Nove mesi. Trentuno giorni.

17 gennaio 2014 da Mauro

finale mini mini

 

Dieci cose che ho imparato in un mese da papà.
Non una di più.
Non una di meno.

 

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Non importa quanto tempo abbiate atteso l’arrivo di un figlio nelle vostre vite, per quanti libri abbiate letto, per quanti corsi abbiate frequentato, per quanto vi sentiate pronti:  l’impatto è quello di un camion che vi colpisce in pieno volto.
Ma non un camion cattivo, tranquilli, un camion buono, fatto di supplì e mozzarella, che vi investe con tutta la sua forza.
L’unica cosa che potete fare è aprire la bocca e mangiare forte, senza trattenere il respiro mai.
E urlarlo a tutto il mondo.

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I trentuno giorni non sono cumulativi.
Non ho fatto un apprendistato di un mese, ho vissuto 31 giorni della marmotta al contrario, e le cose, ogni mattina, ricominciavano da capo e in modo del tutto diverso dal precedente.
Tre giorni fa il bimbo non piangeva se lo mettevo nella culla con la cappottina alzata. L’altro ieri stava tranquillo solo se stava tra le mie braccia. Ieri ululava se la madre si allontanava per un solo istante. Oggi ha gli occhi aperti e vuole stare sulla mia gamba destra. A pancia in giù.
Ma comunque, in ogni caso, nel bel mezzo della notte esige che io gli canti le canzoni di Nick Cave, anche quelle di cui ignoro i testi. True Story.

 

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La tetta è la sua unica ragione di vita.
Il suo monolito nero.
Il suo dio, la sua migliore amica, la sua confidente.
Colei Che Appaga Ogni Sua Necessità.
Per farla arrivare gli basta aprire la boccuccia nell’aria come un uccellino nel suo nido.
Solo che l’uccellino, bene che gli va, si ritrova in bocca un verme, vostro figlio, magicamente, un capezzolo.

Ah, prima che cominciate, tentare di emularlo boccheggiando per aria vi farà sembrare dei grassi salmoni appena pescati.
E questo è buono perché otterrete il risultato di far ridere la vostra compagna.
Da lì, al capezzolo, è un attimo.

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Molti vi diranno: “Ehhh ma la madre è la madre.”
Come a dire che noi contiamo come il due di coppe mentre il resto del tavolo gioca a Taboo.
Falso.
Non credetegli.
La madre è la madre, vero, ma la sua tranquillità, la sua sacra serenità, è totale appannaggio dei padri.
Per cui, rimboccatevi le maniche, sorridete, gioite, calma sempre e voce bassa.
Dimenticate il vostro lavoro. Fatevi la doccia in 4 minuti. Cucinate, o almeno provateci. Piegate i panni stesi ad asciugare. Sterilizzate ciucci e biberon. Andate a fare la spesa. Fate sparire le merde di cane da tutta via dei Sabelli.
Insomma, fate tutto ciò che pensiate possa tranquillizzare la vostra compagna, perché una donna che ha appena partorito è come mille cavalieri neri.
E lo sappiamo bene cos’è che non bisogna fare mai mai mai mai al cavaliere nero.

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Abituatevi: la vostra compagna, la stessa che prima andava in giro per casa vestita di tutto punto, precisa e ordinata anche prima di mettersi a dormire, dismetterà ogni parvenza di forma per focalizzarsi sul bimbo.
E questo non vuol mica dire che se ne starà per casa più trasandata, tsè, questo sarebbe fin troppo facile da gestire.
Significa invece, che la vostra compagna, che non è mai stata così bella, così formosa, così perfetta, si trasformerà in una dominatrix da videogioco anni ’90, tutta corpettini stretti per la pancia e tette perennemente al vento a causa di quei reggiseni senza coppe che si usano per l’allattamento.
Bello?

No.

Perché tutto questo avviene nell’unico mese della vostra vita in cui avete solennemente promesso al ginecologo che farete soltanto bacetti.

