Dietro le quinte di Orfani: Ringo – Nulla per nulla –
E’ passato quasi un mese dall’uscita del mio albo d’esordio su Orfani: Ringo e visto che, tra qualche giorno sarà in edicola il terzo numero, credo proprio che tutti quelli che volevano leggerselo, ormai l’abbiano fatto.
Posso quindi parlarvene senza preoccuparmi di spoilerare troppo.
Se non l’avete ancora letto, chiudete immediatamente gli occhi e lanciate il portatile a terra.
Il compito di questo Dietro le quinte, non sarà quello di spiegarvi i miei albi (brrr mi fa orrore solo il pensiero), ma di raccontarvi qualche aneddoto legato alla loro realizzazione, cosa che si nasconde tra le pagine, e cosa invece è rimasto fuori.
Via, basta chiacchiere, cominciamo.
Dopo lunghe riunioni e confronti con Roberto per capire come suddividerci i capitoli di questa seconda stagione, appena blindata la trama orizzontale, abbiamo stabilito una divisione molto cartesiana.
Lui avrebbe affrontato gli albi che si svolgevano nelle principali città toccate dai nostri protagonisti, mentre a me sarebbero spettati tutti i capitoli dedicati al viaggio.
E il viaggio di Ringo, Rosa, Seba e Nuè comincia proprio dal secondo albo.
Liberati da Ringo dopo aver scoperto che uno dei tre è suo figlio, i tre ragazzini devono essere portati in salvo per rispettare la promessa che lo stesso Ringo ha fatto alla sua ex compagna (di vita e di battaglie) Barbara.
Dove li porterà sarà il motore che dà il via a questa storia che, oltre a far conoscere meglio i nostri personaggi che ancora non hanno avuto modo di parlarsi per bene, ci permetterà di affrontare quello che sarà il vero argomento centrale dell’albo: il compromesso.
Che il compromesso, sia il tema dell’albo viene già introdotto dall’estratto del libro che trovate sempre subito dietro il frontespizio.
E dal titolo.
Ecco, il titolo, “Nulla per nulla“, è esattamente quello che speravo venisse scelto dalla redazione quando sottoposi una rosa di possibilità.
Quali altri titoli avevo proposto? Sono tutti in questa mail:
Ma la scelta del titolo è stato l’ultimo passo prima di mandare l’albo in stampa.
Facciamo un passo indietro e ricominciamo.
Dalla prima pagina.
L’albo si apre con un paesaggio che ci racconta un mondo alla fine. Abbandonato.
In cui i nostri protagonisti si muovono senza troppi punti di riferimento e attenti a qualsiasi pericolo.
In poche pagine devo riassumere il contesto, più che l’albo precedente, e mostrare la reazione dei ragazzi a quanto appena avvenuto, oltre che presentarli a ipotetici nuovi lettori.
Lo scopo è quello di rendere Ringo, perfettamente leggibile anche da quelli che non hanno mai letto Orfani, però, ogni tanto, delle piccole strizzate d’occhio alla prima stagione, per portare avanti un discorso il più possibile coerente, me le sono concesse.
A pagina 9 c’è la prima:
E la risposta di Ringo non dà adito a dubbi sul fatto che non vorrà mai più essere chiamato in quel modo.
A pagina 14 viene fornita, al lettore, la prima indicazione sulla zona in cui si stanno spostando i nostri eroi.
Roberto ha fortemente voluto che questa seconda stagione proseguisse quella stilizzazione stilistica che c’era anche nella prima, per questo i luoghi che vedremo non saranno mai “chiamati” ma verranno comunque mostrati.
Quell’area, a nord di Napoli, è la zona intorno a Pozzuoli.
Probabilmente quella non è affatto la strada più veloce per raggiungere la metà che Ringo si è prefisso (Montecassino), ma volete mettere la gioia di iniziare il loro viaggio facendoli partire proprio dal lago d’Averno?
Nel sesto libro dell’Eneide, Virgilio, spiega che accanto al lago d’Averno c’è uno dei cancelli per entrare nel regno degli inferi, e siccome il loro viaggio non sarà certo una passeggiata, mi sembrava una bella allegoria per fargli iniziare il viaggio in serenità.
Questa invece è Piazza Marconi di Aversa
Ora, dovete sapere, che io e Roberto siamo pazzi e quindi, per tutte le indicazioni di luce, per gestire bene il giorno e le notti, ci siamo studiati i percorsi compiuti dal gruppo, a piedi, tramite il mai troppo lodato Google Maps.
