Hometown Boy – Recensione.

10 ottobre 2012 da Mauro

Yao Hung-i è un nome relativamente nuovo del cinema cinese.
Pur avendo realizzato un unico lungometraggio, ha all’attivo diverse pubblicità, cortometraggi e soprattutto vanta la collaborazione con quel mostro sacro di Hou Hsiao Hsien per diversi suoi film.

Così giovine, ha visto già riconosciuto il suo lavoro raccogliendo diversi premi in giro per il mondo e questo è il motivo per cui nelle foto c’ha sempre quel mezzo sorrisetto da Oddio me sa che ijela faccio.

All’edizione del 2011 del Taiwan International Film Festival s’è aggiudicato il Golden Horse per il miglior documentario con Hometown Boy, dedicato all’arte, i dubbi, le paure,  e le goie di quel gran genio di Liu Xiaodong.

Ma chi è Liu Xiaodong?

Cominciamo col dire che è questo bel tomo qui:

ma per farvelo capire meglio, parlano in maniera decisamente più chiara i suoi lavori:

Diplomato alla Central Academy of fine Arts di pechino – dove adesso insegna – Liu Xiaodong è uno dei maggiori esponenti della pittura contemporanea cinese.
Il che non gli impedisce di trasformarsi in attore o direttore artistico nelle restanti 37 ore della giornata.

Al centro del suo sguardo, l’uomo inserito nella realtà che lo circonda. Che dell’uomo mostra i segni, le sconfitte e i momenti di trascurabile felicità.
La realtà come prova più visibile e concreta del suo passaggio e della sua esistenza.

Incontrando nel suo cammino il sorridente regista di cui sopra, i due hanno deciso di unire i loro sforzi in un progetto comune.

Nasce così Hometown Boy, la storia di Liu Xiaodong, un pittore che sta ottenendo un discreto credito in tutto il mondo da quando ha lasciato la Provincia di Liaoning, nel nord della Cina, a 17 anni, e che ha un’unica grande paura: tornare nel paesino dov’è nato e dove ha vissuto la sua adolescenza, guardare i suoi vecchi amici e trovare, nei loro occhi, un rifiuto di quel che è diventato.
Del “famoso” pittore che adesso è.

Partendo dalla sicurezza delle mura domestiche, unico luogo che Xiaodong ha continuato a frequentare – ma solo una volta l’anno, per la settimana delle feste di capodanno – Yao Hung-i segue il viaggio del pittore alla ricerca di quella parte della sua giovinezza che ormai è diventata altro e la sua necessità di fermarla, dipingendola.

Emergono con forza, dalle immagini del documentario, le sue insicurezze, il crollo delle certezze, le piccole ansie e le grandi gioie di ritrovare dei compagni di strada che credeva perduti e che, mostrando sulla loro pelle i segni del tempo trascorso, gli permettono, orgogliosamente di lasciarsi ritrarre.

E’ così che nascono questi quadri.

Simboli di un momento d’incontro e di ritrovo.

Fotografie, attimi rubati che racchiudono e fermano il tempo perduto nella serenità di un nuovo incontro.

Hometown Boy è un viaggio attuale che parte dal ricordo di un tempo passato e arriva a raccontare come si cresce e cosa si diventa.

Una storia di amicizia e di abbracci, ma anche di nervi scoperti e vecchi rancori che vengono alla luce con la forza di un furgone che, nottetempo, si abbatte contro il tendone all’interno del quale veniva realizzata un’opera che non sarà mai terminata.

Perché la vita, quella vera, proprio come l’arte, è capace di commuovere e ferire.

Mischiare la vita con l’arte è sempre stato uno scoglio troppo grande da superare.” Dichiara Liu Xiaodong in un passaggio molto toccante.
Perché il concetto di arte è ormai troppo legato al suo aspetto più commerciale. L’atto stesso del dipingere viene prima identificato come un modo per fare soldi che come una pulsione necessaria. Adesso la realtà mi spaventa meno, e per me, dipingere, diventa ogni giorno più giusto se con i pennelli e i colori posso mostrare al mondo, il mio punto di vista.

Opinione condivisa da Yao Hung-i che usa la sua macchina da presa per lo stesso motivo.

E anche da me che, nel mio piccolo, provo ogni giorno a fare lo stesso, anche tra le righe di questo blog.

Stellette?

