sorso di vino in tutta la sagra (non vorrei che il tizio si difendesse dicendo che era intervenuto a placare un ubriacone) e mi siedo in attesa.
E attendo, attendo, attendo.
Poi mi chiamano.

In una bianca stanzetta, due signorine di bianco vestite mi scrutano il basso ventre e io, che ho visto un sacco di .avi cominciare in questo modo, non sto a disagio più di tanto.
Certo, mi toccano come se fossero alle prese con un cachi di dubbia provenienza ma va anche bene. E’ gratis.

Suona il telefonino, numero che non conosco.
Ipotizzo sia Poliziotto Francesco che m’aveva detto che in caso avessero individuato il tizio mi avrebbe chiamato subito e chiedo di poter rispondere.
Le studiose di cachi acconsentono ed io inizio a parlare al cellulare mentre loro soppesano senza pietà alcuna.

Non è Poliziotto Francesco, è Giampaolo.
Quello del ragù di tacchinella, che fermati.

“Giampà, dimmi! No, no, non mi disturbi, tranquillo. Si. No, non sto più a Marino, sto all’ospedale di Frascati. Ah, Eh, mi vuoi parlare ora? Dove? No, non torno a Marino. Ma hai capito chi è? Eh, no dai, Giampà, al massimo se vuoi parlare vieni qui che tanto io starò ancora due ore qui all’ospedale. Ok, ok, ok, dai, a tra poco.”

Attacco con una sensazione di fastidio, e non è legata al fatto che le due abbiano smesso e si siano tolte i guanti.
Mi dicono di aspettare i risultati fuori e appena esco trovo Martina che mi chiede com’è andata: “Bene”, rispondo, “Erano in due e con un tocco leggerissimo.”

Sogghigniamo entrambi come due dementi e poi gli dico della telefonata di Giampaolo.
E’ chiaro che se viene fin qui vuole farmi ritirare la denuncia. Aspettiamo a vediamo come va.

Mi chiamano per ritirare le analisi e sparisco.

Martina, ritrovandosi sola si avvicina alla ragazza che è stata portata sulla barella poco prima e che piange.
Vedendola, la tipa le chiede di aiutarla a morire e di farla scendere dalla barella.
Martina le risponde che non può aiutarla per nessuna delle due cose e che se è stata messa su quella barella, un motivo ci sarà.
La ragazza non se lo ricorda ma ad occhio sembra abbia a che fare con qualche acido di troppo.

Poco importa perché Martina, in quel momento, si sente chiamare e nel corridoio si palesano Giampaolo, Poliziotto Francesco e Pietro Numero Uno.

Al loro passaggio, la cantante dei Prozac + allunga il braccio verso Poliziotto Francesco chiedendogli di aiutarla a morire e di farla scendere dalla barella.
L’implacabile difensore della pace la prende con le sue forti braccia e la mette in piedi in men che non si dica.
E in men che non si dica arrivano anche le urla della dottoressa che caccia Poliziotto Francesco dal corridoio, insultandolo.

E’ in quell’istante arrivo io godendomi solo la parte finale della scena.

Mi accomodo fuori dall’ospedale insieme alla combriccola del blasco e Pietro Numero Uno esordisce con: “Mauro, immagino tu sappia il motivo per cui siamo qui, vero?”

Io ribatto con: “Certo, siete venuti per avvertirmi che il tizio non era un poliziotto in borghese come invece m’avete fatto pensare per tutto l’impegno che c’avete messo a non farmi fare la denuncia e che comunque l’avete identificato e fermato. Giusto?”

I solerti tutori dell’ordine si producono in un coro di “Ehm…” perfettamente a tempo (me ne congratulo) ed è Giampaolo a prendere la parola e a dirmi che il tizio che me le ha date era, effettivamente, un poliziotto in borghese e che è una persona a cui tengono molto.

Mi dicono delle frasi a cui voi non crederete ma che non sono state minimamente romanzate (e alle brutte, potrete chiedere conferma alla velletrana che ama interrompere i flussi narrativi), eccole:

– “E’ una persona che sta passando un momento difficile.”
– “Ti chiediamo di metterti una mano sulla coscienza.”
– “Per venire qui a scusarci a nome suo abbiamo dovuto ingoiare bei barattoli di merda”
– “E’ uno che ha dato tanto all’arma, non sarebbe giusto adesso, punirlo così tanto.”
– “Ha problemi con la moglie.”
– “Ha problemi di tiroide, è ingrassato un sacco”.