Per cui le ore in cui sono ambientate le varie scene tengono conto di quanto tempo, realisticamente, ci vuole per compiere quei tragitti.
Ma anche questo ha un’eccezione.
Nel contesto realistico del loro viaggio, mi sono divertito a inserire un elemento che non troverete qualora provaste a ripercorrere la loro stessa strada, eccolo:
Questa è la versione distrutta e post apocalittica di un incredibile ponte che si trova, in Sicilia, tra Modica e Scicli e che io fotografai diverse volte in una bella vacanzina che ci facemmo io e Martina da quelle parti.
Eccolo qua:
Maestoso e inquietante, no?
Questa sequenza qui, invece,
si svolge in quella che era la vera villa di un boss mafioso della zona di Casal di Principe
E qui i ragazzini scoprono chi è davvero l’uomo che li ha salvati.
Un uomo che per loro è importantissimo perché ha dato il via a quella rivoluzione di cui loro non sono che gli ultimi esponenti.
Un uomo di cui avevano, persino, il poster in camera.
Questa idea del poster, che a qualche lettore è risultata poco credibile, se non addirittura forzata, si basa invece su quanto avvenuto diverse volte nella realtà dei guerriglieri.
E’ uso comunque, infatti, che la propaganda rivoluzionaria, crei immagini e poster per tenere desta la battaglia. Per avvertire, comunicare e fomentare gli animi di chi non deve arrendersi all’invasore.
Le più belle di queste immagini, a mio modesto parere, sono quelle vietnamite:
Ma è evidente che il nostro punto di riferimento primario è stato proprio quel Che Guevara, la cui immagine, ha cominciato a circolare sotto forma di poster già dal 1968, a pochi mesi dalla sua morte.
E se consideriamo che Ringo è ritenuto morto ormai da diversi anni, nulla di più facile che, avendo dato lui il via alla rivoluzione, sia nel frattempo diventato un simbolo per i giovani rivoluzionari.
Il viaggio dei nostri eroi prosegue e, finalmente, a pagina 36 arrivano al Monte.
Per rappresentare l’ultimo avamposto della civiltà prima della distruzione, il luogo in cui si annida tutta quella varia umanità che rimane in bilico tra la legge e l’oblio, abbiamo scelto Montecassino.
Chiaramente le favelas che pendono dal monte sono inventate, mentre il suo aspetto rimanda a quello in cui si trovava al termine della Seconda Guerra Mondiale:
Lì risiede la più grossa comunità di ribelli, tra cui alcuni degli ex-migliori amici di Ringo.
Per raccontarli ho immaginato un mischione tra:
– i compagni della foresta di Robin Hodd
– i ribelli di Star Wars (e sempre da L’impero colpisce ancora arriva l’idea di chi dovrà essere il traditore)
– Emergency
Che c’entra Emergency, direte voi?
C’entra tantissimo.
Prima di tutto perché Emergency è una realtà italiana, apartitica, di cui sono fierissimo e che si trova sempre ad aiutare quelle fasce della popolazione in difficoltà a causa delle guerre.
E il ruolo del Monte e del Centro, come avete visto nell’albo, è proprio quello.
Secondo poi perché ho dato a Abe – che durante la lavorazione dell’albo si chiamava Giona – proprio l’aspetto del suo fondatore e mentore: Gino Strada.
Ringo è una serie per cui io e Roberto ci siamo preposti il compito di raccontare una storia di finzione in un contesto il più reale possibile.
Per questo, dovendo costruire una figura così complessa e variegata come quella di Abe, sapendo che, in un certo senso, sarebbe stato una versione romanzata di Gino Strada, mi sono documentato su tutti i suoi libri (che vi consiglio di leggere) e tutte le sue apparizioni televisive.
Come tutti i personaggi complessi, è difficile farsi un’idea univoca di un uomo di così alta levatura morale e che trascorre la vita dentro tutte quelle trincee in cui noi difficilmente troveremmo il coraggio di immergerci.
Un uomo immenso che per portare avanti il suo scopo, la sua missione, è entrato in contatto con tutti i governi delle zone a rischio del mondo e con una tale quantità di aneddoti da raccontare da far impallidire tutti noi cantastorie.
Per questo, ognuna delle pagine che lo riguardano, all’interno dell’albo, viene da una storia vera.