Ah! E a proposito, sulle meraviglie del sesso durante la gravidanza girano mille leggende metropolitane.
Non credete a nessuna.
Sono false come quelle dell’autostoppista e più di qualsiasi cosa possa avervi raccontato vostro cugggino.
Tutti quelli che vi raccontano di quanto sia straordinario il sesso durante la gravidanza lo fanno malignamente per creare in voi delle false aspettative, ma la realtà è soltanto una: farlo in quei mesi vuol dire importunare una donna che sta reggendo in equilibrio un cocomero di 6 kg sulla pancia.
Un cocomero che sul più bello, puntualmente, deciderà di farsi venire il singhiozzo.

Che in effetti fa ride’ tantissimo.
E a ridere, infatti, dovrete prenderla.

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Egli è come Samara, quindi non dorme mai.
Ma per qualche motivo inspiegabile (ma probabilmente riconducibile alle morfine che sgancia a ripetizione) voi non lo odierete. Semplicemente vi alzerete in piena notte, lo cullerete, assisterete all’allattamento – o lo allatterete voi col latte artificiale – e poi tornerete felicemente a dormire.

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Per due ore.
Se siete fortunati, tre.
Allora vi alzerete, lo prenderete di nuovo, lo cullerete da capo… e riaddormentandovi vi chiederete com’è possibile che riusciate a farlo.
E a quel punto il cosetto sgancerà un’altra morfina.

In più: se quando lo tenete in braccio con una mano tentate di mandare un sms con l’altra, o di risponde a una mail, Egli se ne accorge.
Se mentre lo cullate vi distraete guardando un video scemo su youtube, Egli se ne accorge.
Se appena lo infilate nella culla vi sbrigate a cenare, Egli se ne accorge.

E ogni volta che Egli se ne accorge, sono cazzi.

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Perché nessuno può mettere Egli in un angolo.

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In sala parto dovrete essere eroi e destreggiarvi come Pippo Franco mostrandovi sia laziali, che romanisti.
Alla vista della vostra compagna che travaglia da 21 ore resistete alla tentazione di strapparla dai tubi gridando: “Ti salvo io!”, fatela concentrare su di voi, fatela respirare, contare, MA NON FATELA MAI RIDERE, che per colpa mia Martina stava partorendo un polmone.

Ma soprattutto: preoccupatevi di tranquillizzarla e di tranquillizzare i parenti.
Rassicurare il parentado è fondamentale.
Molto utili, allo scopo, le bugie rassicuranti e l’invio di quelle foto scattate di nascosto mentre la vostra compagna rantolava così tanto che sembrava sorridesse.

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L’invasione dei parenti non è affatto quell’orrore che descrivono.
Ok, è vero, i parenti inizialmente tenderanno a trattare quel bimbo come se fosse il loro e voi due come dei completi sconosciuti capitati lì per caso.
E’ vero, verrete angosciati su base quotidiana dall’estenuante gioco delle somiglianze.
E’ vero, ai loro occhi sbaglierete qualsiasi cosa.
E’ vero, i nonni inizieranno a battersi per il possesso del pupo ma è la vostra buona occasione per ricattarli e farli sfidare a colpi di cene luculliane e di turni di latte.

E vederli sciogliersi davanti a quei cosetti appena nati vale più di ogni eventuale stranimento che potranno farvi venire.

Per cui: nonni sì. Sempre.

E per quanto vi considereranno per sempre figli, lo sanno che adesso siete diventati padri.
Proprio come loro.

