Poliziotti fuori – Recensione/sproloquio su Kevin Smith

30 giugno 2010 da Mauro

Il problema di Kevin Smith è che ha troppi amici.
E che ne ha veramente pochi.

Troppi che gli permettono di continuare a fare il regista, a livelli sempre più alti.
Pochi che gli dicano come stanno in realtà le cose.

E le cose stanno che Kevin Smith NON DEVE CONTINUARE A CREDERSI UN REGISTA.
Kevin Smith non conosce nulla di quelle che sono le regole del linguaggio cinema e a differenza di un cantante poco dotato non riesce a fare di necessità virtù e condisce i suoi film di insopportabili scambi che a stento sopravvivono ai buchi neri della trama – così impegnati a fagocitare il ritmo e a defecarne prodotti poco più che amatoriali ma ben impacchettati dal cinema mainstream.

Kevin Smith sei stato Clerks. E dio o chi per lui te ne renda per sempre merito.
Nel tuo film d’esordio hai raccontato una generazione rendendo forma la tecnica (il cantante poco dotato che fa di necessità virtù) e hai dato voce a un modo di parlare che ha segnato zillioni di sceneggiatori.
Hai reso cool ciò che cool non era, portando il vessillo di alfiere dei nerd. Hai aperto le gabbie emozionando. Sei stato diretto, sei stato fresco, sei stato sincero.

Hai continuato con Mallrats e le cose hanno iniziato a scricchiolare.
Ok, ci sono i siparietti, ok il fumettomondo ti ha eretto a manifesto, ok ci sono le intuizioni (poche) ma il gioco già mostra la corda.
I mezzi a disposizione per fare un film “vero” hanno iniziato a sussurrare che, se non completamente nudo, il re stava quantomeno in braghe di tela.
Regia da programma televisivo pomeridiano, ritmo assente, fotografia neanche in cartolina. Un film di cui si ricordano alcuni momenti volontariamente cult ma che ci si vergognerebbe a mostrare a chiunque non faccia parte della nostra strettissima schiera d’amici.

Con In cerca di Amy sei riuscito a centrare qualche bersaglio in più e hai capito che il fumettomondo non può essere significato e significante del tuo narrare per cui l’hai utilizzato come contesto per puntare alla storia d’ammmore.
Ha funzionato.
Il sei l’hai portato a casa senza trascurare il cult che ormai ha iniziato a seguirti trattandoti come un vate.

Da questo momento in poi: il baratro.

Dogma. Film culto in Italia per la scomunica clericale dei distributori che ha impedito agli abitanti dello stivale di vederlo fino al 2003 (la pellicola è del 1999), doveva essere il kolossal di Smith, quello con protagonisti gli amici ormai diventati star di Hollywood, quello col feroce attacco alle ambiguità della religione cattolica, quello con le velleità.
Cos’è invece Dogma?
Un film in cui l’incapacità registica e di gestione del set di Smith si rende manifesta in tutto il suo splendore. Buchi di campo, vuoti narrativi, mal gestione dei ruoli (qui, per la prima volta, Smith tenta il giochino che riproporrà anche in Poliziotti fuori, con gli stacchi sui cattivi in cui li percepiamo come tali solo grazie all’ utilizzo della colonna sonora “da cattivi”) fanno bocciare il film per la critica di tutto il mondo, lasciando insoddisfatti persino i fan più accorati.

A questo punto, giustamente, Smith decide di prendersi una pausa dal cinema e inizia a lavorare nei fumetti.
Per la sua piccola etichetta indipendente realizza varie storie legate ai personaggi del suo mondo e viene chiamato a scrivere per mamma Marvel.
Il Kevin fumettaro porta a casa buoni risultati, soprattutto per la totale libertà concessagli in virtù dell’immenso hype generato nel fandom.
Il suo storyarc per il reboot di Daredevil vende l’ira di una decida di dei e poco importa se rappresenta uno scimmiottamento dell’operato di Miller (CHI non ha scimmiottato Miller su Daredevil?!) e se si fa notare per una delle morti più inutili della storia dei comics: Guardian Devil esce ed è già culto.

A questo punto, nel suo ruolo di Dio delle Convention e di Wizard decide di tornare al cinema per un’opera di totale fan service: Jay & Silent Bob… fermate Hollywood!
Il film è un piccolo bignami di quanto il termine postmoderno possa arrivare ad essere lesivo in ambito comunicativo ma si lascia apprezzare per la totale rinuncia di uno “scopo alto”.
Kevin Smith con questo film gioca, realizza una raccolta di sketch a uso e consumo della platea di youtube e i cinema se ne accorgono subito, e tra la fine del primo e del secondo tempo, lo ritirano da tutte le sale.

