C’era una volta un cultista, un avvocato e un siciliano.

7 settembre 2011 da Mauro

Che poi uno pensa che viene al festival e troverà la meraviglia in un qualche assurdo film austromediorientale, negli incontri con gli autori e le star hollywoodiane, negli indipendenti, nelle diverse culture che utilizzano il mezzo cinema per raccontarsi, e invece no!, l’inaspettato viene sempre a sedersi al tavolino vicino al vostro.

Nel ristorante di un amico del tizio che avete fermato per chiedergli dove fosse un altro ristorante.

E ci vuole un po’ per mettere a fuoco gli elementi, non è immediato.
Vi accorgete che c’è qualcuno al tavolo accanto al vostro soltanto quando gli viene portato un maestoso rombo al sugo di olive su letto di polenta bianca ed è chiaro che non potrete più vivere senza.
E mettete a fuoco un sorridente signore di mezz’età, col maglione salmone e la voce che sicuramente fu sicula, un tempo.

Quando gli portano l’acqua ecco che inquadrate anche il suo commensale.
Di età ragazzina, fattezze brasiliane e non una parola una, che sia italiano.
Timido, mangia e si ubriaca delle parole dell’altro. E dei suoi sorrisi, di cui si diceva.

Quando ordinano proprio il vino che volete voi che vi accorgete delle mani unite.
Anzi, mano brasiliana seppellita da mano sicula, per la precisione.
L’occhio clinico fa il resto, escludendo eventuali parentele e deducendone l’unica, meretricia, verità.

E’ giunta quindi l’ora d’attaccar bottone e non esiste momento storicogeografico più facile.

“Anche voi qui a Venezia per il delirio del festival oppure siete fuori dal girone infernale?”

Andata. Liscia come l’olio. Qualcuno ha lasciato i cancelli del parco giochi incontrollati e allora vado tranquillo.

Il tizio è siciliano, ci dice. Trapiantato a Roma da anni. Avvocato.

Il suo identikit cresce battuta dietro battuta e ogni nuovo dettaglio aggiunge elementi entusiasmanti.

E’ per metà ebreo e adora il Brasile, adora Bahia. Il posto più bello del mondo. Ha una casa a Bahia, ci va spesso.
Ed è lì che ha conosciuto Thomas.
Il suo “collega” Thomas.

Ci rivela che Thomas, che si esprime per cenni del capo e sorrisi imbarazzati, è in realtà un promettentissimo avvocato ed è per questo motivo che sono entrati in contatto, hanno fatto amicizia, la loro relazione è diventata più intima e questa è la loro prima vacanza insieme.

E’ bello, Thomas.
“Ventiquattro anni” dice l’ex siculo. L’occhio mi dice qualcosa meno di 20.
“Avvocato”, dice l’ex siculo ma io credo che la cosa più simile ad un aula di tribunale, Thomas l’abbia vista in una pubblicità della nuova stagione di Law & Order.
Preferendogli di gran lunga Lost.
Però ti guarda sempre negli occhi, ed è un buon punto a suo favore.
Si muove lentamente e ogni tanto twitta a mezza bocca, quasi vergognandosi, una frasetta alla cameriera che è pur ella brasileira, e torna ad ascoltare i nostri discorsi.

In realtà sono anche un po’ belli, il giovine e il maturo.
Scherzano con una tale intimità da farmi credere che possa realmente esserci qualcosa che vada oltre i soldi.
E quando l’avvocato parla di Bahia si emozionano entrambi.

Ed è qui che estrae la nuova carta imprevisti:

“Poi, non vedo l’ora di tornare a Bahia,  voglio farlo parlare con la IyalOrixa!”

Ai nostri sguardi perplessi, si asciuga il brodetto dalle labbra e ci spiega.
Ci dice che oltre alle case a Roma e a Palermo, ne ha anche una a Bahia, e abita lì per buona parte dell’anno. “C’hanno provato, i miei, ma tra cattolicesimo e ebraismo ho capito che le religioni monoteistiche non facevano per me. Da anni sono praticante del culto della Candomblè. La IyalOrixa è la sacerdotessa che ti inizia all’apprendistato.”

Da questo momento in poi sparisce tutto ciò che mi circonda e ogni micron della mia attenzione è a disposizione dell’AvvocatoPuttaniereCultistaGay.

Ci parla di una religione che si cuce a misura sulla persona perché ha a che fare con tutta una serie di spiriti ancestrali che rappresentano archetipi appartenenti all’uomo da sempre.
Compito della sacerdotessa quello di aiutarti a riconoscere i tuoi, quelli che maggiormente influiscono sulla tua vita e quelli che arriveranno a servirsi del tuo corpo e del tuo spirito per veicolare le loro specifiche caratteristiche al mondo.

Dice che è una religione che non ti porta alla felicità post mortem quanto ad una più prosaica forse, ma anche più concreta, serenità terrena in armonia con quello che ti circonda.
E dice che vuole condividerla anche col ragazzetto che lo fa impazzire perché non vuole imparare l’italiano.

Se lo bacia e se lo coccola.
Contento del suo ragazzino e di questa settimana di luna di miele.

Paga il conto, sorridendo, ed esce con noi dal locale.
Noi dobbiamo scappare che Niero ci aspetta già da 20 minuti a Rialto.
E non che  Daniele Niero, appena tornato dall’Australia dove ha passato gli ultimi anni a lavorare per film e varia altra roba in cgi, sia un personaggio di minor conto.

Ci accompagnano, e passeggiano con noi. Il maturo con le mani dietro la schiena, lo sguardo in alto, e la faccia serena di chi si gode il fresco.
Prima di salutarmi mi dice:

“Certo che m’ha detto proprio bene a nascere in questo preciso periodo storico. Guardami, sono ebreo, frocio e siciliano.
In qualsiasi altro momento avrei passato la vita a nascondermi, e invece eccomi qui, a raccontarvi di me passeggiando per le vie di venezia.”

E ora, Daniè, sai qual è il motivo del mio ritardo, che l’altra sera poi mica ne abbiamo parlato!

2 commenti

  1. spino -

    Sciapò…

  2. Mr. Tambourine -

    Genio!

Lascia un commento