Meraviglie della natura #7: il Padrino del Festival.

13 novembre 2012 da Mauro

Da qualche giorno è iniziato il Festival Internazionale del Film di Roma e io, che per Muller provo un’adorazione profonda, decido di partecipare per la prima volta alla kermesse che si svolge da sette anni nella mia città.

Della trafila necessaria per ottenere gli accrediti, così come dei film visti fino a questo momento, ve ne parlerò nei prossimi post.
Ora è fondamentale parlarvi del supereroe che ho conosciuto in fila alla cassa del bar.

Le file alle casse del bar dell’Auditorium sono parte integrante del programma.

Puoi scegliere se partecipare a Abbiamo finito i soldi spicci per il resto, la fila neorealista fuori concorso, o a Non funziona la macchinetta del bancomat! che è quella in concorso, dura 90 minuti ed il colpo di scena spoilerato nel titolo viene rivelato solo nel momento in cui arrivate al cospetto della cassiera.
Per i curiosi che vogliono sapere come mai non venga attaccato un cartellino con l’avviso lì sul muro, sembra stiano realizzando un prequel.

Io decido di partecipare a Non funziona la macchinetta del bancomat! ma il caso vuole che arrivi in fila esattamente nello stesso istante in cui arriva un uomo alto, ben piazzato, camicia bianca, giacca nera, elegante, integerrimo, tutto d’un pezzo.

Un uomo così.

Il dialogo che seguirà tra noi due è una fedele trascrizione di quello realmente avvenuto perché, ancora estasiato dall’incontro, mi sono precipitato a tavola e ho riportato parola per parola sulla cartella stampa del film che stavamo per vedere.

(sì, ho dei problemi)

Per immergervi maggiormente nell’atmosfera del dialogo, io e Marlon Brando ci siamo adoperati per voi.


“Prego, passi lei, che ha la maglietta di uno preparato sul cinema.”

Inizia tutto così. Lui che mi vede vestito da straccione, con i jeans sdruciti e la maglietta di Vixen.


Ma no, si figuri.” rispondo io sorridendo “Vada avanti lei!”


Ma lei è preparato veramente?

Approfondisce.


“Abbastanza.”

Rispondo dopo averci pensato un attimo.


“Non come me.”

Lapidario


“Sicuramente”. 


“E che ne sa che sono preparato? Mi crede sulla parola?”


“E’ vestito come uno preparato.”

E a questo punto lancia il suo affondo.


“Io ho messo in ginocchio anche Tarantino, sà!”


“NO!”


“Su Sergio Leone, ah! Ah! Ma io sono uno che gliene può insegnare di cose!”


“Bhé, intanto cominci raccontandomi di Sergio Leone e Tarantino!”

E notando la scintilla d’interesse nei miei occhi, ecco l’offerta da non poter rifiutare!


“Molto volentieri, ma solo se ti siedi a mangiare con me. Posso offrirti qualcosa?”

Rapido come una vacca sdraiata nei pressi dell’anagnina che si gode il traffico sul raccordo, la mia reazione.


Guardi, credo che se la lasciassi sola a cena, la mia compagna la prenderebbe malissimo.”

E la sua.


“Mai usare termini politici per le questioni di cuore!”


“Non conosco termini più adatti!”

In quel preciso momento lo vedo fermarsi. Riflettere. Nella sua testa si combatte una battaglia. Deve convincermi che ha ragione. Trovata! Ha la risposta!


“Poteva dire: “La ragazza che esce con me!”

Rispondo al colpo!


“Ma prima o poi non sarà più una ragazza, e invece resterà comunque la mia compagna!”

Si toglie la giacca. Non tollera che io non accetti il suo punto di vista.


“Allora, ancora meglio: La donna che sta con me!”

Ribatto ancora una volta, socchiudendo gli occhi!


“Naaaa. Spersonalizzante.”

A questo punto si asciuga il sudore dalla fronte, mi si avvicina e con voce bassa e tono minaccioso afferma:


“Ragazzo, io ho insegnato per cinque anni psicologia del linguaggio e DEVI credermi. E’ un termine politico. Magari anche solo a livello subliminale, ma sempre politico!”

Decido di farlo.


“Mi ha convinto. D’altronde la nostra è una storia politica.”

E lui, tornato in sé, per riconquistare punti cambia discorso, lanciandosi nuovamente nel dorato mondo del cinema.