Io, a questi appunti, ribatto tutto quello che spesso hai voglia di chiedere a un poliziotto ma poi ti dici che è meglio non farlo.

Gli chiedo perché mettere uno che sta passando una fase problematica della sua vita, a gestire l’ordine in una situazione potenzialmente esplosiva.
Gli chiedo perché vengono da me a chiedermi di ritirare la denuncia quando persone come quella gettano fango sulla divisa che loro stessi indossano e che loro dovrebbero essere i primi a voler tenere pulita.
Gli chiedo perché sin da subito hanno coperto un loro collega visto che hanno ostruito qualsiasi tentativo di prendere il tizio in flagrante.
Gli chiedo cosa accadrebbe se io domani sera prendessi a calci nelle palle un agente e poi un mio collega (giovà, vacci tu!) si presentasse in caserma per dirgli che comunque l’ho fatto solo perché sto passando un brutto periodo.

Loro rispondono sempre nello stesso modo: “Si, tu c’hai ragione, però…”

Gli dico che non credo che sia un caso isolato, perché quel tizio ha allungato le mani e le gambe negli unici 3 momenti in cui io non lo guardavo direttamente e che quelle sono tattiche da picchiatore navigato.
Gli dico che non m’interessa “punirlo” per quanto fatto a me, ma mi interessa non farla fare franca a un tipo di comportamento ormai sempre più frequente.
Gli dico che se io non vado avanti con la causa e se quest’individuo domani ammazza di botte un altro, io non saprei come perdonarmelo.
Gli dico che hanno rotto il cazzo, che qualche tempo fa un poliziotto mi pedina la donna per provare a rimorchiarsela su Fb e adesso un altro mi prende a calci nelle palle.
Gli dico, soprattutto, che adesso sarà impossibile convincere Martina che la sagra dell’uva di Marino sia meglio di quella di Velletri.

Gli dico che ho tre mesi per fare questa denuncia, e che voglio verificare come intende muoversi la polizia di Marino nei confronti di questo elemento.
Gli dico, quindi, che hanno tre mesi per dimostrare che sono state prese delle misure e che questa persona non venga messa in condizione di sfogare le sue frustrazioni sulla gente, per strada.

Acconsentono. Lo trovano ragionevole.

Siamo rimasti d’accordo che andrò a incontrare questa persona la settimana prossima.
Voglio parlargli e voglio chiedergli delle cose.

Perché parlare di una società che diventa sempre più fascista è facile.
La “società” è un concetto davanti agli occhi di tutti e quindi, come direbbe Poe, quello meglio nascosto.

Vorrei parlare con questo tizio e ascoltare le sue ragioni se è vero che ne ha riconosciuto i torti.
E vedere se riesce a spiegarmi un po’ cosa si prova ad emozionarsi nel ruolo più eccitante della legge.
Quello che non protegge.

Uff.
In tutto ciò, neanche una ciambella al mosto.
Adrià, ci pensi tu?
‘raaaaaaaazie.

28 commenti

  1. spino -

    A me è successo qualcosa di simile anni fa di ritorno da Lucca…

    La segnalazione non funzionò… però non c’era il web2.0, quindi forse je la puoi fare.

    Daje, Uzzeo!

  2. Fla -

    Magari vacci con la conchiglia

  3. Mr. Tambourine -

    Conosco il tuo blog tramite Stefano di Bonafficiata e devo dire che mi ha dato proprio un bel consiglio.

    La storia che ti è successa ha dell’allucinante. E condivido in pieno il tuo modo di reagire.

    Forse non è la sede adatta, ma volevo dirti che scrivi molto bene e che le battute sono piazzate con gusto.

    Alla prossima!
    C.

  4. werther -

    porca troia uzzè…

  5. werther -

    era di ammirazione.

  6. Andrea Mazzotta -

    tienici aggiornati.

  7. Skull -

    Io procederei senza pietà (ma poi pietà di che?).
    Potevi rimanerci menomato sul serio.

  8. Flaviano -

    Stima! Per essere grande grosso e in grado di difendersi ma non aver reagito. E per essere andato avanti senza chiudere la faccenda con un massì.

  9. Elena -

    Ciao! io ero vicino a te con le mie amiche quando ti ha menato! O.O
    Incredibile che tumblr mi abbia portato al tuo post! Comunque confermo a tutti la tua versione! Allucinante!

