[G.O.L] Ivan Silvestrini.

1 giugno 2011 da Mauro

L’anno è il 2004.
Il corto è quello del colibrì che ho già postato da queste parti tempo fa, e il premio è quello del concorso “Città in corto” organizzato dall’università La sapienza di Roma nella categoria Miglior Cortissimo.
Uh. Bello. Così va la vita e la vita è divertente.
Penso che, per quanto sia un premio piccolo, non vedo l’ora di calcare il palco dell’Aula Magna per andarlo a ritirare.
Un piccolo passo per l’uomo, un grande passo per l’umanità.
Poi il giorno arriva e io me ne dimentico.
Un piccolo passo per l’uomo, un grande passo per l’amenità.
Mi telefona Andrea per chiedermi dove io sia, e io sono sempre nello stesso posto, ossia sono di corsa.
Ma arrivo in tempo per il mio nome e solo per quello.
Prendo il premio e me ne vado subito, senza parlare, senza dire, senza fare.
Una grande star snob ed arrogante che si concede per pochi istanti. Mi piacerebbe che la gente lo credesse, ma in realtà, era più semplice inquadrarmi come un ometto (ancora) magro e incapace di organizzarsi.
Così va la vita.

Qualche giorno dopo mi chiamano dall’università.
L’emittente locale RomaUno vuole intervistare i vincitori di Città in corto.
Vado. Stavolta vado.
Per tempo, Mauro, per tempo.
Non fare le cose di corsa.

Nella saletta di RomaUno vedo quattro personaggi.

Delle prime due, i miei occhi chirurgici sentenziano immediatamente il giudizio netto e incontrovertibile di “Patate”, il terzo è riflessivo senza essere ombroso, il quarto è chiaramente pazzo ed è infatti il primo a farsi avanti.
E’ uno dei più divertenti e attivi frequentatori di I.A.C., il noto newsgroup italiano dedicato al cinema e da un po’ lavora come operatore/organizzatore/non ho capito cosa a RomaUno e finalmente ci incontriamo dal vivo.
Il suo apporto a questa storia, purtroppo, finisce qui.

Le due Patate (Notevoli Patate, si correggono i miei occhi dopo un secondo colpo di bisturi) sono le vincitrici del premio nella categoria Miglior Documentario che hanno realizzato aggregandosi, di notte, alle ronde dei tizi che assistono i barboni intorno alla stazione Termini.
Il loro apporto non finirà qui.

Il riflessivo si avvicina e si presenta: Ivan Silvestrini.

Non scopro niente di più perché veniamo chiamati a prendere posto per iniziare l’intervista.
Mi siedo. Dico la mia. Mostro il corto (prometto alla mia virilità che appena girato il mio primo lungometraggio mi rifarò scrivendo “Mostro il lungo”).
Le tipe dicono la loro e io le ascolto così attentamente da scoprire che la carta da parati che usano negli studi di RomaUno viene realizzata da una ditta di Pordenone che ha un nome che rimanda ai cultisti di qualche setta Lovecraftiana
Poi tocca ad Ivan.
Serio, serio, dice robe di un’ironia così tagliente da distrarmi dal pensiero di quanti operai possano lavorare nella ditta di Pordenone e quanti di essi siano effettivamente devoti a divinità tentacolari.
Smette di parlare lui e tocca al suo lavoro con cui vinse nella categoria Miglio Corto:

Autodistruzione per principianti

http://www.youtube.com/watch?v=1jAFS0GzdKk

(lì è solo un estratto ma qui potrete downloadarlo integralmente)

Resto sconvolto.
‘Sto tipo di 22 anni seduto accanto a me, aveva realizzato un corto ironico, raffinato, personalissimo e pieno di stile.
Come fosse una cosa normale.
Come fossimo in una qualche cazzo di città del nord europa dal nome in pronunciabile e non in Vaticania.
Rispetto.
E meno odio di quanto possiate immaginare.

Conclusa l’intervista a quattro, le due Patate mutano il loro atteggiamento trasformandosi in saltellanti Pollyanne e ci invitano a cena a casa loro che vivonosolesonocoinquilineequestaesperienzalehalegatetantissimo.
Io, da grande rockstar snob e arrogante che si concede per pochi secondi declino l’invito e appena voltato l’angolo mi precipito sul treno per Marino per non arrivare tardi ad una cena che avevo promesso ai miei genitori.
Sfigato.
Ivan, serio, riflessivo, e ironico, ma sicuramente non coglione come il sottoscritto, va.

