Perdona e dimentica.

24 agosto 2011 da Mauro

In vista della prossima partenza per il festival del cinema di venezia – che quest’anno ha una selezione di titoli da strapparsi i capelli uno ad uno – ho messo il vestitino del bravo e coscienzioso studente e ogni momento della giornata in cui non scrivo/mangio/evacuo/dormo/cantocanzoniacasodeglismiths, lo passo a rispolverare le filmografie dei tre registi che attendo con più trepidazione:


Todd Solondz,


Johnnie To,


e Shinya Tsukamoto.

Ho inaugurato il cineforum casalingo con “Vengeance

di To, che avevo visto in sala tempo fa, seduto subito dietro al regista, grazie ad una segnalazione lampo del mio mago della pioggia preferito.

E Vendicami è un film da vedere per tanti di quei motivi che se questa fosse una recensione li elencherei tutti uno dietro l’altro, a partire dall’intensa e crepuscolare interpretazione di Johnny Hallyday, passando per colori e messa in scena, fino ad arrivare al mash up tra la Cina epica dei wuxiapian e la Hong Kong delle storie di mafia ben note anche qui da noi del fronte occidentale. Ma questa, come dicevo, recensione non è, per cui al massimo riporto quanto disse quel giorno lo stesso To:

“Io giro tanti film, quelli che piacciono a me sono quelli con cui non faccio soldi. Per questo devo girarne altri, che mi piacciono meno, ma almeno mi permettono di fare cassa. Così posso concedermi il lusso di girarne uno che può anche andare male ma non m’interessa, perché ne vado fiero. Questo è uno di quelli.”

E di quello che dice To, potete fidarvi.

Se vi fiderete pure del sottoscritto, e scaricherete il film online, inizierete a vederlo senza sorprese.

Se invece comprate il regolare dvd

(no bluray per l’italia, ladies and gentleman) scoprirete con gioia che

A) la selezione scene funziona solo cliccando nei quadrati e non sul numero della scena.
B) inserendolo in un qualsiasi computer, risulta essere il dvd di un altro film: “Simon Koniansky” (anche se per un errore nell’errore nell’errore del tizio che s’è occupato dell’autoring video il film risulta essere “SimonKoniansy” senza la kappa. E si, scrivo tiziO e non tiziA perché se scorrete quelle belle statistiche legate ai serial killer e ai mostri vari, scoprirete che i peggiori crimini dell’umanità – tra cui è sicuramente da ascrivere un pessimo autoring dvd – sono commessi da maschi).

Ora, io di questo misterioso film vi metto anche il trailer ma non me lo guardo perché sono uno che queste cose le prende bene.

Scrivetemi voi se ne vale la pena.

Torniamo a Vengeance e al perché questo post si intitoli come il quinto film di Todd Solondz (ci sarebbe una ennesima parentesi da aprire ma me la tengo per la fine, giuro)

Francois Costello (il personaggio interpretato da Hallyday) è un cuoco.
Smise di fare il killer quando un proiettile gli rimase mezzo infilato nel cervello.
Per cui, oggi che Francois deve vendicarsi del massacro di figlia, genero e nipotini, deve fare le cose con attenzione, perché a causa di quel proiettile lui dimentica.
E dimentica sempre più in fretta.
E fotografa ogni cosa che vede segnando cosa rappresenta per lui. Un nemico. Un amico. Una vendetta.

Ma cos’è la vendetta per chi dimentica? Per qualcuno che ha bisogno che gli venga costantemente ricordato che è in guerra?

Se lo chiedono anche loro, qui:

E me lo chiedo pur io che a questa cosa ci penso spesso.

Perché la seconda cosa che mi sento dire più volte è che sbaglio nel fossilizzarmi sugli aspetti positivi delle persone ignorando quelli negativi, che effettivamente ci sono e sono sotto gli occhi di tutti.
E la prima è che ho la testa bacata perché dimentico qualsiasi cosa.

Ho sempre pensato che fossero due caratteristiche ben divise, dopotutto la seconda è causata da un mix tra carattere e contesto, la prima è invece diretta conseguenza del credere profondamente nell’entropia e nel brutto.
Per cui ogni bonus che arriva è stupore inaspettato. E’ meraviglia.
Perché l’errore è credere che il bello ci sia dovuto e non considerare che, fondamentalmente, ognuno di noi lotta quotidianamente per sopravvivere a sé stesso prima che agli altri.
E dare è un passo successivo che già determina una prima vittoria.
Dare diventa più prezioso di qualsiasi togliere perché indica uno sforzo in più invece che in meno. E quello è il valore.

Ma se le due cose fossero completamente collegate?

Dopotutto io litigo forte quando ricordo tutte le esatte parole ascoltate che mi hanno fatto incazzare. E me le ripeto una dietro l’altra, continuamente, in un mantra fomentante rabbia. In loop. Le parole. Le facce. Le parole.
E mi ricordo mia nonna, in pieno alzheimer,  sempre sorridente. E di quella signora perennemente incattivita verso un mondo che non le ha mai dato tanto e che la faceva bestemmiare, se n’era dimenticata persino lei.

