Zagor è il nuovo rosa.

16 febbraio 2012 da Mauro

Il 16 febbraio del 1106 appare in Gran Bretagna la strepitosa cometa X/1106C1.
Una roba per cui gli storici ne hanno scritto:  “In quell’anno fu vista una stella meravigliosa da osservare, tirando via dietro di sé un raggio di luce dello spessore di un pilastro ed eccelso nello splendore, preannunciando ciò che sarà nel futuro”

Il 16 febbraio del 1804, Stephen Decatur guida una incursione per bruciare la fregata Philadelphia, catturata dai pirati.
Un roba dietro cui sono state chiaramente nascoste le secret origins del pirata LeChuck.

Il 16 febbraio del 1923, Howard Carter, lo scopritore della tomba di Tutankhamon, toglie i sigilli alla camera funeraria del faraone.
Una roba che ancora oggi alimenta leggende di ogni tipo sulla maledizione delle mummie.

Il 16 febbraio del 1945, entra in funzione ENIAC il primo computer general purpose della storia.
Una roba che appena scopro il suo significato, aggiorno il post con una didascalia che vi faccia credere che io e il general purpose siamo una cosa sola.

Il 16 febbraio del 1961 viene lanciata la sonda Explorer 9.
Una roba che letta così sembra una figata e invece poi scopri che l’Explorer 9 s’era accontentata di essere una banale sonda atmosferica


(quando invece avrebbe potuto essere la più rivoluzionaria delle palle strobo anni ’70. Quella che, soltanto con la sua presenza, avrebbe fisicamente impedito ai truzzi di ballare e a John Travolta di ammalarsi)

Il 16 febbraio del 1980 un’eclisse totale di sole fa capire al mondo che la fine è prossima.
Ma Publitalia c’entrava sicuramente più degli astri.

Il 16 febbraio del 2012, il vostro amorevole sceneggiatore di quartiere, smette di cercare su Wikipedia cosa sia successo di tanto speciale nei 16 febbraii passati e si lancia fuori di casa per

tributare il giusto riconoscimento

all’iniziativa di ristampare dal primo, mitico, episodio (e in rigoroso ordine cronologico)

le avventure del personaggio che, più di tutti, gli ha fatto nascere l’amore per i fumetti:

Una roba che quando l’edicolante mi ha detto: “Ao, oggi se stanno tutti a comprà quer giornaletto che te piasce a te!”
la mia reazione è passata da un’iniziale, intimista, virgola di commozione… fino ad arrivare al delirio di onnipotenza

http://www.youtube.com/watch?v=M5FVNMNc0T8

comprensivo di propositi per il dominio dell’universo con tanto di grida affacciato sul mio terrazzo (con Anna che ha continuato a spazzare come se niente fosse).

ZAGOR ALLEGATO A REPUBBLICA!

ZAGOR CON I SUOI CARTONATI DAVANTI AD OGNI EDICOLA!

ZAGOR  NON PIU’ NASCOSTO COME UN PORNO TRA L’INTERNAZIONALE E UNA RIVISTA DI DESIGN!

ZAGOR SFOGGIATO!
Sì, perché mentre anche il buon Tex, negli anni, è riuscito a guadagnarsi il rispetto di un pubblico eterogeneo che va dal lettore casuale da edicola, al fan hardcore, fino ai frequentatori dei salotti più radical, Zagor non è mai riuscito nel compito di diventare, allo stesso modo, un’icona trasversale.

Vuoi per il tono delle sue storie, che non si prende mai sul serio.
Vuoi per l’immaginario pop dell’avventura a 360°  che è la sua croce e la sua delizia.
Vuoi per il suo inchinarsi e immolarsi all’altare della fantasia senza limiti di luogo o di tempo.

Tutti motivi che, se da una parte hanno allontanato una certa fetta di pubblico, dall’altra hanno fatto la gioia di chi considera la narrativa, un calderone al cui interno si possano – e si debbano – frullare tutti gli elementi a nostra disposizione.

Pirati, robot, vampiri, indiani, supereroi, streghe, alieni, draghi, damigelle in pericolo, sosia, l’horror, il western e la frontiera, il fanstasy, il giallo, la fantascienza.
In Zagor c’è tutto questo, e soprattutto c’è il viaggio – come ricordato da Luca Raffaelli nel suo bell’editoriale presente nel volume – a piedi.
Perché la scoperta è parte integrante e motore attivo dell’avventura di Zagor, il cui punto di partenza fisso è sempre l’immaginaria foresta di Darkwood, ma quello d’arrivo trova la sua ragione nei personaggi che ne determinano il tono e negli ambienti che ne stabiliscono il genere.

Ma di tutta questa roba, quando avevo sei anni, non potevo capirne molto.

Quando, nel luglio del 1986, vidi la pubblicità del secondo numero della neonata TuttoZagor, nella quarta di copertina del Tex che leggeva mio padre, rimasi folgorato.

Zagor, nella sua casacca rossa, con l’aquila sul petto, più simile a un supereroe che ai noiosi ranger o ai cowboy a cui ero abituato.
La scure al posto della pistola (da utilizzare solo per difendersi e mai per attaccare), la posa che non poteva che rimandare a Tarzan; i suoi nemici: bianchi e indiani allo stesso tempo, e il titolo, quella parolina che, da sola, riusciva a far venire un piccolo brivido sulla schiena: Terrore.
Quando mio padre si presentò con quell’albo in mano non sapevo ancora che tipo di impatto avrebbe avuto per me, né quanto la domanda: “E’ uscito Zagor?” sarebbe presto diventata una compagna mensile.