8 su 10

E un nuovo, immenso, grazie al prezioso staff di Asiatica Film Mediale, che dà la possibilità ai cittadini di Roma di poter conoscere queste realtà.
In una location splendida e in via del tutto gratuita.

7 commenti

  1. rainwiz -

    Possibilità di recupero?

  2. Mauro -

    Ignoro ma indago!

  3. Hometown Boy | Bloggokin.it -

    […] questo intrigante film non vi resta che proseguire la lettura del post direttamente dal Blog “Nontistavocercando” di Mauro Uzzeo che sta seguendo (oltre a questo bel film) anche tutto l’Asiatica Film […]

  4. Isabella -

    interessa anche a me! Grazie <3

  5. Andrea Cascioli -

    Umanamente sembra interessante.
    E’ un percorso, e come tale, se genuino e non artefatto, stimabile e godibile.
    Artisticamente un poco meno. Lui, il pittore, intendo.
    Bravissimo, intendiamoci. Ma tecnicamente non vedo novità, costui arriva 100 anni in ritardo rispetto a Giovanni Fattori e a Telemaco Signorini. E a Silvestro Lega.
    La sua evoluzione che prevedo per non sembrare una copia dei succitati macchiaioli? Già esiste, anche quella: Lucian Freud (si, il nipote di Sigmund), scomparso l’estate scorsa, un macchiaiolo con vibrazioni formidabili in direzione della deformazione quasi caricaturale degli esseri umani. Invidiabile e sconcertante, Lucian Freud. Guardare per credere.
    Un cinese che riscopre le pennellate di un secolo fa non mi lascia però indifferente: non tanto per le sue (indiscutibili) capacità pittoriche, quanto per il fatto che se da un lato ci stimola vibrazioni, dall’altro certifica anche che di vibrare con questo stile narrativo abbiamo bisogno, e che oggi abbiamo dimenticato che quello stile pittorico-narrativo lo avevamo inventato noi.
    E quindi, chiedo scusa, mi intristisco un pochettino.
    Mi sembra quasi come quei turisti che vanno negli USA e al ritorno raccontano che lì hanno scoperto quanto sia buona la pizza.
    Riguardo al film non mi pronuncio, perché non lo ho visto. Suppongo sia bello e stimolante, che promuova l’Arte e la ricerca di percorsi umani.
    E perciò, benvenuta divulgazione.
    Volevo vedere il trailer, ma non sono riuscito ancora. Non dubito che sia accattivante.
    Il mio parere, in sintesi: nulla di nuovo, se non per la Cina che cresce e recupera un gap, e che tra poco veicolerà a noi il recupero del nostro personalissimo gap culturale; comunque, in quest’ottica, meglio parlare di Arte che di Playstation.
    Attenzione, però, a confondere la cultura con la divulgazione e/o un eventuale nozionismo.
    Detto questo, aspetto le lasagne cinesi ed una generazione di consumatori italiani che scoprano quanto siano buone certe inedite pietanze.
    Ma d’altronde noi lo abbiamo fatto con i loro spaghetti mille anni fa.
    La ruota gira. Stavolta i distratti siamo noi.
    E oggi Liu Xiaodong studia e dipinge meglio di tanti miei colleghi italiani che per guadagnare ricalcano foto o ricopiano disegni altrui.
    Grazie a lui e alla dimostrazione che crescere si può.
    Basta non perdere la memoria, dimenticare chi eravamo è davvero grave.
    Giovanni Fattori, Silvestro Lega, Telemaco Signorini, Lucian Freud.
    Una valanga italiana, europea.
    Se non li conoscevate, cercateli e abbracciatene la potenza.
    Come ha fatto Liu Xiaodong.

  6. Mauro -

    Grazie per il commento, Andrea!
    Approfondirò sicuramente i nomi di cui mi scrivi e cercherò anche di capirci quanto Liu Xiaodong gli sia debitore. La cosa che più mi ha emozionato del documentario è stata però vedere un uomo, quasi realizzato, che ha “timore” di incontrare i suoi amici che “sono rimasti lì” e non venire accettato. Perché alla fine è quello di cui abbiamo bisogno tutti. E poco importano i riconoscimenti mondiali, a noi interessa venire accettati da chi, in un modo o nell’altro, ci è vicino. Aldilà del suo curriculum!

  7. federico -

    A giudicare dalle dimensioni dei quadri deve avere un salotto enorme.

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