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Gli amici reagiscono in modi bizzarri.
Ci sono quelli felicissimi per voi, quelli che si commuovono, quelli che vi chiamano, quelli vengono a trovare spesso per seguire la sua crescita.
Ci sono quelli che hanno sempre il timore di disturbare. Quelli che continuano serenamente la loro vita.
Ci sono quelli felicissimi per voi che però spariscono come se potessero restare incinti anche loro nonostante li abbiate rassicurati che non s’attacca.
Ci sono quelli che si agitano. Quelli che allora finalmente prendono coraggio e lo fanno anche loro.
Quelli che non vi conoscono ma si sentono in dovere di farvi capire quante cose state sbagliando e quanto invece vi converrebbe seguire i loro consigli.
Quelli che non gli importa nulla e che vi vogliono bene come prima e quelli che adesso vi vorranno ancora più bene.
Ci sono tantissimi pudori sulla gravidanza, sul viverla, sul mostrarla, sul raccontarla, per questo le reazioni saranno sempre diverse.

Io, dal mio conto, ho capito che vedere un mio amico che tiene in braccio mio figlio mi emoziona così tanto da farmi venire le lacrime agli occhi, e questo è il motivo per quella foto che trovate lì in alto, a inizio post.
Cliccatela che diventa grande.
Io me la guardo e me la riguardo come uno scemo, amando tutti e dispiacendomi per quelli che c’erano ma ho dimenticato di fotografare.

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Guardare Martina che tiene in braccio nostro figlio è la risposta alla domanda fondamentale sulla vita, l’universo e tutto il resto.

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Scritto in GZ, me

9 commenti

  1. Giorgio -

    Dig it!

  2. Mauro -

    \m/

  3. Francesca -

    Grazie per avermi fatto rivivere tutto: è incredibile come, quando crescono, ci si dimentichi di cos’è stato.
    E a ripensarci mi chiedo come siamo sopravvissuti a tre anni e mezzo di insonnia totale, prima che Egli cominciasse a distinguere il giorno dalla notte, prima che Egli accettasse che mamma e papà ogni tanto hanno questo sciocco bisogno di mangiare.
    Ora so la risposta: 42.
    E dire che a suo tempo credevo che quella fosse una serie di fantascienza.

    Comunque, è fantascientifico che tu riesca così spesso a commuovermi. Maledetto.

  4. Antonia Cangemi -

    Che meraviglia.

  5. Laura -

    Mi hai fatta piangere. Sei de Roma come me, e quindi mi hai fatta anche ridere. Io ho due ragazzi adolescenti, e li amo e faccio cose incredibili per me e per loro da quei giorni che stai descrivendo tu. Il loro papà… beh… alla nascita del 2° figlio si è dato, insomma non è stato proprio quello che sei tu. Martina è fortunata, ricordaglielo ogni tanto. I papà sono fondamentali ed Egli crea un legame speciale con il papà, molto differente da quello della mamma, ma lo crea nondimeno, e gli serve.
    Io non so chi sei o cosa fai, ma se non sei uno scrittore dovresti provare (io ci sto provando), sai descrivere emozioni fortissime in maniera diretta, precisa e senza fronzoli. Chi ti legge viene subito trasportato nel tuo mondo e nel tuo modo di vedere le cose.
    Hey, buona fortuna per tutto.
    Un bacio a tutti e tre.
    Laura (Roma)

  6. rainwiz -

    Quote: “E ogni volta che Egli se ne accorge, sono cazzi”

  7. Michela -

    …che dire…??? Un vero capolavoro! Non vedo più lo schermo per le lacrime che mi hai fatto versare! Un abbraccio sincero per te, Marti e un dolcissimo bacio sul nasino al vostro piccolo grande uomo…Michela

  8. cristiano cucina -

    ci siamo salutati fugacemente a lucca.volevo farti gli auguri,ma eri impegnato e non mi andava di disturbarti.se possibile anche se in ritardo auguroni di cuore…da un papà di due splendidi diavoli.hai scritto cose belle che condivido una ad una.magari un giorno ci sarà più tempo per scambiarci un saluto,intanto goditi questa meravigliosa avventura,la cosa più bella che ti potesse capitare.
    un abbraccio
    cristiano cucina

  9. Mirtilla -

    Sei dolcissimo! 🙂 Ironico e di grande ispirazione! Bello sapere che nel mondo ci sono ancora dei papà divertenti e come si deve! Continua così che la parte difficile deve ancora venire!!!

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