“Bei tempi. Bella gente. L’estate sta arrivando.”

25 maggio 2010 da Mauro

Sono le prime parole che Stephen Malkmus rivolge a noi che siamo lì per ascoltarlo.

Ha già rotto il ghiaccio con il trittico Silence Kit, In the mouth a desert e Stereo e solo adesso, sotto un cielo di lampadine, si ferma a guardare la platea sorridendo.
Lontani i tempi in cui si esibiva ammanettato al microfono.

Se gli anni ’80 erano musicalmente combattuti tra il delirio rock/glam dell’io sono io e voi non siete un cazzo e quello punk/new wave del voi siete voi e noi non siamo un cazzo (quindi ci ammazziamo), l’alba dei ’90 dà il benvenuto alla generazione dello Sticazzi, fate quello che vi pare, noi facciamo il nostro.

E mentre il grunge cortocircuitava e frullava il passato ventennio in un cocktail che faceva la gioia di mtv, eccola che s’affacciava, timida, la scena low fi ammmericana.

Figli diretti dei Sonic Youth, coccolati dai Pixies e sorvegliati da Sebadoh & Dinosaur J.R, i numerosi gruppetti del sottobosco indie iniziavano a circolare nei college su cassettacce scritte a matita.

I Pavement sono tra questi e una manciata di e.p. forti di un suono distorto di corde sghembe, di un canto ironico, malinconico, annoiato, di una non comune cifra pop in bilico tra noise e psichedelia, fanno presto schizzare il loro nome in cima alle classifiche di gradimento alla ricerca della proverbiale next best thing

Quelle classifiche da loro perennemente evitate rappresentative di tutto ciò che non importava.
La messa in scena.
L’apparire.
L’esserci.
I don’t care, I care, I really don’t care.

I Pavement sono quello che suonano e come lo suonano.
Le braccia lunghe intrecciate, la chitarra che ruota dietro le teste, le urla chini sui microfoni, i salti sconclusionati, le risate sul palco, la batteria in piedi, gli inni che, attraverso i loro primi tre meravigliosi album, hanno raccontato la generazione che non aveva nessunissima voglia di ammazzarsi e che doveva cercare e trovare un motivo per restare lì, con leggerezza.
E loro gliel’hanno dato, ce l’hanno dato.

Ascoltare i Pavement è andare in bici in discesa il giorno prima che cominci l’estate.

 

Bentornati, nel vostro tour di reunion, avete suonato nel posto peggiore di Roma ma l’acustica è riuscita a reggere, il reparto luci è stato mozzafiato e voi avete eseguito una scaletta della madonna.

Non è più il 1992 ma il 2010. Fa tutto un po’ più schifo ma ci sentiamo meglio e si viaggia con un click.  
Ora non fate che ve ne andate subito. Oppure si, fate come cazzo vi pare che va bene lo stesso.
I don’t care. I care. I really don’t care.

Contenuti extra

La scaletta del concerto:

Canzoncelle online per correre in bici in discesa.

Silent kit
httpv://www.youtube.com/watch?v=sVhsO-Nbl5M

Summer Babe
httpv://www.youtube.com/watch?v=r-kHIsPe-Qw

Trigger Cut
httpv://www.youtube.com/watch?v=Oq7a3bUm8Ps&feature=related

Trigger Cut in una versione live del 1991 (tanto per dire low fi)
httpv://www.youtube.com/watch?v=Wa5mNYSu-Ic

Here
httpv://www.youtube.com/watch?v=VnKXB1tfMaU

E per finire, un regalino da ascoltare (o scaricare a vostra scelta).
Una rarissima ed intensa interpretazione acustica di uno dei miei brani preferiti tratto dalla produzione solista di Malkmus.
Riesco a non perdermelo dal 2001, qualcosa vorrà pur dire.

14 Jennifer and the ess-dog_acoustic

5 commenti

  1. Solange -

    Te vojo bbbene, ci’.
    Va bene lo stesso se vado in pattini, no?
    La bici non ce l’ho … 🙂 😉

  2. Mauro -

    tu puoi fare quello che vuoi in ogni momento della tua vita. Io ti difenderò a spada tratta.
    Ho detto.

  3. Adriano -

    Ieri sera c’ero anche io, è stato stupendo… Esattamente come m’immaginavo i Pavement live, gioia, gioia e gioia.

  4. Mauro -

    gioia a pacchi e abbracci saltellanti!

  5. Scarlet -

    io oggi più felice.

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