Nei panni dell’allenatore.

17 luglio 2010 da Mauro

Aspetto che la temperatura tocchi i 35° e salgo a stendere i panni.

Bestemmio con la porta della terrazzona del palazzo di fronte che non si apre ed esco su quella che è l’infuocata location di un set di Leone.
Ci troviamo in un qualche sperduto pueblo messico/spagnolo e io ho una missione da compiere.

Canticchio Sexy Sadie e inizio a fare il mio sporco lavoro stando ben attento a non usare una sola delle mie orribili mollette-a-un-euro-il-pacco (comprate da Alessandra al solito cinese che, a tre euro, ti rimedia pure il Graal), e a farmi bastare quelle già impiccate ai fili.
Sono fortunato, il caldino ha fatto si che fossi il primo a decidere di mettere il naso fuori dal refrigerato fortino che chiamiamo casa e quindi tutto lo spazio è mio.

Fino ad ora.

“Salve!”

Dall’altra capo del filo c’è lei, la mia rivale.
Accento spagnolo d’ordinanza. Chiaramente Manola. O RamonA.
Mi guarda con la mano pronta a prendere più filo di me, più mollette di me, più spazio di me.

“Salve.” Rispondo senza punto esclamativo.

“QueCaldo, eh!” Dice ella ricercante contatto.
Non mi fotti.

“Già”. Le faccio (sempre senza punto esclamativo).

E mentre appendo alla velocità della luce, compio il movimento rituale di ricognizione, stendimento, molletta, filo, maglia, molletta, spazio, filo, pantalone, molletta, spazio, filo, mutanda, molletta.

Prima di lei, che non si capisca che le gocce sono di nervoso e non di sudore.

“Calciatore?”
Cinguetta lei guardando l’ 1 dietro la mia maglietta di Ichi the Killer.
Il clima, unito alla vittoria dei mondiali deve aver ridotto al minimo le sue funzioni neurali.
Mi guardo la panza facendomi notare e indosso una faccia che sta a metà tra Clint Eastwood e Diergo Armando.

“Non più. Ormai alleno e basta.”

Lei mi sorride come a dire di non arrendermi, che la felicità è ancora a portata di mano.

Con una punta di costruita malinconia torno ad appendere i vestiti.  La sento sorridere.

“Hihihihi…. Sei sposato? Convivi?”

chiede rivolta all’allenatore stanco con in mano un mini perizoma merlettato.
Guardo il sole e capisco che è il momento giusto, metto l’ultima molletta.

“No. Sono single.”

Con un tono così sincero che alla voce “verità” di wikipedia hanno dovuto aggiornare la pagina.

Dico buona giornata e vado via senza voltarmi per non rischiare di diventare di sale.
E lascio Manola (o Ramona) a farsi domande e a condividere i segreti più nascosti di questo suo misterioso condomino, ex calciatore – ora allenatore – che nel buio della sua intimità ama indossare perizomi (e magliettine, chiaramente) di una decina di taglie più piccole del suo vistoso culo.

Ne potrebbe uscire un personaggio interessante, ci lavorerò su.
Devo solo trovargli un nome adatto.

Scritto in me, mondo

9 commenti

  1. Giuliano -

    Ramon? Ernesto? Roberto Sedinho?

  2. Giovanni -

    Davvero carino come pezzo!
    Però c’è un passaggio che mi ha colpito più di tutti.
    “Accento spagnolo d’ordinanza”
    Quindi, stiamo parlando di una vicina qui. Una vicina spagnoleggiante.

    E mi sovviene improvvisamente un estate di quanto? Una paio di anni fa? Degli amici che montano Biursta e usano lo Strumento con un caldo che quello di oggi, al confronto, ricorda il clima di Oslo. In autunno.
    Degli amici chiaramente truffati dal miraggio di fantomatiche vicine spagnole e poi ripagati con misera un’insalata-de-liso-calla…

    Secondo me così ci può stare come trama del tuo personaggio! 😀

  3. spino -

    Sembra un racconto di Bartoliana memoria…solo più “cinico”…ed è un complimento, se non si fosse capito 😉

  4. Il Niero -

    Mi ha fatto scompisciare. Voglio un libro-raccolta di racconti come questo!

  5. Mauro -

    @Giuliano
    Ernesto ci sta. Adesso tocca trovargli un cognome. Ernesto Em’inguajo potrebbe non essere male!

    @Giovanni
    Le vicine erano promesse che VOI non avete voluto mantenere. Manco col trapano 😉

    @Spino
    Seeeeeeeeeeeeeee, hai voglia a strada di fare prima di arrivare solo ad annusarlo da vicino, il culo del Maestro!

    @Il Niero
    Ok allora faccio mente locale e cerco di accumulare abbastanza situazioni! Mi sa che comincio col pupillo e la filippina. 😉

  6. amal -

    Come non raccontare niente, ovvero solo un piccolo frammento, un piccolo evento ma farlo BENE.

    Ahahahah 😉

  7. Tito Faraci -

    Sei in gamba, Mauro. Anche in queste piccole cose. Si vede proprio da queste. Te lo avevo mai detto? Lo faccio ora.
    Sei il futuro. Peccato solo che avrai di “meglio” da fare, invece dei fumetti.

  8. Mauro -

    Finché mi permetteranno di raccontare (tramite qualsiasi mezzo) quello sarà il “meglio” da fare.
    Anche se il fumetto è l’unico veicolo che occupa quel posto caldo al centro del petto.

    Grazie per queste righe Tito, sincere, pulite, generose.
    Lo spessore di un autore, di una persona, esce anche in queste piccole cose. Si vede proprio da queste.

  9. Grace -

    Mauro, tu hai proprio IL DONO della scrittura. Devi scrivere, devi farlo per noi, perchè, per esempio, oggi ho litigato col mio capo e queste tue righe mi hanno inaspettatamente riconciliato col mondo. E grazie!

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