Ma stringere quel fumetto tra le mani ogni mese non era un’esperienza che si limitava alla semplice lettura.

Era forte la componente del legame che si andava a generare tra me e mio padre.
Entrambi allungati sul lettone, entrambi col proprio fumetto (e io sbirciavo tra i numeri delle pagine per vedere se ero più veloce di lui a leggere).
Entrambi uniti da un qualcosa che aveva tutto il sapore di un passaggio di consegne (che, anni dopo, si sarebbe ripetuto a ruoli invertiti!)

C’era la componente ludica, a metà tra una recita e un gioco di ruolo antelitteram, in cui io e i miei amici interpretavamo i personaggi utilizzando come copione le avventure che ci piacevano di più.
Tra le quali il posto d’onore spettava sicuramente a questa:

E questo particolare modo di giocare tra me e i miei amici è stato oltretutto rievocato da Roberto Recchioni nel n.11 di John Doe, un albo che ripercorre le vite dei suoi autori e il loro legame col fumetto.
Nella pagina sottostante, disegnata meravigliosamente da Federico Rossi Edrighi, viene offerto un quadro abbastanza chiaro di come si svolgevano gli avvenimenti, e di quanto i miei amici fossero effettivamente entusiasti di giocare con me:

Per la fantasia di un bambino di sei anni però, trenta giorni erano lunghi da passare, per cui la sorte migliore che poteva capitare a quei singoli albi era che venissero letti decine di volte, fino a decomporsi.
E questo, posso dire di averlo fatto.
Le prove?

Questo è il n.2 di TuttoZagor di cui vi parlavo prima: il mio primo fumetto.

Me lo porto dietro ovunque vada come fosse la mia coperta di Linus e gli sono affezionatissimo.

Come potete vedere, è reduce da diverse battaglie, ma è ancora tutto d’un pezzo.

Perché, vi dicevo, quella di venir letto decine di volte era decisamente la sorte migliore che potesse capire ad un fumetto nelle mani di un bambino.

La peggiore?

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Ok, calmi.

Non voglio generare eccessivo panico e preferirei evitare che qualcuno di voi restasse stroncato da un infarto.

Fortunatamente, quello di Pennarello su Fumetto, è uno dei pochissimi reati di cui non potrete accusarmi e al massimo, la mia colpa, può essere quella di aver ceduto a questi qui:

Potrei dire che il bianco e nero di quelle pagine era sicuramente una calamita irresistibile per le mie remore infantili, ma basterebbe a discolparmi?
E a salvare dalla forca i miei genitori che non mi amputarono le mani prima del misfatto?

Scuse.

La realtà era che

colorare le pagine di Zagor

mi piaceva da morire

per almeno

una mezz’ora.

Poi, fortunatamente…

…ci pensava la mia pigrizia a mettere in salvo le pagine restanti!

E così, grazie a Zagor, oggi avete un colorista in meno e uno sceneggiatore in più.

Che sia stato un bene, o un male, non ci sarà dato saperlo.

La notizia positiva, è che uno Zagor tutto a colori, alla fine è arrivato lo stesso.

E io ho una nuova occasione per perdermi, dopo tanti anni, dentro queste storie a cui devo la scelta della direzione professionale intrapresa nella mia vita.

Non perdetevelo, sarebbe splendido se questa iniziativa avesse il successo che merita e , come per Tex, potesse proseguire ben oltre i 30 volumi inizialmente previsti.

P.S.
Conoscendo il grande amore che nutro per il personaggio, tre amici dalle mani miracolose, mi hanno regalato le loro personali interpretazioni de Lo Spirito con la Scure.
Le condivido con voi perché so che apprezzerete.

Werther Dell’Edera:

Federico Rossi Edrighi:

Walter Venturi:

Se guardandoli, vi venisse in mente di copiare la loro idea, e inizierete a provare un forte bisogno di regalarmi una vostra interpretazione di Zagor, sentitevi pure liberi di farlo.
Io non mi offendo.

Scritto in fumettaria, me, zagor

8 commenti

  1. peppuzzeo -

    Ciccio,vedo con piacere che ne hai presi DUE…sei troppo forte, faccio bene a puntare su di te. Un abbraccio – a presto

  2. Carlo -

    Ciao, troppo forte, specialm. il video!
    Quella di Walter Venturi è bellissima!!!
    Carlo

  3. MicGin -

    grande post. rilanciato!

  4. Mauro -

    @Peppuzzeo
    Sapevo che dovevo prenderne tre! 😀

    @Carlo
    Vero, Walter è stato bravissimo! Ma anche gli altri due…

    @MicGin
    Onorato!

  5. cush -

    Sembri un poco matto…buon per te!
    ..cmq, questo blog mi sta piacendo..:D

  6. federico -

    Zagor è di nuovo rosa!

    (il disegno di Werther è qualcosa che è qualcosa)

  7. Sandrella -

    Io l’ho sempre detto che il bianco e nero ricolorato è meglio…

  8. spino -

    Sai mica se esce Zagor? 😀

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