E’ vero il modo di dire curdo con cui salutavano in alcuni centri Emergency
(ah, tra parentesi, complimenti a chi ha notato che Nicolai è basato sull’aspetto dello scrittore Nicolai Lilin)
E’ vera la storia del ragazzino che tentò il suicidio perché aveva perso la speranza di recuperare
Ed è vero anche l’aneddoto sul centro medico appena approntato, in cui nessuno però aveva pensato a occuparsi delle cucine
Ma perché proprio Gino Strada e non un personaggio di finzione?
Partire dalla realtà per raccontare una storia di fantasia era il nostro scopo.
E raccontare un’Italia in rovina anche attraverso i suoi elementi migliori.
E perché, quindi, dargli proprio il ruolo dell’uomo che tradirà Ringo?
Su questo mi sono interrogato tanto e ammetto che è stata proprio la sfida più ardua da affrontare in fase di scrittura.
Ma vediamo come si svolge questo tradimento:
– Abe salva Ringo
– Abe salva Nuè
– Abe parla con Ringo provando a convincerlo a restare. Dopo essere scomparso tanti anni, uno come lui farebbe comodo al Centro.
– Ringo rifiuta e rivela ad Abe che è lì solo per lasciare al sicuro i ragazzini e tornarsene a nascondersi nella sua isola.
A questo punto, Abe capisce che quell’uomo, davvero, non è più di alcuna utilità per la missione.
Per la rivoluzione.
Per la battaglia che hanno combattuto insieme.
Per le persone che ogni giorno vengono ricoverate a causa delle menzogne di un governo che ha condannato il mondo in cui vivono.
E quindi lo vende.
Lo vende perché per un uomo che nella vita ha uno scopo alto, altissimo, per cui sacrifica ogni altra cosa, Ringo è diventato inutile. L’ombra del rivoluzionario che era. Mentre la taglia sulla sua testa può permettergli di salvare ulteriori vite.
Una posizione scomoda? Difficile da accettare? Eticamente orrenda?
Sì.
Verissimo.
Anche ingiusta, se vogliamo, nei confronti di quella figura d’ispirazione su cui abbiamo basato il personaggio.
Ma una posizione comprensibilissima nel contesto in cui i personaggi si muovono.
Talmente comprensibile che quello di Abe, è il MIO punto di vista su Ringo.
Quando gli dice:
io sono completamente con Abe.
Condivido ogni sua parola.
E la difficoltà più grossa nello scrivere questa storia è stata proprio quella di costruirla affinché il lettore continuasse a tifare per Ringo per questioni emotive, di affezione e di etica relazionale, ma che comunque, si trovasse anche a comprendere le motivazioni di quello che si sarebbe rivelato il suo rivale.
Al netto dell’arrivo dei Corvi, della distruzione, e della rocambolesca fuga dell’ultimo minuto, la battaglia che si compie tra le pagine di Nulla per Nulla è quella tra due personaggi: l’uomo che ha innescato la rivoluzione e che si è ritirato quando ha visto che non andava come sperava, e il suo amico che, invece, è rimasto a combattere tutti i giorni.
Raccogliendo i cocci, ricostruendo, tentando di fare del suo meglio senza mai voltare le spalle a chi aveva bisogno.
Può un uomo di questo tipo essere il “nemico” del protagonista?
Sì, se il nostro eroe è un uomo che ha fallito ogni sua battaglia.
Sì, se il il nostro eroe è un uomo che attraverserà l’inferno per redimere i suoi errori.
Sì, se il nostro eroe è un uomo che cercherà in tutti i modi di capire cosa vuol dire diventare padre in un mondo non più capace di generare figli.
Questo è quanto.
Il resto è una meraviglia per gli occhi data dagli splendidi disegni di Luca Maresca, le atmosfere inquietanti e puntuali date dai colori di Alessia Pastorello e la copertina di Emiliano Mammucari che fotografa l’intero viaggio dei nostri protagonisti in un unico momento capace di riassumerli tutti.
Che Guevara era un criminale e terrorista, che fomentava la rivolta contro le istituzioni. Non proprio l’esempio più eccelso da citare in un articolo promozionale come questo. Invece di enfatizzare i criminali, qualche esempio di personaggio positivo che ha contribuito allo sviluppo dell’umanità no?
Ciao Mauro, è un piacere leggerti nei tuoi fumetti e “al di sopra” di essi. Ho iniziato a pensarlo quando sei intervenuto sulle pagine di JD e oggi più che mai ne sono fermamente convinto.
Complimentoni.