Ci si aspetta un addio dalle scene. Il fumettaro Smith, al momento è più accreditato del regista Smith, al punto di venire conteso dalle due maggiori case editrici americane. Il risultato è che vincono entrambe e lo tengono lontano da Superman Returns.

Ma nel 2004, grazie all’amicizia con Ben Affleck, arriva Jersey Girl, film utilizzato dalla maggior parte dei suoi fan per rimandare l’eiaculazione di almeno una decina di minuti durante un rapporto sessuale (“pensa a Jersey Girl, pensa a Jersey Girl!”).

Smith a questo punto capisce. Capisce che lui non può raccontare quel tipo di storie. Capisce che tutta questa lunga parentesi gli è servita soltanto per comprendere a pieno che lui è e può essere soltanto quello di Clerks.
Quindi gira Clerks 2.

Mapporcapaletta Kevin! No!
Ce l’avevi fatta, eri a un passo dalla soluzione e… hai scelto la busta sbagliata!
Se nei film precedenti s’era arrivati allo zero filmico, Clerks 2 entra di diritto nei territori dell’oltraggio.
Per quanto a molti dei miei amichelli il film sia piaciuto e il pubblico abbia dato riscontri positivi, lo trovo un film sbagliato e annacquato da trovate costruite a tavolino, arrese alle aspettative dei fan, che scompaiono in paragone con l’originale (basta confrontare l’analisi dei capitoli di star wars con gli appalti degli operai per la morte nera, con quella che paragona le due trilogie più citate degli ultimi anni), privo di ritmo e che perde nella sfida più grande che s’era prefissato: non racconta la generazione del decennio successivo all’originale.
Clerks 2 rappresenta la resa di Kevin Smith come regista condannato dalla vita non solo a non poter dire altro, ma a non riuscir neanche più a dirlo con la giusta freschezza e lucidità.

Mentre Zack e Miri girano il porno della loro vita, io ero troppo lontano per guardarlo (strano, visto l’utilizzo della parola porno nel titolo) ma lui mi dice che vale la pena, che c’è un ritorno a quella freschezza che sembrava persa. Lo guarderò.

Poi, dalle amicizie scaturite sul set di Die Hard 4, arriva la proposta della vita: “Poliziotti fuori”, commedia hollywoodiana mainstream con Bruce Willis, Tracy Morgan e Seann William Scott scritto dai fratelli Cullen.

E Kevin Smith dirige il peggior film della sua vita.

Dietro a uno script banale e delirante (le trame procedono grazie a coincidenze tali da prendere la sospensione dell’incredulità e offrirgli un happy meal poco più in là) Poliziotti fuori è dilaniato dall’esigenza di arrivare ad una fetta di pubblico più grossa possibile. Le pochissime intuizioni divertenti diventano paccottiglia per la massa più generalista di sempre.
Un esempio?
Tracy Morgan decide di interrogare un sospetto utilizzando la tecnica dell’hommage, e lo fa parlando solo con citazioni di altri film. Il tutto viene girato in campo e controcampo con Bruce Willis che assiste all’interrogatorio rivelando i titoli dei film per chi non riuscisse a coglierli (“A-ah maddai, ma quello è Commando!”).
E stiamo parlando del momento più divertente. Il resto è un susseguirsi di trame e sottotrame che zero hanno a che fare con la sinossi generale distruggendo il ritmo e portando l’attenzione dello spettatore a cercare la data di scadenza sulla busta dei popcorn.
Kevin Smith ci tiene ad essere moderno, quindi il ladro d’appartamenti non è un normale ladro, ma uno che pratica parkour.
Ora, dopo il tottilione di video postati su youtube di questo livello, dopo lo sdoganamento di Casino Royale, tu non puoi, nel 2010, girare questo e pretendere di ottenere qualcosa di diverso da una fragorosa risata.

Il buddy movie è ad oggi il genere più codificato di Hollywood, quello che gli viene fuori ad occhi chiusi (F8 = Buddy movie), Kevin Smith prende tutti i suoi stilemi e li gestisce così male da mandarli a farsi fottere.
Il rapporto tra i due protagonisti? Ingestito e inspiegabile (più coerente quello tra Willis e Earl senza baffi). La rivalsa? Negata.
Gli inseguimenti? Ci sono. Purtroppo ci sono.
E Michael Bay è lì che non se ne fa una ragione.
Le sparatorie ci sono? Si.
E Michael Mann sta ancora tentando di non perderci il sonno.
I tarantinisimi ci sono? Si, e quanto arrivate a questa sequenza:

alzatevi ed uscite dalla sala.
Innanzitutto perchè non siete davanti a niente di paragonabile a questo (per quanto Smith strizzi continuamente l’occhio) e soprattutto perchè se questo più a lungo dura più è divertente, la sequenza con quei tre in macchina, più la guarderete e più vi porterà a inventare le bestemmie più colorite della vostra vita.