  10. benny -

    ma tu lo sai che leggendo leggendo mi è quasi venuto da piangere?????????? mi ritrovo quasi quotidianamente a vivere momenti del genere non tanto per via di “sagre” o “ingorghi” (che pure quelli danno le sue rogne) ma più perchè in famiglia sono in 2 a portare la divisa e ovviamente i loro “amici” sono del settore!!! Di situazioni del genere ne vivo e ne sento a bizzeffe!!! Spero tanto che vengano presi dei provvedimenti per quell’essere e per tutti quei lavoratori in divisa che il più del tempo abusano soltanto del loro potere!!!!!

  11. Tsunami -

    Si però Mauro anche te.
    E’ chiaro ciò che è successo. Il poliziotto ti ha chiaramente confuso con il nipote di Gheddafi.
    Il naso, gli occhi, l’abbigliamento etnico (mi ci gioco le palle che portavi i pantaloni thai e le ciavattose infradito).
    Cioè dai, poteva capitare a chiunque.
    E nel caso di un processo daranno ragione a lui per via dei precedenti U_U

  12. Marco Scarcelli -

    Arrivo qui da facebook, un’amica ha linkato questo post e me lo sono letto tutto. Sono agghiacciato. Solidarietà totale a te e al tuo metro e novantatre di senso civico. Questi fasci hanno veramente rotto i coglioni, bisogna farli fuori uno ad uno, altro che senso civico.

  13. il decu -

    -Io non condivido il tuo senso civico, ma ti stimo non sai quanto.
    Avrei reagito molto peggio… soprattutto per me.
    -Esprimo tutta la mia solidarietà (che al massimo è del secondo tipo) alle tue palle.
    -Sono stanco di questo paese.
    -Da buon abitante di S. Maria delle Mole mi sono sempre tenuto alla larga dalla sagra di Marino, nonostante il mio amore per le ciambelle al mosto.
    -Condivido l’amara constatazione di Celestini, quando dice che la divisa (in Italia) non si processa e quindi dubito che questa storia finirà bene.
    -Ti consiglio di andare all’incontro preparato e in forze, portandoti magari anche un avvocato.
    -Infine, tanto per buttare benzina sul fuoco, se vuoi ti presento un paio d’amici che parlano la stessa lingua di quel signore che sta vivendo un momento difficile.
    -Porca troia!

  14. blablaz -

    malimortacciloro.

    comunque, solidarietà per i tuoi gioielli a parte, il dialogo tra martina e il poliziotto merita un premio 🙂

  15. Mauro -

    @Spino.
    Dai e ddai e ddddai.

    @Fla
    Dici in segno di regalo tipo Cristoforo Colombo? Conchiglie e specchietti, per farmi ricevere dal loro grande capo!

    @mr Tambourine
    Grazie mr! Onorato!
    (vorrei anche ringraziare Stefano, però! Qualche coordinata in più?)

    @Werther
    Fossi stato con me, col cavolo che si sarebbe permesso. Non devi mandarmi in giro da solo!

    @Andrea
    Sarà fatto!

    @Skull
    E’ che di solito, quando esco, un po’ di pietà di scorta me la porto sempre in tasca. E’ che poi prende il sopravvento!

    @Flaviano
    Avresti fatto lo stesso.

    @Elena
    Ciao Elena e grazie. Sia per la testimonianza che per le foto che mi hai inviato!

    @benny
    Come ha scritto una mia amica dopo aver letto questo post: “piangere e ridere ai tempi del fascismo”.

    @Tsunami
    Portavo i jeans. Ecco perché.
    Pantaloni thai sarebbe stata la soluzione.

    @Marco
    Facendoli fuori si rischia di assaporare il loro stesso potere. Questo è il pericolo maggiore!

    @Decu
    – Due chiacchiere in terrazza? Porto io le ciambelle.
    T’abbraccio.

    @Blablaz
    Per il premio pensavo a qualche geniale coprigioielli che potrebbe arrivarmi a natale…

  16. blablaz -

    Guarda, se avessi indossato la famosa mutanda barbuta che ti regalai anni fa i tuoi gioielli sarebbero stati moooolto meglio (ma forse tutta Marini ti avrebbe caricato).

  17. Non ti stavo cercando » Blog Archive » Quando un’immagine vale più di mille parole… -

    […] recentiSand su Quello che voglio per te.blablaz su Di tutta l’uva, un fascio.Mauro su Di tutta l’uva, un […]

  18. Stefano -

    Così hai le coordinate in più che chiedevi a Mr Tambourine: ci siamo conosciuti tramite rainwiz e brizio, il professionista del gaucho e anche insostituibile housemate.

