La scommessa.

3 febbraio 2012 da Mauro

Esco di casa alle nove per andare a diventare più povero in posta.
Nel cielo nessuna traccia della neve che verrà, solo una fastidiosa e grigia acquetta londinese che dice e non dice, ed io sono contento.
Uscire prestino mi coccola nell’illusione di perdere meno tempo del solito, quindi entro in edicola.
Mentre scorro tra indice e medio le uscite giornaliere, gioendo della visione del nuovo albo di Zagor, ecco giungere un amico dell’edicolante che lo invita a prendere un caffè al bar.
Il ligio negoziante risponde che non può lasciare l’edicola incustodita, ma che comunque ha la macchinetta del Nespresso e il caffè possono prenderlo lì.
L’amico insiste per il bar, lui insiste per restare, ma ecco che l’amico, incurante della mia presenza, rivela le sue reali motivazioni.
“Io devo comunque andare al bar, perché c’hai presente quella mia collega – qui abbassa la voce – zoccola – la rialza – di cui ti ho parlato?
“Sì, sì, c’ho presente.”
“Ecco… quella… co’ quella abbiamo fatto una specie di scommessa. Se io uscivo a prenderle il cappuccino al bar, lei mi faceva – abbassa TANTISSIMO la voce – una pompa – la rialza – nel magazzino.”
“Bello! Ma non mi sembra una scommessa.” Dice l’edicolante con una lucidità commovente.
I due ridono, parlottano e alla fine l’amico va verso il bar a conquistarsi la sua felicità che, fosse per me, sarebbe chiara e col cacao sotto, tra il latte e il caffé.
Pago il mio fumetto stando ben attento a non incrociare lo sguardo col giornalaio, e vado verso la posta.
C’è pochissima fila, bene. Sono E-26 e stanno ad E-23, ottimo.
Compilo gli arroganti bonifici ed è già il mio turno.
La tizia mi parla con un accento marchigiano che pensavo fosse copyright Rainbow e questo mi fa sentire a casa.
Prende i miei moduli, inizia ad inserire i dati nel computer e proprio in quel momento il fato decide di benedirmi ricomponendo i pezzi del puzzle davanti ai miei occhi.
L’amico dell’edicolante, bagnato di pioggia, entra sicuro dietro gli sportelli, si toglie la giacca e porge il cappuccino verso la sua collega che sta gestendo i miei conti.
Lei gli sorride, ringraziandolo. “Grazie a te!” Risponde lui con un sorriso più orrendo di quello che già state immaginando, ma che lei sembra comunque apprezzare.
Poi, prendendo il cappuccino con entrambe le mani per scaldarsele, torna a voltarsi verso di me.
“Bonifico o postagiro?”

3 commenti

  1. watanabe -

    Ah bene a sapersi, una volta ci voleva una cena ora basta un cappuccino. E’ la crisi.
    e qui parte la sigla: Poste italianeeee…

  2. zeno -

    a me interessa conoscere il dopo bonifico….acqua frizzante?

  3. Mauro -

    @Watanabe
    Ferroviedellostato ha già fatto sapere che non ci sta a restare indietro!

    @Zeno
    Certo! Viene sempre offerta dopo il cappuccino!

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