E allora come dimenticare senza l’orrore di dimenticarsi? (che ognuno è solo quello che è stato e che vorrà essere)

Io, in una dimenticanza buona, senza proiettile, in una panacea dirottabile verso la serenità, vorrei crederci.
Senza rancori, senza allarmi e senza sorprese.

Perché siamo scatoloni fragili, da maneggiare con cautela, e romperci è troppo più semplice quando, per aggiustarci, le istruzioni sono in tutte le lingue tranne che la nostra.

Solondz, dicevo prima, l’ultima parentesi.
A Venezia proietteranno il suo sesto film e quelli che DOVETE vedere, per il momento, sono tre.

– Fuga dalla scuola media.
– Happiness – Felicità.
– Perdona e dimentica.

I titoli originali del primo e del terzo erano i ben più evocativi: “Benvenuta nella Casa di Bambola” e “Vita in tempo di guerra”.
Per il secondo, io non lo so se si sono preoccupati eccessivamente del rischio di non essere compresi, ma hanno scelto di ribadire la felicità.

Per una volta sono d’accordo, e canto:

I tried to forgive, I tried to forget
Tried to not to relive what makes me upset
We all make mistakes so why not admit them?
I made a mistake, it’s just like me now

Life during wartime
Life during wartime
Time to reflect
Time to think
Life during wartime

I try to forget, try not to forget
The things you don’t get you always regret
When times are so rough and people are dying
I say that’s enough, there’s no use in lying

Life during wartime
Life during wartime
Time to improve
Time to do good
Life during wartime

I thought I could change the way that you think
Instead it’s so strange, I’ve turned you to drink
Oh why did I, why did I roam around on my own?
I should’ve stayed home, should’ve stayed home
And thrown out your iPhone, thrown out your iPhone

I thought I forgave, I thought I forgot
I tried to be brave but found I could not
I made a mistake and now it’s all too late
My heart’s full of ache, is this what is called fate?

Life during wartime
Life during wartime
Time to repeat
Time to be strong
Life during wartime

You cannot forget what can’t be forget
The life that you live, is that all that you’ve got?
Life during wartime
Life during wartime
Life during wartime
Time to repeat
Time to be strong
Life during wartime
You cannot forget what can’t be forgot
The life that you live, is that all that you’ve got?
Life during wartime

7 commenti

  1. andrea -

    come diceva il buon Bilotta per bocca di Valter Buio: guardare indietro senza voltarsi. Che a conti fatti è l’unico modo in cui riesco a sopravvivermi.

  2. cristiano -

    sul muretto sotto casa ho letto per mesi la disperata scritta “tu dimentichi, io perdono”.
    così, per dire.

  3. Benny -

    perdona e dimentica sembra simile a memento… e a me memento è piaciuto parecchio!

  4. Mauro -

    @Andrea
    Saggio billo! E come diceva anche quell’altro lì: mai tornare indietro, neanche per prendere la rincorsa!

    @Cristiano
    sotto casa mia: “Se non hai la panda non fai la figa!”

    @Benny
    In realtà lì riassumevo la trama di “Vendicami” e per quanto, scritto, possano sembrare simili non hanno proprio nulla in comune. Credimi!

  5. spino -

    vai sereno sul discorso memoria…a me, al contrario di te, mi dicono che mi lego tutto troppo al dito… potremmo dire che siamo lo ying e yang della memoria 😀

  6. meme -

    tempo fa durante un mio sfogo una persona che stimo molto mi disse di fare attenzione perchè il nostro cervello è un gran revisionista. Il senso che diedi a questa cosa che continuava a che continua a ronzarmi i testa è che tendiamo a dimenticare e a non dimenticare quello che sostanzialmente ci serve a giustificare le nostre azioni o semplicemente a soffrire meno. La conclusione sommaria fu che non esiste un equazione ma solo un meccanismo di difesa\offesa che ognuno si costruisce a sua immagine e somiglianza.Io cerco di non dimenticare, perchè spesso le cose che mi hanno ferito sono le cose che più mi hanno insegnato. Ho scoperto che non esiste un mondo di soli buoni e per me non è nemmeno un ambizione. Nel mio caso Perdona e dimentica non funziona . Il perdono implica il ricordo, e ricordare è la parte più difficile del perdono.

  7. Stef -

    Historia magistra vitae. Credo nella memoria come bene collettivo e individuale. Mi spaventano la “dimenticanza” e la felicita’ (?) dell’oblio. A me piace pensare di poter vivere in un mondo migliore dove ognuno ha il coraggio di vivere ricordando e migliorandosi. E dove ognuno ha la capacita di guardare il bello, nonostante tutto…

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