    Però scrivo solo per dirti, sì, vacci accompagnato. Ma soprattutto, devi andarci? E soprattutto, conosci un poliziotto di cui fidarti, da qualche parte in Italia. Perché credo sia da non sottovalutare il consiglio di uno interno. Se vuoi chiediamo in giro.

  19. zietto -

    da bambino rompevi i coglioni e ti ho sempre detto prima o poi qualcuno li rompera’ a te,fatto , mille grazie alla forza pubblica.

    Un grosso bacio Zietto S.

  20. sara -

    io sto ancora ridendo per la “faccia da stronzo” ahahah

  21. Mr. Tambourine -

    http://www.bonafficiata.it/ basta?

  22. Andrea Cascioli -

    Maurino, non lo so: ho un sacco di amici poliziotti, piu’ o meno brave persone, passano la notte di pattuglia e prendono freddo, rischiano la pelle per poco piu’ di 1200 euro. Spesso aiutano gente normale che viene rapinata, altrettanto spesso, di pattuglia, si sentono dire “non fermate me, andate a prendervela con i ladri veri…” e giu’ a compilare moduli e rapporti, magari ben oltre l’orario di lavoro (gia’, perche’se fermi uno stupratore alle 4 di notte e dovresti staccare alle 5 stai sicuro che il rapporto lo finisci alle 8, non e’ che alle 5 puoi staccare e lasciare a meta’ l’arresto ed il rapporto).
    Poi ci sono gli stronzi come quello che hai incontrato tu.
    Saro’ sintetico: procedi, ferma lo stronzo.
    Non solo per Martina o per i tuoi frantumati gioielli di famiglia; per le mogli di tutti quei poliziotti che aspettano oltre le 5 di mattina, perche’ se il marito non torna pensano che “contrattempo” possa esere una pallottola e non solo un ritardo nel compilare moduli.
    Perche’ non siamo tutti uguali, e non sono tutti uguali i poliziotti.
    Ferma lo stronzo violento, anche per rispetto a loro, ai poliziotti onesti e le loro famiglie, perche’ quello li’ “disonora” anche loro e vanifica i loro sforzi.
    Per non fare di tutta l’erba un “fascio”.
    Ciao, Maurino, vai a fare la denuncia dai carabinieri, che sono dei “mastini” e scavano e non mollano.

  23. davide -

    allibito

    procedi, se ne hai voglia
    a me farebbe piacere procedessi ma se non ne hai la voglia o la forza comprendo

    solidarietà

  24. Marco -

    http://idvmarino.it/blog/2011/10/05/la-sagra-delle-occasioni-perse/

    linka e leggi.
    forse un idea della Sagra oltre cio’ che conosci te la darà…

  25. Paolo -

    Ciao Mauro, mi ha segnalato Marco Rizzo il tuo blog e sono rimasto scandalizzato ed amareggiato nel leggere il tuo racconto. Troppo spesso il cittadino viene lasciato solo, e quelli che dovrebbero salvaguardare la sua sicurezza si rivelano degli scansafatiche, cafoni, fascisti, picchiatori, gettando fango sulla divisa di tanti colleghi onesti e ligi al dovere. Ma, di questi tempi, sembra che quest’ultimi siano diventati una minoranza rispetto all’intera arma. Ti mando la mia solidarietà per quel che ti è accaduto ed anche i complimenti per la tua ironia. Facci sapere come è andata, quando incontri quello stronzo.

  26. Paolo -

    … e mi accodo ai suggerimenti de il Decu e Andrea Cascioli: vai all’incontro con un avvocato e procedi con la denuncia, perchè certe bestie devono essere fermate o punite sennò continueranno con gli abusi, sfogando le proprie frustrazioni con il prossimo. Aggiungo che forse era meglio, se il picchatore era un carabiniere, che la denuncia la facevi alla Polizia, evitando di imbatterti nell’omertà dei colleghi.

  27. mauro -

    vai avanti con la denuncia , e vai all’incontro con un avvocato
    se domani spara ad una auto dall’altra parte dell’autostrada e uccide un tifoso laziale ( benchè mi stiano sulle scatole TUTTI i tifosi di calcio) non ti perdonerai mai!

  28. Lo "sbirro" e il picchiatore alla sagra dell’uva - Mumble Mumble - ComUnità - l'Unità -

    […] solo i suoi diritti e sono ammessi solo i suoi problemi. Potete leggere il resto del resoconto a questo link. Presto, lo prometto, parleremo di Mauro per la sua produzione artistica. Intanto godetevi un giro […]

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