Guardarti in faccia e ringraziarti veramente.

15 marzo 2012 da Mauro

Martedì ero all’Init a vedere Amal e i Saroos.
Chi sono?
Amal è la mia amica entropica e ubiqua.

Quella che il lunedì scrive del mare, il martedì fotografa concerti a Roma, il mercoledì insegna alla scuola del fumetto di Genova e il giovedì potrebbe essere sulla luna, ma mai troppo lontana.

I Saroos invece, più semplicemente, sono un trio composto dalla crema dell’elettronica crauta.

Gente di Lali Puna che pomicia con i Notwist e gli Iso86, per intenderci, tirandone fuori un robo lisergico che fonde spazi siderali, soundtrack di film che non abbiamo mai visto e una nostalgia di post rock.

Il concerto fila che è una bellezza.

Martina ed io, stanchi dal giorno prima, balliamo con gli occhi chiusi e vorremmo non finissero mai di farci vivere questa fase di R.E.M. cosciente ripetendo in eterno i loro loop ipnotici e liquidi.

Florian Zimmer e Max Punktezahl si scambiano sorrisi e, nonostante l’Init non sia pieno, si percepisce una forte energia provenire dal palco.

Il trio si dà come avessero registrato un sold out.

Il loro set dura una settantina di minuti, e mentre le ultimissime note non hanno ancora smesso di rimpallarsi i feedback dagli amplificatori, accade qualcosa a cui, nonostante la mia lunga frequentazione di concerti dal vivo, non avevo mai assistito.
Max posa la chitarra, scende dal palco, va verso il banchetto dei vinili e dei cd e si mette a servire i ragazzi che vogliono comprare la sua musica.
E lo guardo rispondere alle domande, firmare autografi, farsi le foto con i fan, cambiare 50 euro e dare il resto.

Una quarantina di minuti dopo siamo seduti all’aperto, insieme a noi c’è anche Sarah, e Florian e Max ci chiedono se ci è piaciuto il concerto.
Gli rispondiamo che avremmo voluto fosse durato tutta la notte e ci rivelano che anche loro si sono divertiti parecchio, nonostante la stanchezza di chi era partito la mattina alle 9 da Berlino ed era venuto in treno a Roma, per poi ripartirne la mattina successiva.
Parliamo della loro musica e del concetto di progetto parallelo.
Max dice che per lui non esiste un progetto di punta ed altri laterali. Esiste quello che fa e le persone con cui lo fa, per questo “parallelo” è una parola che gli piace molto, perché non indica una gerarchia, ma una vicinanza, un percorso comune.
Con Florian invece si va sulla politica. Dice che dovremmo essere soddisfatti di Monti soprattutto per il gran lavoro che sta facendo per ristabilire l’immagine dell’Italia e di non lamentarci troppo se gli stranieri ci perculano per Silvio o per Schettino, perché c’è chi sta decisamente peggio. Lui, da tedesco, viene solitamente salutato all’estero con un Heil Hitler! mentre da musicista, viene perculato perché gli artisti tedeschi sono tutti checche isteriche.

Prima di salutarci dico a Max che sono rimasto positivamente colpito di vederlo al banchetto a vendere i suoi album.
Lui mi risponde che è una cosa che adora, “…perché vedi, tu puoi comprare un disco in un negozio o scaricarlo online, ma è quando lo prendi ad un mio concerto che io posso guardarti in faccia e ringraziarti veramente.”

Ci salutiamo così, che all’Init ci si torna venerdì prossimo.

Scritto in geni, me, muzic, seratelle

6 commenti

  1. RRobe -

    Buffo però, no?
    Tu stupisci e rimani sorpreso di una cosa che, ai fumettisti, vedi fare a un sacco di fumettisti, a ogni fiera.
    Dannato palco, che innalza al di sopra di noi, quelli come noi.

  2. Mauro -

    Ma quello fa parte del contesto in cui i fumettisti si muovono abitualmente da tanti anni!
    Sarebbe come se al lollapalooza ci fossero gli stand con le case discografiche e i rolling stones che firmano gli autografi e richards vomita sulla pagina di sinistra del booklet mentre su un palchetto centrale, gli u2, i radiohead, gli arcade fire e Marco carta fanno una conferenza sulla situazione attuale della musica mondiale, te lo immagini?

  3. Amal -

    Ti sei quella persona che troppo spesso trova le parole giuste, quelle che mancano a me.
    Grazie :*

  4. RRobe -

    No, non me lo immagino.
    Appunto!
    E’ tutta colpa del palco.

    Questi qui chi sono? Non gli Stones.
    Sono il corrispettivo di quell’autore bravo che porta le sue robe in fiera, ti vende l’albo, ti fa il disegno, ti stringe la mano, ci scambi due chiacchiere e poi ci vai a prendere pure il caffè, se capita.
    Arrivano ai concerti in treno.
    Ripartono per casa loro in treno.
    E’ il palco a farli apparire diversi e a farti sorprendere che poi da quel palco scendono e ti si mettono a spicciare 50 euro.

    p.s.
    Gli Stones, nel fumetto, sono quegli autori che, invece, alle fiere proprio non ci vanno.

  5. carlpaz -

    Ma per come butta il mercato, facile che qualche musicista
    faccia come Manara a Mantova comics.

  6. sarah -

    ci vediamo venerdì .. ?!

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