Le pollyanne non demordono e ci invitano di nuovo.
Devono apprezzare molto l’idea di cenare tra giovani e rampanti registi vincitori di minuscoli premi nella loro casachedividonoormaidaqualchemeseecheècosìbellaquandodentrosirespiral’arte.

Vado.

Quello che avviene tra noi quattro nelle mura di quella casetta piccola ma accogliente ha del bizzarro.

Ivan & Mauro tra passioni ed obiettivi comuni si scoprono fratelli separati nella culla e le ragazze, nel constatare quanto, pur stando seduti al loro tavolo a mangiare ottime cibarie che LORO STESSE ci hanno preparato, riusciamo ad ignorarle e a parlare come se non esistessero, reagiscono in modi del tutto inaspettati.
La più bella ci prova con Ivan.
La più dolce e attenta fa la dolce e attenta con me.

Entrambi capiamo di essere ad uno stallo, un punto di non ritorno ed è arrivato il momento di comportarsi da uomini. Per cui ci alziamo in piedi, le salutiamo per la buona cena, le ringraziamo per la compagnia e ce ne andiamo.

Passeremo le successive ore a parlare della vita, dell’universo e tutto il resto.

Ora, cosa possa insegnarci questa apologia della sintonia omo/etero/universale che nasce da zero e porta comunque a qualcosa di diverso da un film di Ang Lee, io non lo so.
So solo che Ivan negli anni successivi ha sfornato un capolavoro

dietro

l’altro.

S’è iscritto al centro sperimentale di cinematografia e ne è uscito come l’allievo migliore del triennio (ma anche del decennio, dai), ha iniziato a mangiare cose colorate di verde, ha fatto il suo primo bagno al mare di giorno, ha giocato con l’Isola di Fuoco, ha tenuto stretti a sé i suoi amici e il suo professore di filosofia, ha diretto videoclip musicali e spot, s’è innamorato di una ragazza geniale che gli ha fatto capire che le cose nascono per essere eterne e che ci sono poche cose cinematograficamente più valide della saga di Saw l’Enigmista, ha vinto tutti i possibili premi che si possono vincere, ha diretto il suo primo corto ad alto budget

ha scritto sceneggiature per lungometraggi cinematografici, ha iniziato a lavorare in Rainbow aggregandosi ad altri buffi ceffi che già conoscete, s’è cimentato con la forma racconto narrando la vita, le opere e gli amori di una ragazza tentacolo

e io ero lì con lui a godermi lo spettacolo. Sempre.
Ok, quasi sempre.
Ad ascoltarlo, consigliarlo, accompagnarlo, motivarlo, comprenderlo.
Attento, ammirato, sorpreso, incredulo, compiaciuto e soddisfatto, c’ero.

E quando oggi, alle 17 in punto, Ivan Silvestrini sposerà proprio quella ragazza lì, io ci sarò.
Un po’ più vicino del solito, nel compito ufficiale (ma che, in realtà, interpreto ormai da anni)  del testimone della vita, delle opere e dell’Amore di un fratello e di Emiliana, la donna che gli ha preso il cuore giusto il tempo di capire di volerlo custodire per sempre insieme a lui.

E per concludere, due regali per ricordarci di questo giorno qui:

Il biglietto realizzato dal prode Federico

e l’accesso alla pagina vimeo in cui potrete vedere TUTTO il cortometraggio

AVEVAMO VENT’ANNI

diretto da Ivan (la password è composta dalle 4 lettere del suo nome) e interpretato da Manuela Velles e Alessandro Tiberi.

E adesso: SUIT UP! che siamo in ritardo!


(e si, Rro, alla fine ha vinto la camicia!)

7 commenti

  1. MaryMary -

    Auguri a Ivan.
    Ma, Uzzi, perché vedo il blog appannato?
    C’è forse un po’ di foschia da queste parti?

  2. AntoBlueberry -

    Ossignur, come si chiamava su IAC?

  3. spino -

    auguri agli sposi… e spettacolo il biglietto di federico 🙂

  4. Sandrella -

    Commossa,vedo anche io il blog appannato!
    Auguroniiiiiiiiiiiiiiiiii

  5. Giorgio -

    Non vedo il link alla pag Vimeo? Voglio vedere il corto! Mi hai messo la curiosità!

  6. Mauro -

    ora si vede?

    (Antonè, era il mitico e insuperabile Casini!)

  7. Alessandra -

    Uzzi, mi son commossa!:O) Auguri ad Ivan&Emiliana

Lascia un commento