I minuti si trascinano fino allo scontro finale e all’happy ending che, per una volta, consiste nel lasciare la sala e andarsi a godere le gioie del mondo esterno.

E in tutto questo la domanda che mi frullava per la testa durante tutta la visione era quella che ho proposto a inizio recensione: Kevin Smith ha amici?
Ha al suo fianco qualcuno che gli ha detto che questo film andava fermato?
Che era improponibile sotto tutti i punti di vista?
In tutta Hollywood non esisteva un aiutoregista capace di girare quelle sequenze? Una seconda unità che portasse a casa almeno il minimo sindacabile che dovrebbe essere garantito?
Evidentemente no.

In definitinva, film da evitare come la peste, che segna la fine della credibilità del Kevin Smith regista e che si contraddistingue solo per il fatto che, COMUNQUE, a Raffaele piacerà.
Per questo almeno una stelletta se la merita.

Stellette? Una, appunto.

EDIT

A Raffo non è piaciuto. Tolgo la stelletta.

Stellette? Zero.

11 commenti

  1. Thomas Magnum -

    A Parigi era ovunque, persino SOPRA ai manifesti de L’Illusionniste di Chomet (blasfemia pura). E non so qui, ma lì il claim era una roba tipo “la coppia più figa dopo Arma Letale” (altra blasfemia).
    Noto con piacere che è la vaccata che sembra.
    Smith, eclissati.

  2. Giovanni -

    Il video di Parkour dei ragazzi russi è SPLENDIDO!
    E ammazza che ciofeca quello di Smith… Imbarazzo vero…

  3. AntoBlueberry -

    Zack & Miri era simpatico, ma di poco valore oggettivo. Un 6–.
    Invece a proposito dei Due dicks, il signor Kevin Smith non ha apprezzato le critiche negative unanimi che si è guadagnata la pellicola e su Twitter ha attaccato violentemente chi “sparla di film che ha visto aggratis” e non usa il giusto metro nel valutare un prodotto che vuole solo intrattenere.
    Con l’età è diventato permaloso.

  4. RRobe -

    Il famoso principio: se vai in giro con quel taglio di capelli, non hai amici.

  5. RRobe -

    Per Anto: Smith è sempre stato permaloso, specie con la gente di internet.
    Non a caso Jay e Silent Bob se li vanno a menare a casa, uno per uno.

  6. Grace -

    Sob, Mauro, tutto ciò mi addolora.. non posso che fidarmi del tuo parere, eppure la tentazione di andarlo a vedere resiste.. e io che pregustavo tanto i siparietti che la coppia Willis-Morgan avrebbe potuto regalare.. certo, in mano ad un regista capace.
    30 Rock è in assoluto fra le mie serie preferite, perfetta palestra per il talento comico di Tracy (se non l’hai ancora visto, FALLO!!)
    Vabbè, mi consolerò guardando la prossima partita dell’Ita.. oh no, cazzo!

  7. Mauro -

    @Thomas
    Brrrr troppe due blasfemie in un solo commento

    @Gio
    E tutto il film è così didascalico: vedi spettatore, questo è il parkour. Vedi spettatore, queste sono citazioni. Vedi spettatore, questo è il momento intimista.

    @Anto
    Non solo, leggiti i suoi siparietti contro quell’altro rincoglionito di tim burton!

    @Rrobe
    O del: Se hai pagato più di 3 euro quel k way hai perso (o del: cos’è quello schermo nero intorno a quel pixel bruciato? Un televisore?) 🙂 🙂 🙂 🙂

    @Grace
    Ma perchè ci aspettiamo tutti che Smith faccia un film fico? Eppure la statistica dovrebbe parlare chiaro! 🙂

  8. moricimarco -

    che poi mauro nel primo Clerks eri tu il protagonista….

    cmq mi auguro che tu l’abbia visto in lingua originale questo film (e consiglio a tutti di farlo) perché l’unico senso che ha vederlo è per tracy morgan….fantastico!

  9. Raffo -

    E invece no, mi ha fatto schifo…via la stelletta.

  10. Mauro -

    @Marco
    Io ero il protagonista di cosa??!?!?!?!?!?!?!? ahahah
    No, visto in orrido italiano.

    @Raffo
    Ecch’èssuccesso?!?!?!!? Hai sviluppato un gusto critico? Ok, corro ad editare! 🙂

  11. Grace -

    @Mauro: perchè abbiamo tutti in mente Clerks, ecco perchè!!

    @moricimarco: chiunque tu sia, ti stimo

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