Lo scoop! Lo scoop dell’estate!

25 luglio 2011 da Mauro

Le minorenni fanno vedere le sise ai telefonini.
Le minorenni fanno vedere le sise in webcam.
Le minorenni lo fanno gratis perché non hanno valori e non sanno a cosa vanno incontro.
Le minorenni lo fanno a pagamento perché non hanno valori e 25 euro di ricarica vodafone sono un piccolo passo per l’uomo ma un grande passo per l’amenità.

Questo il nuovo sensazionale scoop emerso dall'”inchiesta” di Antonio Crispino per il Corriere della Sera.

Cosa emerge in realtà da questa inchiesta? A parte che è arrivata l’estate, intendo.

Che il Corrierone ormai ha rubato l’esclusiva al Messaggero per quanto riguarda le farloccate pruriginose che tanto interessano all’italiota medio.

E come lo fa? Con un articolo e un video che più fasulli non si può.

Allora, iniziamo rivelando una scomoda verità: le femmine mostrano le sise.

Lo facevano quando io stavo alle medie
(grazie Vanessa, ci hai insegnato più cose tu che tutto il corpo docente),
lo facevano quando stavo al liceo
(grazie Silvia, ci hai insegnato più cose tu che tutte le notti passate ad okkupare),
lo facevano quando io ero minorenne e guardavo le mie coetanee in chat
(grazie Spiritella83, Redviolet, Frafra, Cesarina81 e tutte le altre centinaia di anonime che mi hanno dimostrato che 4 pixel sgranati, di colore marrone, in era di 56k potevano voler dire “capezzolo”).

Ho tifato per Chiara che era di una bellezza strepitosa. Ho visto Sesya che lo era meno ma almeno ridevi per quanto sudava il suo uomo “Spyke”.

Ho assistito in tempo reale all’alba del “Se te le faccio vedere mi ricarichi il cellulare?” e ho scoperto che dare tutte le cifre tranne le ultime due con la falsa promessa di rivelarle subito dopo era una tattica che – incredibilmente – poteva funzionare.

Ho scoperto dell’esistenza di programmi che permettevano di poter registrare queste performance e ho visto le ragazze correre ai ripari e tutelarsi togliendo il volto dall’inquadratura.
Ho visto i maschi accorgersene soltanto parecchi mesi dopo, convinti che ormai la voce arrivasse direttamente dalle tette.

Ho visto finire i primi video sul mulo nei formati più disparati assistendo così, tra miliardi di fake dai titoli impronunciabili, ad un nuovo rilancio del genere amateur.
Ho visto (stupendomene, effettivamente) come si lasciavano filmare queste ragazze e questi ragazzi, nei bagni e nelle classe dei licei e ho ripensato a quanto avrebbe potuto essere diversa la mia dolescenza se i cellulari avessero già cominciato a diffondersi.
Ho visto De Sica e Pasolini nei video girati nei parchi e nei casolari delle periferie e dentro le case popolari in quello che poteva essere definito solo come Esibizionismo Neorealista, e davanti ad uno di questi ho avuto seriamente paura per quello che sarebbe potuto accadere e che fortunatamente non è stato.

Ho visto i video che Crispino spaccia come scoop nell’inchiesta – ALMENO – cinque anni fa (uno di quelli finì pure al tg4 raccontando la storia – reale? inventata? –  della ragazzina che fece vedere le tette per ottenere qualche voto di più nell’elezione della rappresentante di classe) senza bisogno che un sedicente sedicenne mi raccontasse che li aveva girati lui.

Senza bisogno che un garante della privacy mi dicesse che i rischi che queste ragazze corrono sono che “questi video potrebbero vederli futuri datori di lavoro o il padre del ragazzo con cui vorrebbero fidanzarsi” perché queste sono motivazioni da entroterra italiano anni ’50.
Perché a queste ragazze, se vogliamo parlare di “rischi”, si dovrebbe puntare ad altre motivazioni e non ‘sta roba uscita da un film di Totò (con tutto il rispetto per il principe).
Partendo, prima di tutto, dal comprendere il contesto che le circonda. Il tessuto sociale e politico in cui sono cresciute. E non insegnargli che è sbagliato perché ferirebbero l’onore del padre del futuro fidanzato ma perché nessuno dovrebbe poter abusare della loro immagine e della loro persona.
Che sta a loro tutelarsi perché a nessun altro staranno a cuore quanto a loro stesse.
E che qualsiasi cosa vorranno fare nella vita debbono premunirsi di avere spalle tanto grandi da poterne sopportare le eventuali conseguenze.