“Non esistono domande indiscrete, solo risposte indiscrete.” Che film è?

Io che ho iniziato a mostrare i primi segni di stanchezza rispondo:


“Uno che lei ha visto tantissime volte!”

E lì, il Padrino, ammiccando e facendosi suadente, mi si avvicina, mi mette una mano sulla spalla e svela la tattica che aveva preso alla lontanissima:


“Per qualche dollaro in più!”

Io che capisco che siamo prigionieri di un loop senza vie d’uscita, gli do il beneficio del dubbio buttandola in caciara.


“Non riuscirebbe a convincermi neanche in euro!”

E sul suo:

“Eh?”

di risposta, mi appaiono tutti gli dei delle supercazzole mondiali.
Con la benedizione del Conte Mascetti e dei Paguri e con una precisione tale da farmi invidiare dalla lama di Goemon, ho chiuso la partita con un:

PUPPPPPAAAAAAAAAA!!!

da competizione.

Il padrino mi ha guardato triste.

Si è seduto sulla sua sedia.

E solo a quel punto gli ho spiegato che il cinema dà un sacco di risposte, ma non tutte.

Molte, ad esempio, sono anche dentro Don Zauker.

Buon festival a tutti.

 

 

10 commenti

  1. federico -

    Apprezzo molto la chiusura, ma ciò non ha permesso di sapere in che modo Tarantino è stato messo in ginocchio!

  2. Sand -

    Concordo con Federico, tutta quella polemica sul termine politico e ci siamo persi un pezzo di storia del cinema…

  3. Mauro -

    Quindi, fatemi capire, per capire come è stato messo in ginocchio tarantino, avrei dovuto inginocchiarmi io?

  4. The Passenger -

    si, avresti dovuto….giuro, fino al finale pensavo, anzi speravo che il finale sarebbe stato esaltante come l’inizio, speravo che avresti scritto uno dei tuoi post più memorabili…..la fine è stata un taglio del budget dovuto al regista che sceglie di rigirare per suo sturbo una delle scene più costose e così si sputtana il film della vita solo per un puntiglio. un film che sarebbe potuto rimanere nella storia-quella del tuo blog ma anche nella nostra di lettori…si avresti dovuto inginocchiarti primo perchè sarebbe stato alla fine solo “metaforico” e poi perchè poteva essere uno di quegli incontri che anche tra 20 anni avresti potuto ricordare. anche no, ma sicuramente ora non più ….e per cosa? Pupppa? me lo sarei aspettato da un altro, non da te. ps te prego, me lo mandi?

  5. Mauro -

    Meno caffé dopo pranzo, Christian!

  6. The Passenger -

    non bevo caffè! ecco, come puppa! guarda che parlavo sul serio….mah!

  7. Mauro -

    proprio perché parlavi troppo sul serio ho pensato che fosse il caso di sdrammatizzare un po’, no?
    E poi, a te veramente interessa sapere come quel folle lì ha “fregato” Tarantino? Ma davvero? Ok te lo dico io, nella sua testa gli avrà fatto una citazione da un film di Sergio Leone, in italiano, Tarantino l’ha sentito e non capendo una mazza gli ha risposto: “What are you fuckyn saying?” e lui ha gongolato convinto di averlo tratto in inganno.
    Fine.
    Meglio? 🙂

  8. The Passenger -

    ma non è questo che intendevo……mi interessava farti sapere che io ho letto il tuo puppa come una arresa, per me è lui che ha vinto. hai ceduto sul più bello quando invece avresti potuto fregarlo tu….se poi il folle ( ma la gara a chi lo è di più è ardua ^_^ ) ti avesse raccontato che Tarantino non aveva capito etc….sono sicuro che avresti trovato una risposta migliore….insomma Puppa è una delusione….dopo tutto il resto è come se in un bel film scritto da chessò Mendes, il finale lo avesse scritto Boldi. ma è solo una opinione, l’importante è sempre e solo Kim Ki-Duk…ps appena mi arriva ti spedisco ON! promesso

  9. Mauro -

    Non se capisci che la vittoria era la liberazione dal tipo!
    E poi da quando un buon “puppa” è a livello Boldi? Non scherziamo! 😀
    KKD arriverà!

  10. The Passenger -

    io ancora aspetto un David di Donatello alla sua carriera!

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