Ma per tutto questo (che fa sempre e comunque bene sottolineare e che dovrebbe entrare, di diritto, nell’attuale programma di educazione del fanciullo) in relazione al fantomatico fenomeno di cui parla Crispino nella sua inchiesta, siamo ormai incredibilmente in ritardo.

Perché tutto questo si è magicamente ridimensionato.

Perché, aldilà di quello che Crispino dichiara, quello che accade realmente (e lo si verifica semplicemente facendo una ricerca online) è che è difficile trovare un video più recente di quelli (vecchi, ripeto, di almeno cinque anni) che, per l’appunto, si vedono nell’inchiesta del Corriere.

Quindi? Cosa è successo nel frattempo? Perché improvvisamente, dopo un notevole exploit iniziale, il fenomeno dei filmatini piccanti sfuggiti al controllo, s’è ridotto al punto di sparire?

Cosa è cambiato? Una presa di coscienza collettiva?
Un’improvvisa maturazione del mezzo comunicativo?
O semplicemente dobbiamo ricondurre tutto all’inversione di percezione della rete – avvenuta soprattutto grazie a Facebook – che ha dimostrato quanto rivelare la propria identità, senza nascondersi dietro l’anonimato di un nickname, potesse essere cool.

La fuga dall’anonimato ha portato ad un nuovo tipo pudore nella rete, più simile a quello che viviamo fuori dallo schermo?

A quanto pare si. E di questo sarebbe stato interessante che parlasse Crispino.
Questo avrebbe potuto essere uno spunto interessante per un’inchiesta.

Come far convivere, oggi, pruriti e pudore quando tra pubblico e privato non c’è più differenza?

Dal compiacimento di mostrarsi a chi non si conosce si è passati al farlo – con una metodologia del tutto differente – davanti a quelli che sanno chi siamo.
E questo, in un certo modo, ha creato un nuovo tipo di esibizionismo, legittimando e mettendo sullo stesso piano chi vuole mostrare la sua moto nuova, chi posta le foto della sua vacanza alle maldive e la minorenne, in bikini e in posa da calendario davanti all’armadio della propria cameretta, che grida “Un momentooooo!” ai genitori che la chiamano per cena.

5 commenti

  1. Attrici e modelle purché sian porcelle -

    Le ragazze di oggi saltano la gavetta e si buttano subito nel giro dei film porno, vedi la segretaria del PD.

  2. Pao -

    Non sarà che non ci sono filmati nuovi perché la gente li fa rimuovere più alla svelta? O forse si è semplicemente diffusa la consapevolezza dei rischi: magari fino a qualche anno fa chi veniva ripreso, nemmeno ci pensava alla possibilità di finire su internet. Oggi invece, ogni foto, ogni filmato, sono già in partenza destinati a tutti.
    Non ci si mette più in posa per chi scatta, ma per lo sconosciuto che un giorno potrebbe guardarci. E di questo ci si ricorda istintivamente (nuovi istinti tecnologici) anche al momento di mostrare le sise.
    PS: in tutto questo ci vorrebbero due parole su ascesa e declino di chatroulette.

  3. Mauro -

    @Attrici & Modelle
    Tra le ragazze di oggi e quelle di ieri vedo, fortunatamente, pochissime differenze. Semmai è cambiato come ce le raccontano o come le vogliamo raccontare.

    @Pao
    Non credo che oggi li facciano rimuovere alla svelta. Quella roba dal momento in cui inizia a girare nei canali p2p è andata, non la fermi più. Credo più che altro che si sia proprio spostata la zona d’attenzione e che stia cambiando l’approccio esibizionistico alla rete.
    Per quanto riguarda ascesa e declino di Chatroulette credo che il suo successo sia stata la sua dannazione. Ossia l’intervento di un rigido sistema di censura e banning ha fatto si che il 90% delle persone che prima lo frequentavano per OVVI motivi, poi è stato bannato per lo stesso motivo per cui era lì.
    Curioso ma prevedibile.

  4. Solange -

    “Ho visto i maschi accorgersene soltanto parecchi mesi dopo, convinti che ormai la voce arrivasse direttamente dalle tette.”
    Genio! 🙂

  5. Harlock -

    avevo letto “è un piccolo passo per l’uomo ma un grande passo per l’imenità”. non che cambi molto. è quando mi son messo a pensare alla “imenità parlamentare” che mi son detto basta, fermati.

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